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Agenti e militari, ecco chi paga il prezzo della crisi

Polizia, carabinieri, guardia di finanza. Riconoscere il loro sacrificio per farne i co-protagonisti della “Ri-Nascita”. La rubrica di Romana Liuzzo, presidente della Fondazione Guido Carli

Polizia, carabinieri, guardia di finanza. Sono loro, gli agenti, i militari a pagare un prezzo molto alto alla drammatica crisi di questi mesi. Medici e infermieri vivono ogni giorno l’emergenza dalla frontiera davvero complicata della lotta al Covid. Ed è fuor di dubbio. Ma chi lavora nei corpi di polizia e in quelli militari combatte per le strade delle nostre città da sempre e soprattutto nelle ultime settimane, una battaglia campale alla quale assistiamo a distanza, attraverso le immagini della tv.

In prima linea ci sono loro. Giovani e meno giovani, donne e uomini, animati da senso del dovere, da spirito di sacrificio e di abnegazione. Costretti a misurarsi con masse di facinorosi, a difendersi dai negazionisti da corteo, facili al colpo di testa. Gente che scalpita, distrugge vetrine, lancia sassi, usa bastoni. Quando va bene. Contro chi? Contro il bersaglio più semplice, più vicino, più indifeso, ovvio: chi rappresenta lo Stato e tutela la sicurezza e la salute pubblica. Chi lo fa, oggi in Italia, è doppiamente indifeso, dato che potrà sì intervenire, ma solo per disarmare i facinorosi dallo sputo e dalla pietra. Diversamente, rischierebbe di incorrere nell’azione penale di qualche magistrato particolarmente zelante.

E invece, come se non bastasse, adesso le forze dell’ordine dovranno sobbarcarsi e fronteggiare nelle settimane prossime anche un innalzamento della soglia di allarme terrorismo, dopo gli attacchi degli ultimi giorni a Nizza e a Vienna. Con conseguente impegno a presidio del territorio e delle città.

Abbiamo assistito da sempre a scene che indignano, ma adesso più che mai è una situazione che non possiamo più tollerare. Siamo convinti che la “Ri-nascita italiana” – della quale la Fondazione Guido Carli discuterà nella Convention del 4 dicembre a Roma –  segnerà la vera fase due, post Covid, passerà anche attraverso la valorizzazione, verrebbe da dire la riscoperta, di agenti e militari e del loro sacrificio quotidiano. Ed esiste sicuramente almeno un modo per ricompensarli: passa attraverso una retribuzione più dignitosa rispetto alle buste paga già esigue che, per loro, risultano bloccate da anni. Quegli stipendi di poco superiori ai mille euro mensili andrebbero raddoppiati, se non triplicati.

Perché la rinascita di questo Paese non potrà non avere radici in chi è disposto a mettere a repentaglio la propria vita per consentire a tutti noi di vivere con serenità la nostra. Invece le loro cause non sono mai state realmente sposate. Da nessuno. Chi si occupa delle nostre Forze dell’Ordine? E’ giunto il momento che qualcuno lo faccia. Anche alla luce degli sbarchi di clandestini mai cessati, degli incidenti esplosi le notti scorse nelle grandi città italiane, suscitando smarrimento e paura tra i cittadini.

Forse allora non sarebbe un’idea balzana quella di intervenire sulle retribuzioni, attingendo nei prossimi mesi a una quota anche minima dei 209 miliardi di euro, in arrivo entro la prima metà del 2021 da Bruxelles col “treno” del Recovery fund. Un cospicuo aumento, se non il raddoppio. Farlo, vorrebbe dire porre le basi per un futuro più dignitoso, più sicuro e indubbiamente più sereno, per tutti. Perché quei ragazzi e quelle ragazze sono il fondamento della nostra Repubblica.



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