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Un sì a Colombo per dire no alla cancel culture. Scrive Formentini (Lega)

Di Paolo Formentini

12 Ottobre 2020: 528 anni fa Cristoforo Colombo scoprì l’America. Oggi le sue statue da Chicago a Los Angeles a Minneapolis vengono imbrattate, decapitate, abbattute, rimosse.

Il secondo lunedì del mese di Ottobre negli Stati Uniti è Festa Federale, ma quest’anno, a causa del Covid, non si è potuta svolgere la Columbus Day Parade sulla Quinta Strada a NY.

La parata vede sfilare più di 30000 persone ed attira fino ad 1 milione di spettatori: mancherà il tripudio di tricolori e bandiere a stelle e strisce.

La ricorrenza è diventata il simbolo del riscatto di una comunità, quella italoamericana. Una comunità che difende con forza la festa e che ricorda che tante statue che celebrano l’impresa di Colombo sono state erette con fondi raccolti proprio dai fratelli d’oltreoceano o donate da città italiane: la Città di Genova donò la statua, oggi rimossa, a Columbus, Ohio.

Perché una simile furia iconoclasta? Perché trasformare l’esploratore in un target della Cancel Culture?

Noi oggi, invece, continuiamo a celebrare l’eroico ligure che ancora svetta su Columbus Circle a NY e celebrandolo teniamo viva l’immensa eredità italiana negli Usa e ribadiamo con forza e convinzione il legame transatlantico.

Ma il governo dov’è ? Dov’è il Ministro degli Esteri? Questo non è certo fare sistema Paese! Che messaggio invia ai 17 milioni di italoamericani?

Con il Presidente Trump rendiamo onore ad un eroe, sicuri che, come ha affermato il presidente, permarrà nei secoli per l’emisfero occidentale il significato della sua azione. La storia non si può leggere con i soli valori del nostro tempo: si legge con capacità critica, si storicizzano comportamenti e azioni ma non si cancella! Mai! W Cristoforo Colombo!

 

(Foto: Wikipedia)

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