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Dal congiunto al compagno di coccole, quando la burocrazia fa ridere (per non piangere)

La decisione del premier belga di istituire questa nuova figura del diritto è trovata da commedia brillante. Un altro dei casi in cui la burocrazia, nel tentativo di normare l’impensabile, sembra cadere nel ridicolo. Eppure un senso ce l’ha…

Si chiama “knuffelcontact” e significa “compagno di coccole”. È una delle misure istituite dal governo belga per il nuovo lockdown: tutti possono averne uno (mariti e mogli permettendo) e i single, visto che si presuppone si sentano più soli, possono averne due.

Mi piace pensare che tra cinquant’anni i nostri figli racconteranno ai loro nipoti di quei tempi in cui bisognava compilare un modulo con scritto nome e cognome della persona che avevamo scelta come “compagno di coccole” o indicato come “congiunto”, la persona con cui potevamo vederci per prendere una boccata di relazioni umane. Quando fuori imperversava un virus cattivo e giravamo tutti con un pezzo di faccia nascosto dalle mascherine, il “compagno di coccole” era l’unico contatto extra-familiare che potevamo avere.

La decisione del premier belga di istituire questa nuova figura del diritto è trovata da commedia brillante. Un altro dei casi in cui la burocrazia, nel tentativo di normare l’impensabile, sembra cadere nel ridicolo.

Eppure un senso ce l’ha, l’intento sarebbe buono, se è vero che anche qui da noi, non più tardi di sei mesi fa, epoca prima ondata, abbiamo pensato di creare il “congiunto”, categoria giuridica molto evocativa, di non semplice interpretabilità… ma potentemente suscettibile di trovarsi al centro del lavoro di comici e battutisti di ogni ordine e grado.

Eppure la questione è seria, per tutti: per chi vive solo, ma anche per chi non ha una famiglia. Il ritiro sociale può provocare dolore psichico, amplificare la sofferenza, peggiorando situazioni difficili o creandone di nuove. La perdita di uno spazio “fuori casa” può essere problematico, contribuendo a mettere in crisi i legami di coppia e le relazioni stabili, prima fra tutti quella che abbiamo con noi stessi. Non c’è più il collega di lavoro “amico-nemico” su cui scaricare la rabbia, non c’è più la compagna di palestra con fare pettegolezzi. Non c’è più il caffè delle undici e nemmeno l’aperitivo delle sette di sera.

In queste circostanze, se ci fosse davvero per tutti un vero compagno di coccole, sarebbe da salutare come una benedizione.


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