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Innovatori: Giuseppe Cicero: l’innovazione è 3D

Giuseppe Cicero

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com.
Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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Giuseppe Cicero: l’innovazione è 3D

“Everything should be made as simple as possible, but not simpler. Albert Einstein
Tutto dovrebbe essere reso chiaro quanto possibile, ma non più semplice. Albert Einstein”
Questa massima ispira Giuseppe Cicero. Nonostante la giovane età, è nato nel 1990, può vantare già un curriculum di altissimo livello. Docente di Odontoiatria all’Università Europea di Madrid, inserito da Forbes tra i 30 under 30 più influenti in campo medico a livello europeo, cofondatore di una start-up di successo, Oral 3D, è tornato a far parlare di sé a ottobre 2020 con due articoli pubblicati sulla rivista scientifica “The Journal of Craniofacial Surgery” scritti con il Prof. Piero Cascone, Professore Associato di Chirurgia Maxillo Facciale Università La Sapienza. Queste pubblicazioni aprono nuovi scenari nell’odontoiatria e mostrano come le più moderne tecnologie possano offrire cure sempre più su misura per i difetti ossei dentali e maxillo facciali.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Un innovatore è chi si impegna nell’aiuto del prossimo; innovatore è anche colui che propone radicali revisioni e nuove soluzioni. Il mio mestiere di dentista parodontologo mi porta a fare proprio questo con grande passione ogni giorno: il mio scopo è far tornare a sorridere le persone.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Intelligenza artificiale, deep learning e machine learning. L’intelligenza artificiale coinvolge tutte quelle operazioni caratteristiche dell’intelletto umano ed eseguite da computer: pianificazione, la comprensione del linguaggio, il riconoscimento di oggetti e suoni, l’apprendimento e la risoluzione dei problemi. Il machine learning, o apprendimento automatico, è essenzialmente una strada per l’attuazione dell’intelligenza artificiale. L’apprendimento approfondito o deep learning è uno degli approcci all’apprendimento automatico che ha preso spunto dalla struttura del cervello, ovvero l’interconnessione dei vari neuroni.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Un leader deve costruire un gruppo di persone che siano in grado di lavorare proficuamente insieme. È ciò che ho imparato nelle mie diverse esperienze, dal gruppo di specializzandi con cui mi trovo a operare all’Università di Madrid ai colleghi della start-up Oral3D con cui abbiamo conseguito importanti risultati.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Il mio direttore dell’università in America: mi ha dato sia insegnamenti professionali che una lezione di vita. Grazie a lui, infatti, ho imparato il mestiere e ho acquisito la grinta necessaria ad affrontare la mia professione; tuttavia, proprio lui, con comportamenti discutibili in una fase successiva, mi ha dato una dimostrazione di come la vita sia complessa e mi ha reso più forte caratterialmente.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Più grande paura: perdere tutti i capelli!!!!!! Scherzi a parte, in questo periodo di incertezze tutti abbiamo paura del futuro, anche se proprio in questi momenti difficili nascono grandi idee. La paura di non poter viaggiare a causa della pandemia in corso e non poter raggiungere le mie sedi di lavoro estere, ma grazie alla tecnologia e alla telemedicina oggi sono riuscito a continuare a lavorare a distanza e portare avanti le mie ricerche.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Attualmente sto lavorando alla tecnologia 3D applicata all’odontoiatria e alla chirurgia maxillo-facciale, che rappresenta la nuova frontiera per diagnosi e cure su misura. Anzitutto, modifica il rapporto fiduciario tra medico e paziente, con una verifica da parte del paziente stesso con i propri occhi del tipo di intervento che dovrà eventualmente subire; in secondo luogo, permette il passaggio da una diagnosi solo visiva ad una anche di tipo tattile. Infine, questa nuova tecnologia democratizza il tridimensionale grazie ai costi contenuti e apre orizzonti inediti alla prevenzione e alla realizzazione di operazioni virtuali, ma anche a nuove applicazioni nel campo del maxillo-facciale attraverso la riproduzione dell’intero cranio. Con la stampa 3D diventa possibile migliorare le diagnosi e limitare il più possibile gli errori clinici, creando una chirurgia sempre più su misura di precisione. Viene facilitata la conversione di TAC in modelli 3D con tre semplici click, rendendo la procedura accessibile a tutti. In breve, si limitano gli errori, si velocizzano le terapie e si possono programmare e simulare chirurgie in modo preciso.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare.
R. Penso che le emozioni più grandi risiedano nelle piccole cose, per esempio poter vedere un mio paziente ricominciare a sorridere sicuramente suscita in me più gioia di quanta ne provi lui stesso, sono orgoglioso di aver svolto al meglio il mio lavoro, ma lo sono ancora di più nel vedere quanto un piccolo gesto come questo possa migliorare la vita di un paziente! Ciò che suscita in me più rabbia è notare come in Italia purtroppo in molti casi i giovani non vengano valorizzati come sarebbe invece giusto fare. Vedere come i ragazzi pieni di entusiasmo e voglia di fare siano costretti a raggiungere luoghi di studio al di fuori dell’Italia perché nel nostro paese non gli vengono offerte grandi opportunità di lavoro, io stesso ne sono una prova avendo studiato per diversi anni all’estero.

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