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Scuola/Cercavo la soluzione ma in realtà flirtavo col problema

Oggi è chiaro ai genitori e ai cittadini quale è lo scenario della scuola in Italia: “una scuola d’élite”. I più danneggiati sono i poveri e i 285 mila allievi disabili.

Da qui bisogna ripartire per soluzioni definitive, tese ad evitare che il sistema scolastico, oltre ad essere iniquo, divenga tale da ridurre il diritto all’istruzione a privilegio:

  • L’allievo che frequenta la scuola statale costa in tasse dei cittadini contribuenti 8.500 euro, ma questa scuola nel post-Covid non è riuscita a ripartire per tutti gli studenti (7Mln).
  • Se una famiglia italiana sceglie la scuola paritaria, lo Stato trattiene gli 8.500 euro e le dice che deve arrangiarsi, pagando una seconda volta con la retta. Nel resto d’Europa, tutto ciò non avverrebbe: ad esempio, nella laica Francia potreste frequentare gratis la scuola paritaria delle suore, avendo già pagato le tasse allo Stato.
  • La scuola paritaria, dovendo pagare regolarmente i docenti, le imposte, le tasse, le utenze e gli immobili, è costretta a chiedere la retta. Notate bene che lo Stato italiano ogni anno dichiara che tutte le scuole paritarie che chiedono una retta pari o inferiore al Costo medio per studente chiedono una retta simbolica. In sostanza, si dice che una scuola non può costare meno di euro 6.006. Chiaramente le scuole paritarie negli anni hanno chiesto una retta inferiore a tale cifra per non tagliare in due la società: si è innescato così un processo di indebitamento che, quando non controllato, ha portato al collasso e alla chiusura moltissime realtà, con un conseguente effetto negativo sulla cultura, l’economia, la tenuta sociale del territorio.

Insomma, i dati ufficiali ci dicono che la scuola statale costa 8.500 euro annui. Ed è sempre lo Stato Italiano a stabilire con proprio atto ufficiale (link) che la Scuola dell’Infanzia non può costare meno di euro 5.278, la Scuola Primaria meno di euro 5.704, la scuola Secondaria di I grado meno di euro 6.348 e la Scuola Secondaria di II grado meno di euro 6.694.

Ne conseguono delle domande che rivolgo direttamente ai genitori e ai gestori delle scuole:

  1. Come mai per vostro figlio che frequenta la scuola paritaria lo Stato vi riconosce solo 752 euro? Chi paga la differenza? Ancora: la scuola paritaria che vi chiede una retta molto inferiore (e qui lascio a ciascuno di voi il confronto con la propria realtà) dove avrà trovato i soldi? Si sarà indebitata? Avrà ipotecato gli immobili? Forse questo vi spiega perché le scuole con rette esigue lungo gli anni hanno chiuso. Inevitabilmente, fatti i conti della serva, in futuro la scuola paritaria non potrà non pensare a rette inferiori a 5.500 euro, pena la perdita definitiva del pluralismo educativo.
  2. È civile un Paese che esclude dalla scuola i disabili? Eppure, lo Stato italiano destina a loro 5 Mld, cioè 20 mila euro per ciascun allievo. Come vengono spese queste risorse? È civile discriminare il disabile se opta per la paritaria, soprattutto considerato che la statale lo lascia a casa in queste ore? Perché alla famiglia del disabile, se sceglie la scuola paritaria, la somma è decurtata a 1.700 euro? Chi paga la differenza?

Credo sia giunto il tempo di invertire il senso delle domande, perché il Covid ha chiarito che non si tratta di contributi erogati alla scuola, ma di contributi tolti alle famiglie che, a cascata, portano la scuola a porsi a propria volta alcune domande molto semplici: “Chi paga? Per un po’ mi indebiterò, ma, se l’estrema conseguenza sarà privare per sempre la Nazione del pluralismo condannando il Paese Italia al monopolio educativo, allora dovrò chiedere una retta che mi consenta di proseguire l’opera educativa. Cercherò di introdurre tutti i migliori criteri amministrativo-gestionali, farò sacrifici enormi, ma dovrò chiedere la retta”.

Le famiglie si pongono le loro domande, i Gestori a loro volta si interrogano su quale retta chiedere per cercare di intercettare tutta la società… Ma, alla fine, chi ci guadagna da un sistema scolastico iniquo, un sistema che esclude i poveri e i disabili? Abbiamo dimostrato che gli 8.500 euro non servono a pagare di più e meglio le strutture e i docenti.

Dunque, se il Covid ci dimostra che una scuola paritaria da 5.500 euro riparte e una scuola statale che costa 8.500 euro no, ci corre l’obbligo di rivendicare per genitori e per i figli la garanzia di un diritto fondamentale quale è il “diritto all’istruzione”.

E’ l’analisi della realtà che ci presenta la soluzione fin troppo scontata come si argomenta nel FOCUS La scuola del futuro: una scuola per tutti. La scuola di oggi: una scuola d’élite. Il modello Lombardo della Dote scuola         

Difatti nel Focus si dimostra che nell’arco di due anni, qualora a partire dalla prima occasione utile (che è la Legge di Bilancio) non si decide di rivedere le linee di finanziamento del sistema scolastico italiano, il futuro prossimo sarà una scuola statale sempre più fallimentare e una scuola paritaria che, per poter esercitare il suo ruolo pubblico, dovrà chiedere rette non inferiori a 5.500 euro; le famiglie la sceglieranno con enormi sacrifici, pur di dare una possibilità ai figli. Oppure non la sceglieranno, perché non possono permettersela.

Quindi il diritto all’istruzione sarà inteso come un lusso, una cosa da ricchi, come lo è stato per secoli: il figlio del ricco a scuola, presso collegi prestigiosi, il figlio del povero nei campi con il nonno, il papà e i fratelli più grandi. Il tutto senza una ragione di diritto e di economia: pura “idiozia culturale”.

Il tempo presente però ci impone una lucida determinazione per scongiurare questo rischio reale e rendere ancora possibile il “patto educativo” – come leggiamo nel Comunicato Stampa congiunto USMI e CISM del 20.10.2020.



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