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Un nuovo welfare per un’Italia che cambia. La ricetta di Confapi

Di Francesco Napoli

Il principale cambiamento necessario sarà, non solo una maggiore flessibilità nelle forme contrattuali ma anche la previsione di un’articolata rete di benefici in termini di welfare. L’intervento di Francesco Napoli, vicepresidente di Confapi

Anche in occasione del Festival del lavoro 2020, che si è appena concluso, la Confapi ha lavorato per un grande obiettivo: una nuova alleanza tra imprese, sindacati e lavoratori per far sì che i contratti siano sempre più a misura di Pmi e rispondano alle peculiarità e ai cambiamenti di prospettiva, ancor prima necessari ed, adesso, più che mai urgenti a causa della pandemia.

Questo obiettivo è primario per un’associazione che opera in rappresentanza del lavoro straordinario e vitale delle Piccole e medie industrie private, al fianco oggi di circa 83.000 imprese che lavorano in Italia, con un occhio sempre rivolto anche all’export. Stipuliamo – con Cgil, Cisl, Uil e con Federmanager – 13 contratti collettivi nazionali di lavoro per i più importanti settori produttivi. Contratti che sono stati in grado di adeguarsi ai cambiamenti e di sviluppare strumenti utili alla crescita delle imprese e alla tutela dei lavoratori.

Oggi c’è bisogno di contratti innovativi che non siano la fotocopia dei precedenti, ma prevedano un welfare attivo e la possibilità di attingere a conoscenze globali, attuali e in linea con i cambiamenti del mondo del lavoro. In questo senso, abbiamo svolto un lavoro di studio, ricerca e anche di benchmarking delle best practices internazionali, avvalendoci, oltre che delle delegazioni degli imprenditori, dei lavoratori e dei tecnici, di professori e ricercatori universitari che hanno contribuito a sviluppare un approccio che superi gli steccati e si ponga obiettivi concreti per una crescita comune.

In un breve futuro, che solo per piccole micro-realtà è già presente, il principale cambiamento necessario sarà, non solo una maggiore flessibilità nelle forme contrattuali ma, altrettanto importante, la previsione di un’articolata rete di benefici in termini di welfare, in termini di sanità integrativa sì, ma volta alla prevenzione, al benessere e alla conseguente flessibilità dei tempi di lavoro.

Molteplici studi scientifici dimostrano come politiche e prassi specifiche di prevenzione sanitaria possano produrre, nel medio e lungo termine, risparmi enormi da rinvestire nello sviluppo del sistema Paese. Il benessere del lavoratore e la possibilità di prevenire l’insorgenza di malattie devono essere degli obiettivi comuni delle Parti Sociali anche perché proporzionalmente correlati ad una maggiore competitività e produttività delle imprese medesime.
La crisi determinatasi a causa del Covid-19 ci induce inevitabilmente a concludere che l’intero sistema di welfare a cui siamo stati abituati dovrà essere rivisto e si dovranno mettere in campo nuove formule e misure.

Ciò è necessario anche alla luce degli attuali mutamenti demografici: siamo un Paese che sta invecchiando, basti pensare che l’età media della popolazione ha oltrepassato i 45 anni. Con Confapi abbiamo in un certo senso anticipato il problema, riuscendo ad inserire nei nostri contratti alcuni elementi di novità, con un solido e ampio sistema di 13 enti bilaterali che erogano strumenti e interventi finalizzati a fornire servizi di qualità, di assistenza e supporto in tema di formazione continua, sviluppo dell’apprendistato, previdenza complementare, sostegno al reddito, welfare attivo, salute e sicurezza e sanità integrativa.

In questo ultimo anno, in particolare, l’attività è stata intensificata, riuscendo a dare un sostegno importante e concreto ai lavoratori e alle imprese anche in questo difficile momento: tramite Enfea Salute ed Ebm Salute sono state attivate coperture sanitarie ad hoc per i lavoratori, sostenendo anche le imprese nell’acquisto di dispositivi di protezione individuale; e ancora ai Fondi Enfea ed Ebm sono riusciti a fornire sussidi diretti ai lavoratori in cassa integrazione e la copertura di permessi retribuiti alle mamme lavoratrici per far fronte alle esigenze di conciliazione vita-lavoro. Questo nell’ottica di una responsabilità sociale della piccola e media industria rispetto alla collettività: non possiamo permettere alla crisi che ci attanaglia di vanificare i magnifici risultati ottenuti fin qui, semmai bisogna ancora di più ramificare il sistema di estensione e supporto al welfare statale.

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