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Difesa, Esteri, Tesoro. Ecco chi ha scelto Joe Biden

Non è ancora ufficiale ma manca poco. Joe Biden ha pronta una bozza della sua squadra di ministri. Dagli Esteri alla Difesa, dal Tesoro alla Giustizia, ecco i protagonisti della rivoluzione dem. Il punto di Giampiero Gramaglia

Joe Biden annuncerà domani la sua squadra di politica estera: il segretario di Stato, il consigliere per la Sicurezza nazionale e il rappresentante all’Onu. I media Usa anticipano che Anthony Blinken sarà il segretario di Stato, Jake Sullivan il consigliere e Linda Thomas-Greenfield andrà al Palazzo di Vetro.

Blinken, che avrà la responsabilità di riposizionare e rilanciare gli Stati Uniti sulla scena mondiale, iniziò la carriera diplomatica durante l’Amministrazione Clinton. Laureato ad Harvard, Blinken fa politica dalla fine degli Anni 80, quando contribuì alla campagna elettorale di Michael Dukakis. Nella campagna di Biden, ha avuto un ruolo di primo piano, sempre accanto al presidente ora eletto in tutte le decisioni più importanti.

Biden avrebbe già scelto pure il segretario al Tesoro e starebbe vagliando i candidati alla Giustizia, fra cui vi sono Merrick Garland, designato da Barack Obama alla Corte Suprema nel 2016 ma cui i repubblicani negarono la conferma senza nemmeno concedergli un’audizione, e Sally Yates, la vice di Loretta Lynch nell’Amministrazione Obama, poi per una breve stagione segretario alla Giustizia ‘ad interim’, fino a che Trump non la licenziò.

Alla Casa Bianca con Biden potrebbe anche esserci la prima portavoce afro-americana della storia: ci sono in lizza per quel ruolo e per quello di direttore delle comunicazioni, Karine Jean-Pierre, già capo dello staff della campagna di Kamala Harris, e Symone Sanders, consigliere della campagna del presidente eletto, entrambe nere, con Kate Bedingfield, direttrice della comunicazione di Biden. Si conferma che il tradizionale briefing quotidiano con la stampa sarà ripristinato.

Mentre Biden costruisce la sua squadra di futuri ministri, Donald Trump ha problemi con la squadra d’avvocati, che hanno finora perso tutte le cause per contestare i risultati elettorali. Chris Christie, l’ex governatore del New Jersey, aspirante alla nomination nel 2016 e poi consigliere del magnate, pensa che Trump dovrebbe concedere la vittoria a Biden e osserva: “La condotta dello staff legale del presidente è un imbarazzo nazionale”. Gli avvocati – dice – parlano “di brogli fuori dai tribunali, ma quando sono dentro le corti non parlano di frodi … Le elezioni hanno delle conseguenze e non si può continuare ad agire come se non ci fossero mai state”.

Quasi a dare ragione a Christie, lo staff legale del magnate prende le distanze da Sidney Powell, anche lei avvocato del presidente, che sostiene una teoria del complotto secondo cui l’ex leader venezuelano Hugo Chavez, morto nel 2013, avrebbe manipolato Usa 2020. In una nota, si nega che la Powell faccia parte del pool di Trump e che sia avvocato del presidente. La Powell, giorni fa, era a fianco del magnate in un evento.

La campagna di Trump ha intanto fatto appello contro la decisione di un giudice della Pennsylvania di non bloccare la certificazione dell’esito del voto del 3 novembre e ha chiesto un altro riconteggio delle schede in Georgia. Un primo riconteggio manuale si è concluso la scorsa settimana, confermando la vittoria di Biden per 12.600 voti. Il secondo riconteggio sarà fatto con scanner.

Ultras del magnate a parte, c’è almeno un’altra persona al Mondo, oltre al presidente brasiliano Jair Messias Bolsonaro, non ancora sicura che Biden abbia vinto le elezioni Usa: è Vladimir Putin. Interfax riferisce che il presidente russo, a margine di un Vertice del G20 virtuale, ha ieri detto che “la Russia è pronta a lavorare con il presidente in cui il popolo americano ha riposto la sua fiducia” e “rispetta sia Trump che Biden”, ma “per congratularsi aspetta che gli americani risolvano i loro problemi politici interni”.

C’era un pizzico d’ironia, nella frase di Putin: lui in Russia problemi del genere non ne ha mai avuti. Del resto, pure la Cina ci ha messo un po’ a prendere atto dell’esito delle presidenziali statunitensi, uscendo dal riserbo solo quando il risultato, in termini di Grandi Elettori, è stato chiaro: 306 a Biden e 232 a Trump.

Trump, al G20, s’è comportato come se lui dovesse essere in carica per i prossimi anni, salvo mollare le riunioni a metà sia sabato che ieri per andare a giocare a golf. Ma anche altri leader, compreso Putin, se ne sono andati prima che il re saudita Salman chiudesse i lavori del Vertice, passando le consegne della presidenza di turno all’Italia, che gestirà il G20 2021 – che sia reale o virtuale -. Secondo la Casa Bianca, Trump “ha ringraziato l’Arabia Saudita per la sua leadership durante la presidenza” e ha detto di essere ansioso di lavorare con l’Italia prossimo presidente.

A convincere il magnate di avere perso le elezioni presidenziali potrebbe essere Twitter: l’account @POTUS – acronimo di ‘president of the United States’ – passerà automaticamente a Biden subito dopo il giuramento il 20 gennaio, anche se Trump non dovesse ammettere la sconfitta; e lo stesso avverrà per altri account associati alla presidenza degli Stati Uniti, quali @whitehouse, @VP e @FLOTUS – ‘first lady of the United States’ -. “Twitter si sta preparando a sostenere la transizione degli account istituzionali della Casa Bianca il 20 gennaio”, afferma il social network in una nota a Politico.



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