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Aerospazio sempre più transatlantico. Le opinioni di Profumo, Piantadosi e De Poli

L’amministratore delegato di Leonardo, il direttore Europa e Nato di Lockheed Martin e il presidente di Avio Aero sono stati tra i protagonisti dell’evento organizzato dall’AmCham. Ecco come rilanciare i rapporti tra Italia e Usa nel campo della Difesa

Rafforzare il rapporto tra Italia e Stati Uniti nel campo della Difesa. È il messaggio che unisce le due sponde dell’Atlantico, non solo le istituzioni, ma anche l’industria, italiana e statunitense, riunita oggi dall’AmCham per la presentazione del primo paper dedicato specificatamente al settore aerospazio e difesa. Dopo l’ambasciatore Lewis Eisenberg e il ministro Lorenzo Guerini (qui i loro messaggi), sono intervenuti Sandro De Poli, presidente di Avio Aero, Luigi Piantadosi, direttore Europa e Nato di Lockheed Martin, e Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo. Ne è emersa una roadmap industriale per le nuove opportunità di collaborazione.

“UN ULTERIORE SALTO IN AVANTI”

Lo studio di AmCham, ha spiegato Profumo, “fa emergere chiaramente la necessità di fare un ulteriore salto in avanti nelle relazioni tra Italia e Stati Uniti”. L’obiettivo poggia su rapporti consolidati, nel mercato civile come in quello militare, per cui il manager ha ricordato anche la presenta di Leonardo negli Usa, tra la controllata Drs e i tanti programmi elicotteristici (tra cui l’MH-139 per la US Navy realizzato con Boeing). Oggi, “con il supporto istituzionale, pare opportuno capire se riusciamo a fare un passettino in più”, inteso come il passaggio da “ruolo importante di partner e fornitore” a un “approccio sistemico che permetta al sistema-Paese di avere un peso maggiore” nelle varie collaborazioni. “Pensiamo – ha detto Profumo – che si possa avere un ulteriore approfondimento”, a partire già dall’F-35, per cui la Faco novarese di Cameri si candidata a diventare centro di manutenzione per tutti Europa (e non solo).

OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO

Le opportunità ci sono, ha spiegato Luigi Piantadosi. Sono infatti molti i programmi innovativi che stanno partendo (o sono già partiti) oltreoceano. Rispondono tutti alle esigenze operativi delle Forze armate, chiamate ad affrontare minacce sempre più evolute e complesse. “Assistiamo da anni – ha detto il diretto Europa di Lockheed Martin – a un forte impulso alla modernizzazione in campo militare”. Ciò ha determinato negli Stati Uniti il lancio di “programmi non evolutivi, ma trasformazionali, cioè rivoluzionari”. È il caso dell’ipersonica, “una grandissima sfida”, o della “directed-energy”. È il caso dei sistemi autonomi o delle “multi-domain operations”, ovvero della capacità di “gestire e scambiare enormi quantità di terabyte di dati in pochi secondi”.

PROGRAMMA RIVOLUZIONARI

È il caso del Future Vertical Lift, il programma che si preannuncia rivoluzionario per l’elicotteristica per cui Guerini (e i vertici delle Forze armate) hanno confermato l’interesse italiano. “Cambierà radicalmente il modo di volare”, ha notato Piantadosi. Sarà “un salto generazionale con una portata impensabile fino a poco fa”, per macchine capaci di volare oltre i 400 chilometri orari, connesse con altri assetti per aumentare l’efficacia della missione. “Tali programmi – ha detto il manager di Lockheed Martin – stanno già coinvolgendo l’Europa, la Difesa e la sua industria”. Considerando “l’eccellenza espressa dall’industria italiana, ci sono grandi opportunità di collaborazione”. Per coglierli, ha chiosato Piantadosi, “servirà una visione sempre più lungimirante”.

E NEL CIVILE?

Lo stesso si può dire in ambito civile, lì dove il settore del trasporto aereo ha subìto il colpo più duro dal Covid-19. Eppure, ha notato il presidente di Avio Aero Sandro De Poli, la pandemia non ha fermato (anzi, forse, ha spinto ulteriormente) “l’accelerazione straordinaria dello sviluppo tecnologico”. Si parla soprattutto di aviazione green, “di sistemi di trasporto ad emissioni zero”, di motori del futuro su cui l’Italia puuò dire la sua. L’auspicio, ha rimarcato, “è che le aziende italiane possano partecipare attivamente ai programmi del settore”, obiettivo che chiama in causa il governo. D’altra parte, “sono le istituzioni ad avere il ruolo fondamentale di scegliere le politiche”.

L’ITALIA VISTA DAGLI USA

Che le opportunità ci siano lo ha spiegato anche sir Martin Donnelly, presidente di Boeing Europe che ha aperto il dibattito dal lato industriale. “L’Italia è un partner storico e affidabile per gli Stati Uniti, uno dei Paesi leader dell’aerospazio in Europa”. Tra calo dei voli, previsioni di una lenta ripresa e focus sulle tecnologie disruptive, “abbiamo davanti a noi tante sfide, ma anche tante opportunità”. Il suggerimento per l’Italia è di muoversi verso “un sistema aerospaziale nazionale aperto, in grado di attrarre investimenti da grandi attori globali, come Boeing, rafforzando e sviluppando nuove capacità e fornendo accesso ai mercati internazionali”. Da parte sua, ha spiegato Donnelly, “Boeing è disposta a contribuire a tale sistema aumentando il valore della nostra presenza in Italia e attraverso l’integrazione con le realtà locali”.

RISCHIO SOVRAPPOSIZIONE DIFESA EUROPEA?

A margine, da Alessandro Profumo è arrivata la risposta ai timori che la Difesa europea (che procede, seppur lentamente) possa creare problemi ai rapporti transatlantici in campo militare. “Ogni euro che investiamo per sviluppare capacità europea rientrano nel sistema della Nato”, ha detto il manager. “Sappiamo che per l’Alleanza l’inter-operabilità rimane un elemento assolutamente chiave”. È questo il centro della questione: evitare sovrapposizioni e aumentare l’efficacia dell’impegno. “La Difesa europea sarà importante anche per ottimizzare la capacità di spesa”, evitando frazionamenti. In più, ha rimarcato Profumo, risponderà sempre “alla protezione dei valori dell’Occidente, e su questo non vedo contraddizione; anzi, i temi si rafforzano l’uno con l’altro”.



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