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Trump, Biden e il dibattito a microfoni spenti. Il punto di Gramaglia

Microfoni spenti a fasi alterne, nel secondo e ultimo dibattito televisivo, giovedì sera, da Nashville, nel Tennessee, tra Donald Trump e Joe Biden: nei due minuti di intervento iniziale per ognuno dei sei segmenti di 15’ ciascuno previsti, verrà spento il microfono del candidato cui non tocca parlare.

Lo ha deciso ieri la commissione organizzatrice dei dibattiti presidenziali, nel tentativo di evitare che il confronto degeneri in una caotica rissa a voci sovrapposte, com’era accaduto nella prima sfida il 29 settembre, da Cleveland, nell’Ohio. Dopo i due minuti a testa senza interruzioni, i rivali potranno liberamente ingaggiare la discussione.

La decisione della commissione, subito oggetto di critiche da parte del team di Trump, ha chiuso un’ordinaria giornata di campagna elettorale, di cui è stato soprattutto protagonista il presidente, mentre Biden non ha eventi in agenda in questi giorni: secondo i media, sta preparando il dibattito di giovedì – e continua a sottoporsi ai test anti-Covid, cui è sempre risultato finora negativo -.

È tornata, invece, a fare campagna la sua candidata ‘vice’ Kamala Harris, dopo una pausa imposta dalla positività di suoi collaboratori: la Harris era in Florida, dove ieri cominciava l’ ‘early voting’, ossia la possibilità di votare in anticipo di persona – è stata a Orlando e a Jacksonville -. La Florida è il più grande degli Stati in bilico.

Fronte repubblicano, oggi esordisce in campagna Melania Trump, che sarà accanto al marito in un comizio a Erie, in Pennsylvania, pure uno Stato in bilico. Melania, che è stata positiva al virus e in quarantena alla Casa Bianca, era intervenuta alla convention repubblicana, ma non s’è finora mai vista ai comizi.

Ma anche i democratici si giocano, da domani, una carta pesante: Barack Obama scende in campo personalmente, con un tour negli Stati incerti per dare la spinta finale al suo ex vice. La prima tappa sarà a Filadelfia, da dove aveva già lanciato il suo più duro attacco a Trump, accusandolo d’essere “un pericolo per la democrazia” e d’avere gestito la presidenza come un ‘reality show’.

Nella media dei sondaggi fatta da RealClearPolitics, Biden è avanti di 8,9 punti su scala nazionale (51,3 a 42,4%, come ieri) e di 4,1 punti negli Stati in bilico (49,1 a 45%).

Fronte coronavirus, i dati della John’s Hopkins University dicono che a mezzanotte sulla East Coast i contagi nell’Unione sfioravano gli 8.213.000 e i decessi superavano i 220.100.

Il dibattito sui dibattiti

La campagna di Trump ha immediatamente contestato, pur accettandola, la novità dei microfoni spenti a turni alterni. “Il presidente s’è impegnato a dibattere con Biden, nonostante il cambio di regola al’ultimo minuto da parte d’una commissione faziosa al suo estremo tentativo d’avvantaggiare il suo preferito”, dice il manager della campagna Bill Stepien.

Le critiche dello staff di Trump non riguardano solo i microfoni spenti a turni alterni, ma investono anche la conduttrice sospettata di essere legata ai democratici e pure gli argomenti di discussione. Ieri, in un comizio in Arizona, il presidente ha definito una “democratica radicale” la moderatrice Keisten Welker, mentre la sua campagna lamenta che gli organizzatori del confronto hanno escluso dai temi la politica estera.

Stepien ha inviato una lettera alla commissione, sostenendo che le campagne avevano concordato che il focus dell’ultima sfida sarebbe stata la politica estera e accusando gli organizzatori di tentare di “proteggere Biden dalla propria storia”. Stepien afferma che il candidato democratico vuole evitare di parlare dei suoi precedenti in politica estera e dei conflitti di interesse del figlio Hunter.

La campagna di Biden ha replicato ricordando che le due campagne avevano invece concordato mesi fa che sarebbe stato il moderatore a scegliere gli argomenti. “La campagna di Trump sta mentendo ora perché il presidente teme di dovere rispondere ad altre domande sulla sua disastrosa risposta alla pandemia”.

I sei temi scelti dalla Welker sono: pandemia, famiglie, questione razziale, cambiamento climatico, sicurezza nazionale e leadership.

Corte Suprema su voto per posta in Pennsylvania

Per la Corte Suprema, i voti per posta potranno essere contati in Pennsylvania se ricevuti entro tre giorni dall’Election Day, anche se privi di un timbro postale leggibile.

Il verdetto è una vittoria per i democratici e uno schiaffo per i repubblicani: Trump e il suo partito chiedevano che fossero contate solo le schede consegnate entro il 3 Novembre. Quattro giudici si sono espressi a favore e quattro contro, ma il presidente John Roberts s’è schierato con i ‘liberal’.

I repubblicani della Pennsylvania avevano chiesto la sospensione della sentenza d’una corte statale. Il presidente Roberts su questo punto s’è collocato nell’area progressista, nonostante il suo background conservatore. Il risultato suggerisce che la nuova giudice Amy Coney Barrett, designata da Trump e che dovrebbe essere confermata dal Senato la prossima settimana, potrebbe assumere un ruolo decisivo nelle eventuali dispute elettorali post-voto.

Dalli a Fauci

Secondo fonti di stampa, il morale della campagna di Trump sarebbe basso, tanto che il presidente avrebbe cercato di risollevarlo con una telefonata, evocando la vittoria e attaccando duramente Anthony Fauci, il ‘virologo in capo’. Sull’Ansa, Claudio Salvalaggio la racconta così: “’La gente è stanca di sentire parlare di coronavirus Fauci e tutti quegli idioti’: Trump s’è sfogato con lo staff senza nascondere la sua crescente impazienza verso il famoso immunologo. ‘E’ un disastro’, ha detto il presidente, spiegando però che licenziarlo prima delle elezioni sarebbe controproducente. ‘E lì da 500 anni’, ha ironizzato Trump. ‘Se l’avessimo ascoltato avremmo avuto 700 o 800 mila morti’ … Fauci, che è membro della task force della Casa Bianca anti-coronavirus, lo ha spesso criticato per avere minimizzato la pandemia e si è detto assolutamente non sorpreso che il presidente abbia contratto il virus per la sua partecipazione a grandi assembramenti”.

Secondo Biden, invece, gli americani sono stanchi non di Fauci, ma delle bugie di Trump sul virus: “Stanchi di vedere gente morire e perdere il lavoro perché il presidente rifiuta di prendere sul serio l’epidemia”.



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