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Berlusconi, il sasso e lo stagno del centrodestra. La bussola di Ocone

Con un paio di mosse ben azzeccate, il Cavaliere è tornato al centro di tutti i giochi politici. Riuscirà il nostro a dare una mano ad una maggioranza divisa e a corto di idee, ovviamente “per il bene dell’Italia”, senza spaccare il centrodestra?

Col Covid non si scherza, per carità. Non fosse altro che per il rispetto dovuto ai cinquantamila morti che ha mietuto sinora in Italia. Però, forse, stemperare un po’ la drammaticità del momento può far bene allo spirito.

E allora come non osservare, fra il compiaciuto e l’ironico, che il virus ha ridato vita a chi sembrava averla persa prima di contrarlo e superarlo brillantemente? Vita politica, sia beninteso. E il riferimento è a Silvio Berlusconi che, d’incanto, con un paio di mosse ben azzeccate, è tornato al centro di tutti i giochi politici. E proprio mentre sembrava essersi ormai rassegnato alla vita di pensionato, seppur d’oro, mentre la sua Forza Italia si sgonfiava rapidamente e lasciava presagire un fuggi fuggi generale dei suoi deputati verso altri lidi. Chapeau!

Ma, dato al Cavaliere quel che è del Cavaliere, compreso il merito di aver offerto una certa frenesia ad un mondo politico che sembrava alquanto cloroformizzato, le domande sul senso politico di tutto questo sorgono spontanee. Riuscirà il nostro a dare una mano ad una maggioranza divisa e a corto di idee, ovviamente “per il bene dell’Italia”, senza spaccare il centrodestra?

Riuscirà ad essere cioè, contemporaneamente e togliattianamente, partito di lotta e di governo? E la “responsabile” collaborazione accordata si limiterà allo scostamento di bilancio o si estenderà a tutti i passi successivi della legislatura, compresi quelli concernenti l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund, della riscrittura della legge elettorale e, in prospettiva, anche dell’elezione del successore di Sergio Mattarella al Quirinale?

Se così non fosse, il gioco varrebbe la candela, vicende di Mediaset a parte, dato che mentre nel primo caso la maggioranza ha tutto da guadagnare dall’appeasement berlusconiano, negli altri casi per essa si tratterebbe di dividere un potere che finora ha mostrato di voler tenere ben stretto nelle proprie mani? E il riconquistato ruolo politico del Cavaliere, troverà un corrispettivo nel gradimento di una fetta consistente di italiani, oppure quell’integrazione “liberale, garantista, europeista e cristiana” della destra italiana, attualmente ancora a forti tinte “sovraniste”, rimarrà un pio desiderata o un semplice gioco di palazzo?

Su un punto però Berlusconi ha ragioni da vendere: così come è oggi, tanto più dopo la vittoria dei democratici negli Stati Uniti e l’asse che essi creeranno probabilmente con Angela Merkel, la destra italiana è destinata a non toccare palla ancora per molto tempo. Ne vale la pena? Direi di no. Da un punto di vista meramente politico, che è quello che ispira questa rubrica, una posizione pregiudiziale verso l’Europa e l’euro è a dir poco irrazionale.

Per due motivi, sostanzialmente: prima di tutto, perché l’Unione Europea, fino a prova contraria, ha dimostrato di aver appreso la lezione e, complice il Covid, ha avuto il coraggio di mettere in discussione (come da parte “sovranista” si chiedeva) certi suoi parametri (tipo l’indebitamento comune e il patto di stabilità) che col tempo erano diventati veri e propri tabù e rigide “gabbie” per Paesi nella situazione del nostro; secondariamente, perché l’attuale maggioranza che è al governo dell’Unione non è un monolite e anzi cova al suo seno molti elementi di contraddizione e diffusi mal di pancia (soprattutto a livello del Partito Popolare) in cui la ratio politica esige che ci inserisca e non che vi si contrapponga in un infruttifero isolamento. In altre parole, se gli altri cambiano, o manifestano la volontà di cambiare (il che in politica è lo stesso) e tu resti fermo, prima o poi soccomberai.

Sarebbe probabilmente più logico che fosse la Lega, per i ceti sociali e le zone geografiche d’Italia che rappresenta, a muoversi in direzione di Forza Italia, ma capiamo che certi cambiamenti non possono avvenire dall’oggi al domani: hanno bisogno di un minimo di maturazione. Soprattutto, ci sarebbe bisogno di un progetto politico articolato che mettesse a sistema quelle idee su cui aggregare un blocco sociale per interessi e cultura (anche del lavoro) veramente alternativo alla controparte politica. È per il bene dell’Italia che occorre lavorare affinché si creino le condizioni per mettere fine ad un’umiliante e dannosa idea statalistica, moralistica e paternalistica della politica.

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