La recente impennata dei contagi da coronavirus dispone a maggiori preoccupazioni, non solo per la salute ma anche per il portafoglio. Per non ritrovarsi incastrati, come a marzo, gli italiani hanno dato il via alla corsa verso i risparmi.
In base ai dati presentati dal bollettino Abi di settembre la liquidità sui depositi è aumentata, rispetto al 2019, dell’8% fino a quota 1.682 miliardi, in aumento di 125 miliardi. Ma a fine agosto la liquidità era già su quei livelli, a 1.671 miliardi.
Fa i conti il Sole 24 Ore che, non pago, si domanda: “Poiché la nuova impennata di diffusione del virus si è verificata a partire da inizio ottobre, sarà interessante verificare quale sarà il dato sulla liquidità alla fine di questo mese”.
Numeri che fanno trasalire guardando al Pil del Paese che, a fine 2019, era pari a 1.787 miliardi.
Cavolo, vuoi vedere che se la liquidità sui depositi cresce in maniera direttamente proporzionale all’aumentare delle preoccupazioni degli italiani, il Pil cala invece in maniera inversamente proporzionale e per effetto delle restrizioni anti-Covid?
Già sento ronzare il solito refrain su “la sfiducia che riduce la domanda dei consumatori”.
Calma e gesso! Non è con il cinguettare sulla fiducia che si può arrivare a dama.
Quando quella domanda si trova costretta nella pandemia a rifare i conti, s’accorge come dovrebbe acquistare solo quel po’ che è di bisogno; l’altro, l’oltre il 70%, serve a poco o niente.
Beh, si s-domanda allora e chi ci rimette ci rimette.
Dunque, ci rimettono, pari pari, quelli che fanno offerta.
Già, c’è offerta e offerta però. Con Amazon Shopper Panel gli utenti potranno ricevere fino a dieci dollari al mese caricando le ricevute di negozi, farmacie e attività di intrattenimento come cinema, teatri e ristoranti
Amazon vuole i dati dei propri clienti. Ed è disposta a pagarli. Il gigante dell’e-commerce ha lanciato Amazon Shopper Panel, un programma volto ad ottenere le informazioni degli acquisti che gli utenti fanno al di fuori della piattaforma, in cambio di un piccolo incentivo economico. “L’obiettivo è aiutare i marchi a offrire prodotti migliori e rendere più pertinenti gli annunci pubblicitari sul sito”, si legge sulla pagina web dell’iniziativa.
Dunque, sembra che la regina delle vendite online paghi noi per avere quelle informazioni sensibili da poter rivendere poi alle imprese. Informazioni necessarie per poter confezionare prodotti più appetibili da vendere, poi, sulla piattaforma a clienti mirati, quelli che ancora sfuggono a Bezos: due piccioni con una fava, forse tre. Bella no?
Sia come sia, al mercato pure una domanda sempre più scarsa aumenta di valore; si, insomma, comincia a fare prezzo!
Se fiducia c’è da essere, insomma, la si paghi!
Toh, vuoi vedere che dentro questi giorni tristi alle Imprese toccherà riorganizzare business che consentiranno di fare utili se e quando i consumatori, acquistando le loro merci, potranno migliorare il potere d’acquisto?
Mauro Artibani, l’economaio
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Agli scalmanati, calma e gesso!
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