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Trump, Biden e i Borgia. L’incognita Covid letta dal prof. Bozzo

Di Luciano Bozzo

Al capitolo VII del Principe il Machiavelli narra la caduta del duca Valentino. Nell’agosto del 1503, giunto in punto di morte Alessandro VI, si ammalò anche suo figlio Cesare Borgia, il Valentino, il quale così impedito non riuscì ad evitare l’elezione al soglio pontificio di un acerrimo nemico della famiglia Borgia, che sarebbe poi stato causa della sua disgrazia politica: quel cardinale Giuliano della Rovere divenuto in conclave papa col nome di Giulio II.

Sorte analoga secondo Machiavelli era toccata nel XIV secolo a Castruccio, signore di Lucca, la cui impetuosa ascesa politica era stata troncata, improvvisamente, dalla malattia e morte. È la fortuna “arbitra” della metà e passa delle cose nostre, ne concludeva amaramente il Fiorentino.

Qualsiasi cosa si pensi della figura e dello spessore di Donald Trump c’è comunque qualcosa di tragico e di antico in quanto sta accadendo in queste ore al presidente degli Stati Uniti. Nel momento stesso in cui egli era chiamato a combattere in prima persona per conservare la presidenza, sfoderando le sue armi più efficaci, le indubbie capacità di comunicatore di massa e l’abilità nel cogliere ed esprimere i sentimenti dell’America che più che “profonda” è centrale, e non solo in senso geografico, un rovescio della fortuna lo mette fuori gioco, in misura e per un periodo di tempo che al momento sono impossibili da prevedere.

Al fine di comprendere quanto la variabile Covid 19 possa pesare sull’esito delle prossime elezioni presidenziali, fermo restando che le opinioni dei maggiori esperti e commentatori statunitensi paiono tutt’altro che concordi sul punto, credo che occorra fare innanzitutto riferimento alla maniera in cui la cultura pop americana, ad iniziare dal cinema di Hollywood, ha rappresentato il comandante colpito, il pugile messo a tappeto, lo sceriffo ferito, il cowboy caduto da cavallo.

A questo proposito mi pare evidente che l’essere atterrato, ferito, l’aver incassato il primo colpo, in quelle rappresentazioni è molto spesso condizione necessaria per il riscatto, anche morale, dunque per la nobilitazione della figura del protagonista e la sua definitiva vittoria.

Si potrebbe obiettare che in questo caso, tuttavia, il protagonista ha affrontato la sfida da spavaldo, sfidando inutilmente la sorte, sottovalutando probabilmente il rischio, dunque da spaccone. Ma anche ammettendo ciò credo sia altrettanto evidente che simili atteggiamenti non assumono affatto una connotazione necessariamente negativa, anzi, nelle tante rappresentazioni che ne ha dato la cultura pop statunitense.

La malattia potrebbe perciò persino favorire il presidente Trump, in termini di consenso popolare, e tuttavia in questo caso la lezione del Machiavelli a cui occorrerebbe prestare attenzione di qui innanzi è un’altra.

La malattia, la degenza forzata e forse prolungata del presidente offriranno infatti un’opportunità unica ai suoi tanti e potenti nemici per metterlo definitivamente fuori gioco. Più che al popolo romano, per tornare al Machiavelli parafrasandolo, nei prossimi giorni e settimane occorrerà perciò guardare con attenzione, se e per quanto possibile, ai cardinali della curia di Washington.

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