“Se la sinistra va al potere, lancerà una crociata contro la polizia. È ora di respingere la campagna di diffamazione dei liberal contro le forze dell’ordine e di riportare la sicurezza nelle nostre strade”: è un passaggio del “discorso dal balcone” pronunciato ieri sera da Donald Trump. Lo stesso balcone su cui, lunedì sera, appena rientrato alla Casa Bianca dall’ospedale militare dove lo avevano curato per il coronavirus, s’era teatralmente tolto la mascherina. Che non s’è rimesso ieri sera.
Trump ha parlato davanti a 2.000 invitati con la mascherina, radunati sul South Lawn: il presidente ha rilanciato la sua campagna, riproponendone alcuni temi forti, law & order e l’autocelebrazione dei successi nella lotta contro la pandemia. “Con la forza della scienza e della medicina americane, sradicheremo il virus cinese”. Alle 12 ora della East Coast, la John Hopkins University contava nell’Unione oltre 7.670.000 contagi e quasi 214.000 decessi (in Cina 4.739).
Il magnate candidato alla sua rielezione, risultato positivo al coronavirus il 1°ottobre – si ignora se lo sia ancora —, ha voluto, ieri pomeriggio, alla Casa Bianca un evento in presenza, a due settimane esatte da quello nel Rose Garden per la scelta della giudice Amy Coney Barrett alla Corte Suprema, quando si accese il focolaio che ha contagiato il presidente, la first lady Melania Trump e una quindicina d’altri. Chris Christie, l’ex governatore del New Jersey, oggi consigliere della campagna del presidente, una delle “vittime”, è uscito ieri dall’ospedale.
Contrariamente a quanto avvenne il 26 settembre, però, tutti i presenti ieri dovevano portare con sé la mascherina e indossarla nel complesso della Casa Bianca e compilare un questionario – non tutti si sono attenuti alle consegne. Il che non ne ha però diminuito l’entusiasmo: pronti a sottolineare con applausi ogni passaggio, a scandire “Altri quattro anni” e “We love you”. Nello staff di Trump, c’è il timore che l’evento possa alimentare le critiche all’amministrazione per la gestione del virus e la sottovalutazione dei rischi.
Dal balcone della Casa Bianca, Trump, giacca e cravatta, parla per soli 15 minuti e annuncia la “Blexit”, movimento di abbandono dei democratici da parte dei neri. Ma Politico fa la conta dei repubblicani che, temendo una disfatta il 3 novembre, stanno mollando il presidente: senatori e deputati che devono difendere il seggio ne prendono le distanze. Il senatore del Texas Ted Cruz vede il rischio d’un “bagno di sangue alla Watergate”; i suoi colleghi Susan Collins (Maine) Martha McSally (Arizona), John Cornyn (Texas), e vari altri fanno campagna senza Trump, se non contro Trump.
C’è da recuperare il tempo perduto in una settimana da ammalato; e da riempire il vuoto in agenda lasciato dalla commissione dei dibattiti presidenziali, che ha cancellato quello del 15 ottobre, dopo che Trump s’è opposto alla trasformazione del duello da “in presenza” a virtuale. Si va direttamente al 22 settembre. Il candidato democratico Joe Biden ha ricevuto l’endorsement di Greta Thunberg, la suffragetta svedese del clima, che sta con chi “tutela la scienza invece di distruggerla”.
Il presidente è stato elusivo sui suoi test in interviste radiofoniche e televisive. Trump ha detto di non conoscere i risultati del test più recente: “Sono stato nuovamente testato, ma non so i numeri o altro, so che sono alla fine libero”, dice, senza escludere ulteriori test. E nega problemi respiratori, mentre i medici ammisero due crisi. I sondaggi? “Alla grande”, dice alla radio e in tv e al suo popolo.
Da un servizio inchiesta del New York Times, emerge che Trump “non ha prosciugato lo stagno” della politica politichese, come aveva promesso di fare, ma ha anzi creato “un suo proprio stagno”: affari lucrosi per sé e per la sua famiglia: chi vuole qualcosa dal presidente – oltre 200 fra aziende, lobby e governi stranieri – deve foraggiare le sue attività.
Il mese scorso, la Casa Bianca impedì al Cdc d’imporre la mascherina sui trasporti pubblici. La task force dell’Amministrazione contro il coronavirus, guidata dal vicepresidente Mike Pence, non volle neanche discutere l’ipotesi, che aveva l’appoggio del segretario alla Sanità Alex M. Azar II.