A pochi giorni dalle elezioni presidenziali, Trump ostenta sicurezza, Biden, avanti nei sondaggi, rimane cauto. Occhi puntati sul voto ispanico, una delle tante incognite in vista del 3 novembre. Il punto di Giampiero Gramaglia
Nel giorno in cui i casi di coronavirus negli Usa superano i nove milioni e mentre i decessi sono ormai quasi 230.000, Donald Trump, in un comizio elettorale, cavalca una teoria del complotto secondo cui medici avidi gonfiano per lucro le vittime dell’epidemia: “I nostri medici fanno più soldi se qualcuno muore di Covid: voi lo sapete, sono persone intelligenti… “, ammicca ai suoi fan il magnate presidente.
Il cui ritardo dal suo rivale Joe Biden resta sostanzialmente stabile, al termine di una settimana che ha visto Wall Street subire le perdite maggiori dal marzo scorso, nonostante l’impennata del Pil registrata nel terzo trimestre, per l’effetto combinato della virulenza dell’epidemia nell’Unione e delle misure restrittive nell’Unione europea.
Secondo i dati della John’s Hopkins University, il contagio negli Usa aveva colpito, alla mezzanotte sulla East Coast, 9.045.500 persone, con 229.700 deceduti.
L’incertezza sui tempi e i modi dello spoglio dei voti postali, diversi da Stato a Stato, agita l’attesa, ormai spasmodica, dell’Election Day, il 3 novembre, e crea i presupposti per tensioni e contestazioni dei risultati elettorali. I sindacati americani progettano di rispondere con uno sciopero generale all’eventuale rifiuto di Trump d’accettare una sconfitta netta.
Il divario nei sondaggi tra Trump e Biden, nella media fattane dal sito RealClearPolitics, oscilla senza grandi variazioni: risale a livello nazionale al 7,9% (dal 7,5%) e si riduce negli Stati in bilico al 3,1% (dal 3,6%). Entrambi i candidati stanno spendendo molte energie in Florida, Pennsylvania, Michigan e North Carolina, Stati percepiti come determinanti.
Il magnate ostenta sicurezza: “Rivinco io”, insiste, incoraggiato da un sondaggio di Fox News che, a livello nazionale, lo vede in risalita da meno 10 a meno 8 punti, 52% Biden – 44% lui. Trump dà, però, segnali di nervosismo, o rispolvera la scaramanzia, cancellando la festa della rielezione prevista nella notte tra il 3 e il 4.
Ma anche nella campagna di Biden c’è preoccupazione, perché l’affluenza alle urne di neri e ispanici in alcuni Stati chiave, specie Arizona, Florida e Pennsylvania, è finora scarsa.
Gli americani che a tutto ieri hanno avevano già votato sono oltre 84 milioni, 30 milioni di persona e 54 milioni per posta, oltre il 60% di quanti votarono nel 2016: si prospetta un’affluenza record. Ma decine di milioni di schede per posta non sono state ancora recapitate, nota lo Us Electoral Project dell’Università della Florida. In alcuni Stati, i voti saranno contati solo se arrivano entro la chiusura dei seggi; in altri, basta che siano imbucati entro la chiusura dei seggi: potranno arrivare tre e anche otto giorni più tardi.
Trump, ostile al voto per posta, che considera fonte di brogli, twitta: “Le elezioni dovrebbero finire il 3 novembre”. Il presidente continua a lasciare planare sulle elezioni la minaccia di strascichi, ricorsi, riconte. Il che mette in allarme, oltre che i democratici, governatori e sindaci, che predispongono mobilitazioni a tutela dell’ordine pubblico. I sindacati stanno valutando uno sciopero generale, se Trump, in caso di vittoria di Biden, dovesse rifiutarsi d’accettare la sconfitta e d’avviare la transizione. Uno sciopero generale non ha precedenti nella storia Usa del secondo dopoguerra: l’ultimo risale al 1946, ma si limitò alla California.
Secondo il Washington Post, la Guardia Nazionale è pronta a impiegare una sua nuova unità, creata in settembre, in caso di tensioni e disordini: inizialmente descritta come “forza di rapida reazione”, l’unità è ora definita “di risposta regionale”. La Guardia Nazionale sarebbe in imbarazzo, se Trump, ancora presidente fino al 20 gennaio, non accettasse una sconfitta.
Biden è estremamente prudente: “Non do nulla per scontato”, dice, lanciando lo slogan dell’ultimo miglio (“Quattro giorni per evitare altri quattro anni”). Biden ha ieri battuto nel Midwest Stati chiave come Iowa, Minnesota e Wisconsin e sarà oggi nel Michigan, a Flint e a Detroit, fianco a fianco per la prima volta in questa campagna con Barack Obama – con loro, a Detroit ci sarà pure Stevie Wonder. La vigilia del voto, lunedì, Biden chiuderà la campagna con la sua candidata vice Kamala Harris in Pennsylvania.
Il precedente del 2016, quando Trump battè Hillary Clinton e tutti i sondaggisti, crea la percezione che il ribaltone, rispetto ai pronostici pro Biden, sia possibile. I due terzi degli scommettitori, gente cui piace prendersi dei rischi, preferiscono puntare sul magnate piuttosto che sull’ex vice di Obama, anche se le quote danno il successo di Biden più probabile.
Trump ha affidato alla first lady Melania im compito di preparare una notte di Halloween ‘al tempo della pandemia’ alla Casa Bianca, per lanciarsi in un vortice di comizi tra oggi e lunedì. Ieri, è stato in Minnesota, dove ha duramente contestato il limite imposto ai suoi sostenitori causa coronavirus, 250 persone: “Non ci sarà futuro per l’America” con Biden, ha detto il magnate candidato.
Il presidente, lunedì, sarà in North Carolina, Pennsylvania, Wisconsin e Michigan, a Grand Rapids, tappa finale della sua campagna.
Il magnate, come detto, ha cambiato i programmi della notte elettorale: niente festa con comparsata al Trump International Hotel di Washington, dove la sua campagna organizzava un ‘night party’: Trump dovrebbe restare alla Casa Bianca e seguire da lì i risultati, anche se è probabile che, in caso di trionfo, attraversi Lafayette Square e raggiunga i suoi fan. “Sarà una serata epica”, prometteva giorni fa la sua campagna, chiedendo un contributo finanziario a tutti i sostenitori del presidente.
Il cambio di programma brusco potrebbe dipendere dal conflitto di interesse per l’utilizzo dell’hotel di famiglia, nello storico e imponente edificio che ospitava l’ufficio postale di Washington. C’è chi parla di timori di assembramento o evoca la superstizione del presidente. Ma dietro ci può invece essere la percezione di una possibile débacle o di una notte lunga e difficile. Trump vorrebbe dunque marcare il territorio, non lasciando la Casa Bianca