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Arriva lo strumento pluriennale per la Difesa (e non solo). Il punto di Guerini

Nello schema di legge di Bilancio c’è (finalmente) uno strumento pluriennale di finanziamento per la Difesa. Lo ha spiegato il ministro Guerini alle commissioni di Senato e Camera (insieme a dettagli su Tempest e G2G). Servirà per dare certezza a Forze armate e industria, per contribuire al rilancio del Paese e per aumentare la credibilità a Bruxelles e Washington

Modernizzare le Forze armate per affrontare scenari sempre più complessi, sostenere l’industria nazionale per il rilancio del Paese e presentarsi con maggiore credibilità tra Nato, Unione europea e rapporti con i principali partner (Stati Uniti in primis). Servirà a questo il nuovo strumento pluriennale della Difesa, spiegato oggi dal ministro Lorenzo Guerini durante l’audizione di fronte alle Commissioni Difesa di Senato e Camera per illustrare il Documento programmatico pluriennale 2020-2022, inviato al Parlamento poche settimane fa.

LO STRUMENTO PLURIENNALE

Lo schema di legge di Bilancio approvato ieri dal Consiglio dei ministri, ha annunciato il ministro, prevede l’introduzione di “uno strumento di finanziamento pluriennale a favore della Difesa”. È “uno snodo sostanziale per gli investimenti di settore”, ha spiegato il ministro, una novità attesa da tempo dal comparto per avere certezza finanziaria e programmatica. Sebbene si preannunci di orizzonte quindicennale (come i “fondoni” per le altre amministrazioni), non ci sono ancora i dettagli sulla sua dotazione, in attesa che lo schema complessivo arrivi al Parlamento. In ogni caso, ha detto Guerini, “oltre a dare certezza delle risorse disponibili, è destinato, attraverso la sua riproposizione nelle successive leggi di bilancio, a sostenere significativamente il processo di ammodernamento delle Forze armate, ed è perciò destinato ad incidere in maniera sostanziale sul bilancio complessivo della Difesa”.

I NUMERI

L’obiettivo è mantenere il trend emerso nell’ultimo Dpp. Il bilancio 2020 per la Difesa ammonta a 22,9 miliardi di euro, circa 1,5 in più rispetto allo scorso anno. Se si esclude la funzione “sicurezza del territorio”, scendono a 15,3 miliardi, ripartiti tra: personale (10,36 miliardi), esercizio (2,14 miliardi), l’investimento (2,81 miliardi, + 50% rispetto lo scorso anno). Come già preannunciato dal capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, si punta a confermare tale tendenza almeno per altre tre sessioni di bilancio, con la media di spesa europea (1,58% del Pil) da raggiungere “nel medio periodo”.

SFIDE POLITICHE

La sfida sarà per lo più politica con il passaggio in Parlamento, ed è per questo che Guerini ha invitato tutti a promuovere “un processo culturale di cui il Paese ha, secondo me, bisogno”. Invito rivolto prima di tutto proprio alla politica: serve “un dibattito importante per far capire l’importanza strategica degli investimenti nella Difesa, sia sotto il profilo delle esigenze delle Forze armate, sia sotto il profilo delle ricadute per l’industria nazionale”. E così, ha detto il titolare di palazzo Baracchini, “se in sede parlamentare verranno confermate le previsioni attualmente contenute nella legge di Bilancio per il 2021 almeno per il triennio successivo vi siano le condizioni per guardare al futuro in modo pragmatico e senza eccessive recriminazioni e con maggiore ottimismo”.

TRA NATO E UE

Lo strumento permetterà tra l’altro all’Italia di presentarsi con una maggiore credibilità a Bruxelles (lato Ue e Nato), e a Washington, da dove la nuova amministrazione continuerà a chiedere agli alleati di spendere di più nella Difesa. Se attuata, la novità di bilancio favorirà “la partecipazione dell’industria italiana ai più avanzati programmi di cooperazione internazionale”, ha spiegato Guerini. Lo strumento intercetterà le risorse in arrivo dall’Ue, le quali appaiono tuttavia “non ancora sufficienti”.

LA PARTITA DEGLI EDF

Il riferimento è soprattutto all’Edf, il fondo per cui attualmente si prevedono 7 miliardi per sette anni (2021-2027), a fronte dei 13 proposti inizialmente dalla Commissione. In ogni caso, ha ricordato il ministro, verranno erogati nella formula del co-finanziamento, “che richiede comunque un impegno finanziario da parte degli Stati membri, nonché la capacità dell’industria di presentare progetti competitivi, innovativi e quindi in grado di ottenere i finanziamenti parziali che il fondo assicura”.

TRE OBIETTIVI

Sul fronte interno, il nuovo strumento pluriennale consolida i tre obiettivi del Dpp spiegati da Guerini alle Commissioni: valorizzare le lezioni apprese durante l’emergenza Covid (per cui la Difesa ha fornito un contributo rilevantissimo), per situazioni analoghe che dovessero presentarsi in futuro; proseguire l’adeguamento dello strumento militare; concorrere all’indispensabile azione di rilancio economico del Paese, grazie all’industria della difesa. È per questo che “nel Dpp 2020 è previsto per il prossimo triennio l’avvio di 40 programmi di ammodernamento, con volumi superiori a 5 miliardi di euro per ogni anno”.

IL FOCUS TECNOLOGICO

Come aveva già anticipato Guerini, è forte il focus sulle tecnologie disruptive. Il Dpp “interviene con convinzione nello sviluppo e nell’acquisizione di capacità e sistemi, sempre più interconnessi e in grado di inter‐operare tra di loro, nonché trasversalmente in tutti e cinque gli attuali domini operativi e in un ambiente a sempre più spiccata connotazione digitale”. Riferimenti importanti alle capacità di comando e controllo, nonché alla sorveglianza e a domini a più forte crescita: cyber e spazio.

IL MEDITERRANEO ALLARGATO

Tale consapevolezza nasce dall’osservazione degli scenari operativi, moderni, ibridi e in costrante evoluzione. Il riferimento prioritario è al “Mediterraneo allargato” lì dove si uniscono “da un lato, il tema della fondamentale tutela dei nostri interessi nazionali e, dall’altro, del nostro tradizionale ruolo dialogante con tutti gli attori della regione”. La preoccupazione riguarda l’aumento di complessità dell’area, “con particolare attenzione a fenomeni insorgenti che la caratterizzano”. A fronte di tale complessità, “per tutelare gli interessi nazionali” rimane “ineludibile” procedere con convinzione sulla integrazione interforze, per uno strumento militare “sempre più moderno, tecnologicamente omogeneo, fortemente integrato e bilanciato tra tutte le sue componenti”.

I RITORNI INDUSTRIALI

Posta l’analisi dello scenario e ribadito il focus sul digitale, il documento privilegia inoltre “la ricaduta nazionale degli investimenti”. Si punta a fare della Difesa un settore trainante dell’economia nazionale approfittando dalla capacità del comparto di essere “sulla frontiera tecnologica”. Soprattutto in questa fase, ha detto il titolare di palazzo Baracchini, “dobbiamo sviluppare pienamente l’intero potenziale esprimibile dall’industria di settore, conciliando al meglio le esigenze delle Forze armate con le necessità del comparto industriale e dando priorità a quelle con maggiori effetti positivi sull’economia nazionale”. Non è un caso che le risorse del Dpp per i nuovi programmi si concentrino per l’80% sul comparto industriale nazionale. Si preannuncia un circolo virtuoso: “le Forze armate sono clienti esigenti che, necessitando di prodotti all’avanguardia, stimoleranno l’industria ad essere ancor più efficace e globalmente competitiva”.

E IL TEMPEST?

Si inserisce in tale ottica la partecipazione al programma Tempest (con Regno Unito e Svezia) per un velivolo di sesta generazione. “rappresenta un’opportunità strategica che garantirà significativi sviluppi per la filiera nazionale”. Nel Dpp il Tempest figura tra i programmi prioritari ma privi di copertura finanziaria. In realtà, ha specificato Guerini oggi, “le risorse necessarie sono state individuate all’interno del programma operante Eurofighter”. Perché? “Perché il Tempest passa attraverso la transizione tecnologica che riguarda tale velivolo”. In termini strategici, l’obiettivo è “essere protagonisti del programma”. In ambito europeo si discute della possibile convergenza tra le due cordate attualmente esistenti (oltre al Tempest c’è l’Fcas di Francia, Germania e Spagna). “Sarà opportuno presentarsi a quell’appuntamento già con un ruolo ben definito”.

PROVE DI G2G

Rilevante, infine, il riferimento a due priorità a stretto giro spiegate dal ministro. Primo, “lo sviluppo di una chiara Strategia industriale della Difesa che consenta di rafforzare ulteriormente la cooperazione tra Difesa, industria e Università”. Secondo, la piena attuazione di un supporto efficace all’export, attraverso il meccanismo del G2G”, gli accordi governo-governo. Su questo è già partita la prima applicazione con l’Austria sul fronte elicotteristico. “La scorsa settimana – ha concluso Guerini – ho firmato una lettera di intenti con la mia omologa austriaca per l’avvio di un processo di collaborazione che costituirà un primo significativo esempio delle potenzialità di questo nuovo strumento”.



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