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F-35 in “beast mode”. Il nuovo primato dell’Aeronautica italiana

L’Aeronautica italiana segna un altro primato nell’ambito del programma F-35: per la prima volta insieme, la versione A e B volano in “beast mode”, con armamento interno ed esterno. La missione addestrativa segna un nuovo passo verso una capacità ritenuta centrale nel futuro delle Forze armate

L’Aeronautica militare italiana segna nell’ambito del programma Joint Strike Fighter un nuovo primato. È la prima Forza armata ad aver impiegato insieme, in missione addestrativa, un F-35 in versione convenzionale e uno a decollo corto e atterraggio, entrambi nel “beast mode”, ovvero equipaggiati con armamento esterno e interno, al massimo del peso (e del potenziale deterrente) possibile. L’attività condotta sulla base pugliese di Amendola, sede del 32° Stormo, scrive per l’Arma azzurra “una nuova pagina di storia aeronautica”.

IL “BEST MODE”

Non è proprio un termine tecnico “beast mode”, espressione che indica in ambito aeronautico il volo in configurazione con carichi d’armamento esterni e interni, palesi all’avversario. Per l’F-35 rappresenta un’alternativa allo “stealth mode”, il volo in bassa osservabilità che permette al sistema di penetrare le difese avversarie e dunque raccogliere, fondere e ridistribuire preziose informazioni operative. La modalità “beast” ha invece un maggiore potenziale di deterrenza, massimizzando la capacità di ingaggio di più target. In missione addestrativa, permette ai piloti di imparare a gestire il velivolo di quinta generazione al suo peso massimo.

GLI OBIETTIVI

“Qualora ci sia richiesto, e lo scenario di impiego lo permetta, il velivolo è in grado di essere configurato in Beast mode, rinunciando sicuramente alla bassa osservabilità, preservando tuttavia quelle capacità di sensor fusion, info gathering ed info sharing che ci permettono di raggiungere il livello di information superiority richiesto per una efficace capacità decisionale ai vari livelli”, ha spiegato il comandante del 13° Gruppo Volo che ha eseguito l’attività. Ha partecipato anche il Reparto sperimentale volo, nell’ambito del prosieguo delle attività di “Ot&e ” del sistema d’arma, ovvero di “operational test and evaluation”. Inoltre, spiega la Forza armata, “ha permesso di implementare ulteriormente la capacità di operare in team da parte del personale manutentore, direttamente coinvolto nell’installazione di tutte le componenti atte a consentire il sicuro trasporto ed eventuale impiego in ambienti ostili”. Difatti, ha spiegato il colonnello Stefano Castelnuovo, comandante del 32° Stormo, “l’addestramento continuo dei piloti, dei manutentori e del personale di supporto, anche in questa configurazione, è di fondamentale importanza per la costante crescita della Forza armata nell’impiego di F-35A e F-35B al massimo delle capacità esprimibili”.

I PRIMATI DELL’ARMA AZZURRA

Il volo congiunto delle due versioni (A e B) in modalità “beast” è solo l’ultimo primato dell’Arma azzurra nell’ambito del programma F-35. Lo scorso giugno, l’intercettazione di diversi velivoli militari russi verso i cieli dell’Islanda aveva segnato per i velivoli italiani il primo “scramble” di quinta generazione nella storia dell’Air policing della Nato. L’impegno seguiva quello dell’autunno del 2019, in cui gli F35 italiani furono i primi assetti di quinta generazione a partecipare a una missione Nato, ottenendo per primi la certificazione alla piena capacità operativa dal team di valutatori del Combined air operations centre (Caoc) di Uedem, in Germania. In circa due settimane di attività, i velivoli italiani realizzarono venti scramble addestrativi (i cosiddetti Tango scramble) raggiungendo quota 150 ore volate, tutte con un grado di efficienza vicino al 100%.

IL RUOLO ITALIANO

D’altra parte l’Aeronautica italiana è stata la prima Forze armata europea a dichiarare la capacità operativa iniziale in Europa (novembre 2018), la prima a integrare i velivoli nel meccanismo di Difesa aerea nazionale. A marzo 2016, il 32° Stormo di Amendola fu il primo, sempre nel Vecchio continente, a ricevere il jet di quinta generazione. Poi, c’è una lunga lista di primati industriali, che vedono protagonista lo stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, unico centro di assemblaggio e verifica finale in Europa con ambizioni di lavoro ancora maggiori, confermate di recente dal ministro Lorenzo Guerini. A Cameri è stato realizzato l’F-35 che, per primo nella storia del programma, ha compiuto una trasvolata oceanica a febbraio 2016. Due anni dopo, sempre da lì è uscito il primo F-35 a decollo corto e atterraggio verticale assemblato al di fuori degli Stati Uniti.

(Foto: Aeronautica militare)

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