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Siamo uomini o commissari? Il caos Calabria letto da Giuliani

Dopo il licenziamento di Cotticelli, possibile che nessuno si sia preoccupato di fare una rapida ricerca in Google, per poter stabilire se il nuovo profilo, quello di Giuseppe Zuccatelli, fosse il più adatto, in un passaggio così delicato e controverso? Il commento di Fulvio Giuliani

A volte un tweet non basta. Chiedere a Donald Trump per informazioni.

Quando l’altro ieri sera tardi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha licenziato in diretta-Twitter il commissario alla Sanità della regione Calabria, Saverio Cotticelli, ha sicuramente segnato un punto agli occhi della pubblica opinione. Troppo scossa dalla surreale intervista dello stesso commissario. Con quel tweet, però, Conte ha messo ancor più in evidenza le sue stesse responsabilità politiche. Nessuno pretende che il presidente del Consiglio e il ministro della Salute conoscano nel dettaglio l’operatività quotidiana dei titolari delle diverse funzioni. Eppure, la responsabilità ultima resta la loro. Non basterà un tweet, non basterà sostituire i singoli inadatti, per cancellare la specifica colpa di non aver scelto le persone giuste.

Reiterare, poi, risulta semplicemente insostenibile. Oggi, neanche il tempo di veder scemare le polemiche su Cotticelli e il sostituto, il neo commissario Giuseppe Zuccatelli, è finito nella bufera. Non si dica solo social, perché scatenata dal video circolato in YouTube, in cui Zuccatelli si mostra scettico – eufemismo – sulla pericolosità e trasmissibilità del coronavirus. Non conta che sia un video “rubato” o estrapolato da una discussione privata, perché chi assume responsabilità di tale rilievo per la salute di milioni di cittadini vede inevitabilmente compressa la sfera della propria privacy. Quelli espressi nel video incriminato e non smentiti, ma semplicemente calendarizzati all’inizio della pandemia, non sono pareri di persone che si trovano al bar. Sia pur superata dagli eventi, resta l’opinione risalente allo scorso febbraio-marzo dell’uomo chiamato in tutta fretta (forse troppa) a occupare la scomodissima poltrona di commissario alla Sanità della regione dal servizio sanitario più disastrato d’Italia. Oltretutto, dopo il danno sostanziale e di immagine del suo freschissimo predecessore.

Possibile che non si sapesse, che nessuno si sia preoccupato di fare una rapida ricerca in Google, per poter stabilire se questo profilo fosse il più adatto, in un passaggio così delicato e controverso? Per essere ancora più chiari, qui non si tratta di far pagare alle persone l’aver cambiato idea, cosa oltretutto più che opportuna considerate le premesse. Ci si interroga su un profilo professionale che non sia solo il migliore possibile tecnicamente, ma anche privo della minima ombra riguardo la sua capacità di cogliere la portata dell’emergenza e di agire di conseguenza. Ancora una volta, torniamo al concetto di cui sopra: la responsabilità politica ricade interamente sul governo ed è imbarazzante, dopo l’incredibile caso-Cotticelli, essere caduti in un simile errore.

Ai cittadini calabresi, come quelli lombardi, piemontesi e valdostani, il governo sta chiedendo un surplus di sacrificio tutt’altro che indifferente. Non basta prendere le decisioni nell’interesse supremo della salute dei cittadini (ci mancherebbe!), queste ultime devono essere accompagnate da assoluta chiarezza, irreprensibilità ed efficienza.

Twittare è un di più, mancare alle proprie responsabilità fondamentali non tollerabile.

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