Joe Biden in Pennsylvania, Donald Trump in Michigan. A poche ore dal voto i due candidati chiudono una delle più divisive campagne elettorali di sempre. E un primo responso c’è già: il villaggio di Dixville Notch, in New Hampshire, ha emesso il suo verdetto. Il punto di Giampiero Gramaglia
L’attacco all’Europa di Vienna stinge sulle ultime ore della campagna elettorale degli Stati Uniti, dove, in queste ore si stanno aprendo i seggi delle elezioni presidenziali e per il rinnovo della Camera (435 seggi) e di un terzo del Senato, oltre che di numerosi governatori e assemblee statali.
“Dopo l’orribile attacco terroristico di questa notte a Vienna, in Austria, Io e Jill preghiamo per le vittime e le loro famiglie. Dobbiamo stare uniti contro l’odio e la violenza”, ha twittato Joe Biden. Poco dopo, il presidente Donald Trump ha pubblicato una dichiarazione: “Gli attacchi terroristici contro persone innocenti devono terminare … Le nostre preghiere sono per i viennesi … Gli Usa sono a fianco di Austria, Francia e di tutta Europa nella lotta contro i terroristi, compresi i radicali islamici”.
Come al solito, è stato il villaggio di Dixville Notch, in New Hampshire, una dozzina di abitanti, vicino al confine con il Canada, il primo ad annunciare i suoi risultati, battendo, come sempre, Hart’s Location, località vicina. È tradizione che tutti gli aventi diritto al voto di Dixville Notch si riuniscano nella ‘Ballot Room’ del The Balsam Resort e depongano la loro scheda subito dopo l’apertura del seggio alla mezzanotte e un minuto (le sei del mattino in Italia).
Quest’anno, tutti i suffragi sono stati per Biden: un plebiscito. Ma il risultato non è di per sé premonitore: nel 2016, Dixville Notch preferì Hillary Clinton, ma poi a vincere il New Hampshire (e la Casa Bianca) fu Trump.
Un presidente “superstizioso”, come ha lui stesso ammesso, ha voluto concludere la sua campagna dove l’aveva chiusa nel 2016, a Grand Rapids, Michigan. “Abbiamo finito lì quattro anni fa. Facciamo allo stesso modo”, ha detto, poco prima di partire per l’ultimo comizio.
Biden, con la sua vice Kamala Harris, l’ha invece concousa in Pennsylvania, con una frecciata: “Trump ha detto che licenzierà il dottor Fauci – il virologo consulente della Casa Bianca e critico sulla gestione della pandemia, ndr -. Io ho un’idea migliore: teniamoci il dottor Fauci e licenziamo Trump”. Il candidato democratico, che ha fatto un comizio pure in Ohio, ha attaccato il presidente per aver “alzato bandiera bianca” contro la pandemia.
Secondo i dati della John’s Hopkins University, alla mezzanotte sulla East Coast, il coronavirus aveva complessivamente contagiato nell’Unione oltre 9.252.500 persone e ne aveva uccise oltre 231.500.
Barack Obama ha fatto campagna Biden e la Harris a Miami in Florida, contestando a sua volta Trump per avere suggerito che potrebbe “dichiarare vittoria prima che tutti i voti siano contati”: “E’ ciò che fa un dittatore da quattro soldi, se credi nella democrazia, vuoi che ogni voto sia contato”.
La media dei sondaggi di RealClearPolitics segnala, all’apertura delle urne, un’ulteriore erosione del vantaggio di Biden a livello nazionale (6,7%) e negli Stati in bilico (2,8%). Il sito 270towin continua, tuttavia, ad attribuire a Biden 290 Grandi Elettori – ce ne vogliono 270 per vincere – contro 163 a Trump, lasciandone 85 non assegnati.
L’attesa dei risultati
“Mi raccomando, portatevi il sacco a pelo”: la battuta dell’anchorman rivolta ai colleghi che seguiranno la notte elettorale la dice lunga su come gli Stati Uniti vivano l’Election Day. Mentre in tutto il Paese aprono i seggi, partendo dalla East Coast, l’incertezza continua a regnare sovrana: se ci sarà un vincitore ufficiale già questa notte, o se bisognerà andare avanti per giorni, o addirittura settimane, per conoscerlo.
C’è anche lo spettro di disordini e violenze, con una Casa Bianca blindata e tensioni un po’ ovunque tra i militanti pro-Trump e chi contesta il presidente.
Vagliate varie ipotesi, Trump ha finalmente deciso di attendere l’esito del voto alla Casa Bianca, dove ha organizzato una ‘festa’ per seguire in diretta lo spoglio con 400 persone nella East Room. Pare che tutti gli ospiti saranno sottoposti al test per il coronavirus prima di entrare.
La festa era inizialmente in programma al Trump International Hotel di Washington, a pochi passi dalla Casa Bianca, ma il presidente ha dovuto rinunciare – sembra – per le restrizioni anti-Covid vigenti in città che vietano assembramenti di più di 50 persone.
Biden intende trascorrere la notte elettorale a Wilmington, nel Delaware, dove abita, e, se del caso, parlare al Paese dal Chase Center, il centro congressi dove accettò la nomination democratica, nella convention di agosto.
Alla vigilia dell’Election Day, Twitter ha bollato come “controverso” e “fuorviante” un post in cui Trump definisce “molto pericolosa” la decisione della Corte Suprema di ‘validare’ i voti postali che, in Pennsylvania e in altri Stati, non giungeranno entro oggi – le scadenze variano da Stato a Stato -. “La decisione consentirà un imbroglio sfrenato e incontrollato e minerà l’intero apparato legislativo. Inoltre, causerà anche violenze nelle strade. Dev’essere fatto qualcosa!”, scrive il presidente, il cui post su Twitter non è più visibile immediatamente – bisogna cliccare per leggerlo -.
Sulla pagina Facebook di trump, il post invece resta invece visibile, ma vi compare una leggenda: “Il voto di persona e per corrispondenza danno prova da molto tempo di una grande affidabilità negli Usa. La frode elettorale è estremamente rara, poco importa il tipo di voto”.
Trump ufficializza “l’educazione patriottica”
Trump ha ieri istituito, con un ordine esecutivo, la “Commissione del 1776” per promuovere “l’educazione patriottica” nelle scuole e contrastare quelle lezioni che, secondo lui, dividono gli americani sui temi della razza e della schiavitù e insegnano agli studenti a “odiare il proprio Paese”. Il presidente l’ha twittato: “Ho appena firmato un ordine esecutivo per insegnare ai nostri studenti i valori pro-americani!”.
La Casa Bianca ha poi spiegato: “Trump sta lavorando per permettere a una generazione in crescita di comprendere meglio la storia e i principi della fondazione degli Stati Uniti nel 1776 e di sforzarsi di formare un’Unione più perfetta”. L’ordine è in antitesi al “Progetto 1619”, dell New York Times Magazine, che rivisita la storia americana, con particolare attenzione alla schiavitù e ai contributi dei neri americani.
La tensione è alle stelle in Texas, roccaforte repubblicana che rischia di essere espugnata dopo oltre 40 anni dai democratici: qui un corteo di auto di fan del presidente ha circondato un bus di sostenitori di Biden tentando di mandarlo fuori strada. Sull’episodio indaga l’Fbi. Ma anche a New York e in altre città la vigilia del voto è stata caratterizzata da tafferugli, vandalismi e scontri con la polizia, con decine di arresti.
Ad alimentare il senso di disorientamento è soprattutto la strategia adottata da Donald Trump nella volata finale della sua campagna elettorale. Il suo messaggio non potrebbe essere più chiaro: lui non ha alcuna intenzione di mollare e difficilmente si farà da parte nelle prossime ore, asserragliato in una Casa Bianca che è stata interamente recintata da una barriera anti-manifestanti. Il presidente promette una lunga battaglia sul piano legale per contestare i voti per posta che in alcuni Stati decisivi come la Pennsylvania o il North Carolina continueranno ad arrivare per giorni e giorni. E, addirittura, mediterebbe una mossa clamorosa, della quale avrebbe già discusso con i suoi più fedeli consiglieri: autoproclamarsi vincitore se i primi dati lo daranno in testa in alcuni Stati chiave. Il podio nella East Room è già pronto e gli inviti sono già partiti, indirizzati ad almeno 400 persone.
“Questo presidente non ci ruberà le elezioni. E’ tempo che Donald Trump faccia le valige e se ne torni a casa. Abbiamo chiuso con il caos”, la reazione di Joe Biden che, dopo aver predicato per giorni prudenza, negli appelli finali al voto si è mostrato ottimista sull’esito dei risultati. Lui li seguirà dallo studio nel seminterrato della sua residenza di Wilmington, in Delaware. Del resto anche gli ultimi sondaggi lo danno ancora saldamente in testa a livello nazionale, più di Hillary Clinton nel 2016. Anche se Trump ha recuperato qualcosa negli Stati chiave battuti a tappeto negli ultimi giorni, la maggior parte dei quali vedono Biden in vantaggio ma non di molto. “I sondaggi della vigilia sono un bidone, una bufala, sono falsi. Siamo messi bene e vinceremo”, ha arringato il presidente nel corso della maratona dei dieci comizi tenuti nelle ultime 48 ore. E che potrebbero non essere gli ultimi: perché in una situazione di stallo alla fine della nottata elettorale, la campagna di Trump potrebbe proseguire proprio a colpi di altri maxi raduni negli Stati in cui i legali della Casa Bianca sono pronti a contestare il voto.
Intanto, nel caso di una sua nuova sorprendente vittoria, The Donald ha già ben in mente chi far fuori nella sua amministrazione. E in cima alla lista c’è ormai Anthony Fauci, il virologo a capo dell’Istituto nazionale per le malattie infettive che il presidente aveva messo nella task force della Casa Bianca per la lotta alla pandemia. Ma le critiche del superesperto sulla gestione della crisi sono state una costante spina nel fianco del presidente. La goccia che ha fatto traboccare il vaso la recente intervista in cui Fauci ha promosso invece l’approccio alla pandemia proposto da Biden.
Quest’ultimo ha apprezzato l’endorsement: “Abbiamo bisogno di un presidente che ascolti gli esperti come Fauci. Teniamoci lui e licenziamo Trump!”.