Il ministro Guerini è atteso in Qatar per una due-giorni tra industria, cooperazione militare e confronto su Libia e Afghanistan. Per l’Italia potrebbe arrivare una nuova rilevante commessa, questa volta nel campo dei velivoli d’addestramento, per cui l’Emirato manifesta da anni un certo interesse
Cooperazione nel settore della formazione militare, rafforzamento della collaborazione industriale e aggiornamento sulla situazione in Libia e in Afghanistan. È questa, in estrema sintesi, l’agenda della visita in Qatar del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ricambia il passaggio di settembre del collega Khalid bin Mohammad al Attijah a La Spezia, negli stabilimenti di Fincantieri a Muggiano in occasione dell’avvio dei lavori sul primo pattugliatore realizzato dal Gruppo di Trieste per le forza navali di Doha. Ora, il rapporto potrebbe consolidarsi ulteriormente con un’importante commessa per gli addestratori di Leonardo M-346, sul tavolo da mesi e rilevanti per l’intero sistema nazionale.
ADDESTRATORI AL QATAR?
L’interesse del Qatar per le capacità italiane nel campo dell’addestramento non è nuovo. Lo scorso febbraio, l’addetto militare alla Difesa, il generale Hilal Ali Almuhannadi, ha fatto visita alla Scuola di Aerocooperazione di Guidonia, il centro interforze dove dieci ufficiali qatarioti erano impegnati per corsi in simulazione avanzata. A luglio 2019 era stato il sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica di Doha a venire a Roma per colloqui con la controparte italiana, preceduti da una visita alla scuola internazionale di volo di Galatina, in provincia di Lecce. Visita focalizzata sull’Integrated training system, alias T-346, sistema integrato per l’addestramento avanzato dei piloti destinati alle linee di combattimento. L’addestratore di Leonardo era stato apprezzato già l’aprile precedente (sempre a Lecce) da rappresentanti del Qatar, nonché a novembre 2018 in occasione del tour mediorientale organizzato dall’azienda con l’Aeronautica italiana.
IL RILANCIO DEI RAPPORTI
D’altra parte, proprio la collaborazione industriale in campo militare è al centro del rilancio tra Italia e Qatar degli ultimi anni. Nel 2016 Fincantieri siglò il contratto per sette navi (tutte in costruzione nei cantieri italiani del Gruppo) e circa 4 miliardi di euro. Fu “il sistema-Italia” a vincere la commessa, con il coinvolgimento sul programma di Leonardo, Mbda ed Elettronica, e il supporto istituzionale essenziale per l’export del comparto militare. Il contratto prevedeva la costruzione di quattro corvette, una nave anfibia (Lpd) e due pattugliatori (Opv, uno varato lo scorso settembre), tutti con i relativi servizi di supporto decennali.
IL RUOLO DI FINCANTIERI
Una fiducia importante, confermata lo scorso gennaio quando il Gruppo guidato da Giuseppe Bono ha siglato a Doha un’intesa con Barzan Holdings, società posseduta al 100% dal ministero della Difesa qatariota. Alla firma era presente anche il ministro Al Attiyah (a Muggiano anche a luglio 2018 per il tagli di lamiera sulla prima corvetta), insieme ai vertici delle Forze armate del Paese, ben collegati a Barzan Holding essendo essa responsabile per il potenziamento delle capacità militari dell’Emirato. L’intesa metteva nero su bianco l’obiettivo di rafforzare la partnership strategica, la possibilità di ordini per nuove unità già nel 2020 e la prospettiva di gestire l’intera flotta navale del Qatar.
I RAPPORTI ISTITUZIONALI
Ma il livello industriale si intreccia a quello istituzionale. L’intesa in questione era arrivata a pochi giorni dalla visita nell’Emirato del presidente Sergio Mattarella. Il colloquio del capo dello Stato con l’emiro Tamim Bin Hamad (che Guerini incontrerà domani) era stato seguito allora da una colazione con gli amministratori delegati delle principali aziende italiane, tra cui anche Fincantieri. Nel 2019, secondo l’Istat, l’interscambio Qatar-Italia è stato pari 2,6 miliardi di euro, in aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Pesa in particolare il campo militare: a marzo 2018 è arrivato l’ordine dall’Aeronautica del Qatar per 28 elicotteri militari NH90, prodotti da Leonardo (che agisce in qualità di prime contractor) insieme al gruppo franco-tedesco Airbus e all’olandese Fokker.
E infatti, si legge nella nota del ministero della Difesa sulla visita di Guerini, nei rapporti tra Doha e Roma c’è “un posto di rilievo” per “le numerose industrie italiane nel settore della Difesa, che sono impegnate in progetti ambiziosi e di altissimo valore tecnologico”.
IL RUOLO DI DOHA TRA LIBIA…
Non c’è però solo industria. Nel quadrante mediorientale, anche grazie al rafforzamento delle relazioni con i Paesi europei, il Qatar si dimostra da tempo determinato a uscire dall’isolamento in cui le altre monarchie del Golfo (Arabia Saudita in testa) hanno cercato di rinchiuderlo tre anni fa anni, con l’accusa di sostenere le ambizioni iraniane nella regione mediorientale e di offrire supporto ai Fratelli Musulmani in Egitto e a gruppi integralisti come Hamas. Il risultato di tale attivismo è stata l’acquisizione di un ruolo rilevante sulla crisi libica, in cui il Qatar si presenta come principale sponsor (insieme alla Turchia) del premier del Governo di accordo nazionale Fayez al Serraj, interlocutore irrinunciabile per il delicato processo di pace che si sta costruendo da settimane.
… E AFGHANISTAN
Doha è anche il centro dei negoziati per la pacificazione dell’Afghanistan, anch’essi tutt’altro che facili considerando la fragile condizione di sicurezza del Paese, dove si continuano a sperimentare attacchi da parte dei talebani. L’Italia guarda con attenzione l’evoluzione dei negoziati. Nel Paese ci sono 800 militari italiani nell’ambito della missione a guida Nato Resolute Support della Nato. Non si esclude una rimodulazione “in senso riduttivo” nel caso di un miglioramento delle condizioni di sicurezza, in accordo con gli alleati e sempre a condizione del rispetto dell’accordo da parte dei talebani.