Skip to main content

Come sfruttare (al meglio) gli aiuti dell’Ue. Scrive Baretta

Di Pier Paolo Baretta

La legge di bilancio poggia su un delicato equilibrio tra misure di sostegno e di rilancio: rinnovo delle garanzie pubbliche per sostenere la liquidità delle imprese, credito d’imposta per la ricapitalizzazione delle Pmi, ma anche rifinanziamento del piano Transizione 4.0. Servirà un approccio integrato, capace di coniugare l’intervento pubblico con quello privato. La riflessione del sottosegretario dell’Economia, Pier Paolo Baretta

Per comprendere quale sia stato finora l’impatto della crisi economica sul sistema produttivo europeo e italiano, non basta considerare le stime sul calo del Pil. È forse più utile guardare come, nel volgere di pochi mesi, siano cambiati i meccanismi per gli aiuti di Stato e le politiche monetarie e di bilancio dell’Unione.

GLI AIUTI DELL’UE

Per la prima volta nella sua storia, il 3 marzo scorso la Commissione europea ha congelato il Patto di stabilità, facendo saltare temporaneamente il rapporto del 3% tra deficit e Pil. L’altra faccia di questa medaglia è stata la modifica del quadro per gli aiuti di Stato, attuata per frenare gli effetti economici della pandemia. Al 12 maggio, l’Ue aveva già autorizzato aiuti per oltre 1.940 miliardi di euro. Ammonta, invece, a 2.364 miliardi di euro il pacchetto comunitario per la ripresa. Nonostante le difficoltà di un accordo operativo tra i vari Paesi, nei prossimi anni l’Unione finanzierà investimenti per il digitale, l’economia verde e la resilienza attraverso i 750 miliardi di Next generation Eu, i 1.074 miliardi del bilancio 2021-2027 e i 540 miliardi di fondi già disponibili per le tre reti di sicurezza (per i lavoratori, le imprese e gli Stati membri). Si tratta di cifre impensabili fino a pochi mesi fa, che sono il segno della lunga transizione che stiamo attraversando.

GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA

Infine, ci sono i numeri della pandemia, che non accennano a rallentare. La crisi economica dovuta al Covid-19 sta segnando uno spartiacque nelle politiche industriali degli Stati. La pandemia ha messo, infatti, in evidenza le fragilità dei nostri modelli industriali, fondati su un’elevata frammentazione produttiva. A ciò si affianca il progressivo crollo della capitalizzazione delle principali industrie europee e la riduzione di liquidità disponibile. Si tratta di due fattori che determineranno, da un lato, una ristrutturazione delle catene del valore, per sganciare il processo produttivo dell’Ue da un’eccessiva dipendenza da alcuni esportatori; dall’altro, la concentrazione e l’aggregazione industriale, con una rinnovata partecipazione azionaria dello Stato in settori strategici.

RECOVERY PLAN E LEGGE DI BILANCIO

Già prima del lockdown, la stessa Commissione europea aveva individuato una cornice industriale basata sulla sostenibilità competitiva e mission oriented, per realizzare un’economia digitale a impatto climatico zero ed efficiente dal punto di vista dell’impiego di risorse. Se la politica dei sussidi è stata necessaria, e continua a esserlo, il Recovery plan richiede un approccio strategico di responsabilità pubblico-privato. Soprattutto per il nostro Paese. La legge di bilancio da quasi 40 miliardi servirà, come ha sostenuto il ministro Gualtieri, “ad avviare un percorso di crescita duratura, imperniata sugli investimenti, l’innovazione, la sostenibilità ambientale e la coesione sociale e territoriale”. Una legge di bilancio che arriva in un momento ancora delicato, con i numeri della pandemia che tornano a salire, gli ospedali di nuovo in affanno e il governo impegnato nel mettere in campo tutte le misure per evitare un nuovo lockdown totale.

IL DELICATO EQUILIBRIO FRA SOSTEGNO E RILANCIO

La legge di bilancio poggia, dunque, su un delicato equilibrio tra misure di sostegno e di rilancio, inserendosi in un solco di continuità con i provvedimenti dei mesi scorsi. Rinnovo delle garanzie pubbliche per sostenere la liquidità delle imprese, credito d’imposta per favorire la ricapitalizzazione delle Pmi, ma anche rifinanziamento del piano Transizione 4.0. Questa strategia si completerà con i fondi di Next generation Eu: progetti per oltre 30 miliardi, destinati a sostenere la transizione ecologica e digitale dell’industria manifatturiera italiana, seconda in Europa solo dopo quella tedesca. Servirà un approccio integrato, capace di coniugare l’intervento pubblico con quello privato. È questa la sfida più ardua, ma anche più affascinante: un interventismo statalista alla Keynes capace di recuperare lo spirito di Einaudi.

×

Iscriviti alla newsletter