Non è la trafila di ricorsi legali dell’amministrazione Trump a togliere il sonno a Joe Biden. Il presidente eletto deve fare già i conti con il pressing dell’ala radicale dei democratici. Fra nomine, riforme e un occhio già alle mid-term, ecco chi gli metterà i bastoni fra le ruote. Il punto di Giampiero Gramaglia
Il presidente eletto Joe Biden insedia oggi la sua commissione anti-Covid, un team di 12 esperti che lo deve consigliare nell’impostare la lotta contro la pandemia. Il presidente battuto Donald Trump sguinzaglia i suoi legali nelle corti degli Stati in cui è stato sconfitto di misura o dove sono state contate schede giunte per posta dopo l’Election Day, con l’obiettivo di rovesciare l’esito del voto.
I riti della democrazia americana prevedono che i due presidenti convivano – uno tuttora in carica, l’altro non ancora – per circa 75 giorni: è il tempo della transizione, che di solito è ‘smooth’, liscia, ma che stavolta s’annuncia ‘bumpy’, turbolenta.
Il riconoscimento della vittoria di Biden può attendere: Trump per ora non contempla la possibilità, nonostante le pressioni esercitate dal genero consigliere Jared Kushner e dalla figlia Ivanka, oltre che – dicono i media – dalla first lady Melania, che gli stanno chiedendo, con crescente insistenza, di accettare la sconfitta. E il team legale sarebbe perplesso sull’esito delle azioni da intraprendere. Ieri sera, però, Melania è uscita dal riserbo post-elettorale con un tweet ‘trumpiano’: “Gli americani meritano elezioni giuste. Ogni voto legale, non illegale, deve essere contato. Dobbiamo proteggere la nostra democrazia con una completa trasparenza”.
La domenica di Biden
Andando alla messa, non lontano da casa sua, com’è sua consuetudine, Biden ha già avuto modo di riflettere sui primi siluri alla sua presidenza, che arrivano dalla sinistra del suo partito e non dai repubblicani, paralizzati dall’ostinazione di Trump a misconoscere la sconfitta.
Prima che il presidente eletto giungesse alla chiesa di St., Joseph on the Brandywine, a Wilmington, insieme alla figlia Ashley e al nipote Hunter, Alexandria Ocasio-Cortez, deputata di New York, figura di punta del ‘sanderismo’, gli lanciava un monito: se non metterà nella sua Amministrazione progressisti in posizione di rilievo, il partito democratico rischia di perdere le elezioni di midterm del 2022.
È probabile che Biden abbia già concordato il coinvolgimento nell’Amministrazione di esponenti della sinistra, specie i senatori Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, quando ne ottenne l’endorsement. Ma le pressioni dell’aggressiva Alexandria possono creargli imbarazzi.
Biden inizierà oggi l’azione di governo insediando un team di scienziati ed esperti anti-coronavirus: il primo fronte del suo impegno sarà il contrasto alla pandemia, che, secondo la John’s Hopkins University, alla mezzanotte sulla East Coast aveva già contagiato quasi 10 milioni di americani – oltre 9.968.000 – e ne aveva uccisi oltre 237.500.
Il presidente eletto intende, appena insediato, cancellare norme e decisioni dell’ ‘era Trump’, specie in materia di ambiente, immigrazione, diritti fondamentali.
La domenica di Trump
Mentre Biden andava a messa, Trump andava a giocare a golf, a Sterling, in Virginia. Il magnate torna a twittare, dopo una pausa per lui insolita di dieci ore: “Sono dei ladri … È stata un’elezione rubata … C’è una tradizione di problemi elettorali in questo Paese… “. Ma pochi danno credito all’effetto delle azioni legali che saranno oggi rilanciate.
A chiedergli di lasciare “con dignità” c’è la Corporate America, che teme i contraccolpi dell’incertezza, l’impero mediatico di Rupert Murdoch e i repubblicani da sempre a lui ostili. “Non ci sono prove” di vaste frodi, afferma il senatore Mitt Romney, ed è “distruttivo per la democrazia” cavalcare l’ipotesi di brogli. Ma lasciare con dignità “non è nella la natura” di Trump.
E se finora non vi sono stati contatti fra Trump e Biden, il presidente può parlare con i senatori più influenti: il capo della maggioranza Mitch McConnell o l’amico di Trump Lindsay Graham.
C’è pure l’ipotesi che Trump scateni uno tsunami di rimozioni dei ‘nemici’, cioè di quanti non gli sono stati, a suo avviso, adeguatamente fedeli; di misure in extremis a tutela della sua ‘legacy’ e, soprattutto, dei suoi interessi; e di provvedimenti a favore dei suoi ‘amici’, fra cui la grazia a chi è in carcere o sotto inchiesta.
L’eco dei discorsi di Joe e di Kamala
Ieri, Biden ha diffuso un video-tweet, ringraziando quanti hanno lavorato per la sua campagna e quanti l’hanno sostenuto. Ed è ancora viva l’eco dei discorsi della vittoria suo e della sua vice Kamala Harris, che, vestita di bianco suffragetta, ha suscitato speranza ed entusiasmo quando ha affermato: “Sono la prima donna” vicepresidente, “ma non sarò l’ultima”.
Biden ha lanciato un messaggio di unità e di cambiamento, prospettando all’America “una stagione per lenire” le ferite e le divisioni, ritrovare la concordia e rilanciare l’economia. E ha chiuso citando la Bibbia e promettendo di sollevare l’America “sulle ali dell’aquila”.