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Nasce l’Università della Difesa italiana. Ecco tutti i dettagli

I ministri Guerini e Manfredi hanno lanciato a Roma la nuova “Università della Difesa”. Nascerà dalla riconfigurazione del Casd, presieduto dal generale Fernando Giancotti, che ha aperto oggi l’anno accademico 2020-2021. A guidare il Comitato ordinatore c’è il professor Alberto Felice De Toni

Nasce in Italia l’Università della Difesa. Servirà a formare i nuovi professionisti del settore, per dotare il Paese di “un’intelligenza collettiva” sulle complesse sfide di un mondo sempre più competitivo e denso di minacce, vecchie e nuove, tra pandemia e tecnologie disruptive. È il frutto della riconfigurazione del Centro alti studi per la Difesa (Casd), presieduto dal generale Fernando Giancotti, che oggi ha inaugurato l’anno accademico con i ministri Lorenzo Guerini e Gaetano Manfredi, il quale ha tenuto per l’occasione una lectio magistralis su “Formazione, Dirigenza e rilancio del Paese”.

IL PERCORSO

Già lo scorso anno il Casd presentava a Roma il master di secondo livello in “Leadership, change management and digital innovation”, l’apripista del programma ValForDife per la valorizzazione della formazione della Difesa, affidato al Centro dal ministro della Difesa. Il generale Giancotti spiegava nella “promozione della capacità di cambiamento della Difesa” l’obiettivo di un progetto che punta a dotare il Paese di una struttura paragonabile alla National Defense University americana, pressoché assente negli altri Paesi europei. Oggi è diventato realtà, grazie “a un vero lavoro di sistema” che, ha notato Giancotti, vuole “promuovere la conoscenza superando le barriere organizzative”.

DE TONI ALLA PRESIDENZA DEL COMITATO

Il progetto sarà inizialmente sperimentale e triennale, con la riconfigurazione del Casd in “Scuola superiore ad ordinamento speciale della Difesa” (Ssosd), dedicata all’alta qualificazione e ricerca nel campo delle scienze della difesa e della sicurezza. La riconfigurazione (possibile grazie a quanto previsto dal Decreto Rilancio) è affidata a un “Comitato ordinatore”, alla cui presidenza è stato eletto all’unanimità Alberto Felice De Toni, già rettore dell’Università di Udine, professore di ingegneria economico-gestionale e presidente della Conferenza nazionale dei Rettori delle università italiane. È stato designato nel Comitato dal ministro Manfredi. Insieme a lui ci saranno il generale Giancotti (segretario del Comitato), Marina Iaderosa, Giuseppe Recinto e Angelo Tursi. Dovranno attivare l’offerta formativa della Scuola sulla base di un piano strategico.

LE AREE DI SVILUPPO

Già dal prossimo anno accademico, la Scuola organizzerà corsi di dottorato di ricerca triennali nell’ambito delle Scienze della difesa e sicurezza, corsi accreditati dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca e si svolgeranno in collaborazione con altri atenei. Oltre agli ambiti tradizionali (scienze strategiche e studi giuridici) il focus sarà soprattutto su sviluppo e innovazione, ha spiegato il generale Giancotti. Tra digitale, cyber-security e tecnologie disruptive, siamo alla “nuova frontiera della formazione e della ricerca”.

IL VALORE DELLA FORMAZIONE

L’esigenza è forte. La pandemia, ha spiegato Gaetano Manfredi, ha esacerbato problemi economici e sociali già presenti, tra bassi investimenti in ricerca e sviluppo, “un mercato del lavoro che premia poco le competenze e “l’eccessivo divario tra diverse zone del Paese e segmenti della società”. È per questo che serve una rilancio della formazione d’eccellenza, ha notato il titolare dell’Università e della ricerca, puntando da subito sulle eccellenze di cui dispone la Penisola: competenze scientifiche, industria ad alta tecnologia e “un fiorire di start up e spin-off che sembrano essere il potenziale seme della rinascita industriale nella logica della tecnologia avanzata”. Il tutto alla luce di un mondo attraversato da globalizzazione e digitalizzazione, ha rimarcato Manfredi.

SOVRANITÀ TECNOLOGICA

Il primo fenomeno ha comportato l’emersione di nuove realtà nell’ambito della ricerca internazionale. Il riferimento del ministro è alla Cina e agli altri Paesi emergenti che hanno accresciuto “la competizione globale sulla ricerca, a volte in modo anche aggressivo rispetto ai Paesi occidentali”, ragion per cui “la necessità della sovranità tecnologica è entrata così prepotentemente nell’agenda europea”. Considerando anche le indicazioni di Bruxelles sul Recovery Plan (“tra formazione, ricerca e digitale”, per il ministro “solo una diffusa formazione di qualità ci consentirà di mantenere un ruolo di leadership in un mondo basato sempre di più su tecnologie e competizione”. Da parte sua, ha detto Manfredi, “il Casd deve offrire un contributo di guida e indirizzo anche per la società”.

UN “RISULTATO STORICO”

Ne è convinto anche Lorenzo Guerini, che ha parlato di un “risultato storico” per la trasformazione del Casd in Scuola superiore. “È un punto di partenza”, ha aggiunto, per diventare “riferimento imprescindibile in chiave inter-forze per la formazione del personale, militare e civile, anche esterno al Dicastero” e dunque un vero e proprio “think-hub della Difesa”. Ciò, ha notato Guerini, è “di rilevanza ancora maggiore oggi a fronte della situazione emergenziale che stiamo vivendo e delle sfide che si profilano per il futuro”. È il contesto che impone dunque un ripensamento della Difesa, declinato nella modernizzazione delle Forze armate (per cui aumentano gli investimenti) e nell’attenzione alla formazione d’eccellenza, nell’ambito di “un rinnovato impegno culturale”. Anche perché “nel vantaggio tecnologico della nostra industria c’è un pezzo rilevante della nostra sovranità nazionale”.

SFIDE OPERATIVE

L’esigenza di un nuovo slancio formativo è stata evidenziata anche dal generale Enzo Vecciarelli, capo di Stato maggiore della Difesa: “La conoscenza resta un pilastro irrinunciabile per fronteggiare le attuali sfide in un contesto geopolitico in costante evoluzione”, a partire da quello a noi più vicino. “Eventi preoccupanti si addensano ai nostri confini”, ha chiosato il generale. Nel Mediterraneo allargato “ci sono complessità crescenti e la competizione strategica tra Stati è cambiata”. Alle Forze armate, ha aggiunto Vecciarelli, “serve un rapido processo decisione”, ovvero una “intelligenza collettiva coraggiosa, capace, preparata e determinata”. Si lega alla trasformazione digitale e inter-forze che la Difesa sta promuovendo da tempo, pure per adattarsi ai nuovi domini operativi (cyber e spazio) in cui “occorre investire in modo continuativo e sempre più mirato a livello formativo”. In termini strategici, ha concluso il generale, si punta a “evitare di poter essere colti di sorpresa dalla prossima crisi, che potrebbe non essere una pandemia”.

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