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Israele e la Palestina, due popoli due Stati. L’opinione di Pirani (Uiltec)

Ieri la giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese. Ma per assicurare stabilità all’area del Medio Oriente occorre creare lo Stato palestinese, ma anche riconoscere il diritto all’esistenza dello Stato ebraico. Dal reciproco riconoscimento di entrambi si può guardare serenamente al futuro. Il pensiero del leader della Uiltec nazionale

Impegnarsi per favorire dialogo reciproco, per far sì che due parti arrivino a riconoscersi reciprocamente, perché due popoli si ritrovino in due Stati. È un vero e proprio percorso di pace che deve caratterizzare lo stato di Israele e la Palestina. La comunità internazionale deve lavorare molto affinché le due realtà compiano questo cammino di pace fino in fondo.

LA POSIZIONE DELLA UIL

Ha cinguettato ieri su Twitter Pier Paolo Bombardieri, segretario generale della confederazione sindacale a cui fa riferimento chi scrive: “La Uil è da sempre impegnata nella ricerca di una soluzione alla questione palestinese. Abbiamo collaborato con gli amici del sindacato palestinese e di quello israeliano e continueremo a farlo per rafforzare i diritti dei lavoratori e il ruolo del sindacato”. È proprio questo il senso di marcia che ieri ha mosso la Uil a partecipare, insieme agli altri sindacati e a molteplici associazioni, alla conferenza “Riconoscere lo Stato di Palestina. Pace giusta tra Palestina ed Israele”, patrocinata dalla città di Assisi, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese, indetta dalle Nazioni Unite. Si tratta di un passo importante per la Uil, considerando che proprio questa confederazione, dal 18 febbraio 1992, in un’assemblea avente all’ordine del giorno la questione internazionale, sancì il rafforzamento della collaborazione col sindacato israeliano Histadrut, mettendo la causa palestinese e quella israeliana sulla base della succitata prospettiva: “Due popoli, due Stati”.

APPUNTAMENTO A GERUSALEMME

Il rapporto della Uil con Israele si è consolidato anche attraverso l’iniziativa “Appuntamento a Gerusalemme” a cui presi parte per la prima volta nel 2002.La scelta politica di quel viaggio per me è stata quella di testimoniare il diritto di Israele ad esistere, ora e sempre come paese, come popolo, come Stato, come democrazia. Avendo al fianco uno Stato palestinese ben strutturato ed organizzato che riconosca lo Stato israeliano ed il suo diritto ad esistere. Sono fermamente convinto che Israele rappresenti l’unica democrazia di chiara impronta occidentale in tutto Medio Oriente. È come se un pezzo d’Europa avesse trovato spazio in quell’area, fin dal tempo della sua fondazione statuale. È vero: i palestinesi vivono una loro condizione caratterizzata da problemi e sofferenze, ma è pur vero che Israele è una realtà geopolitica grande quanto la regione del Lazio, con circa 9 milioni di abitanti, circondata da decine di milioni di arabi e sottoposta a continui attacchi terroristici.

IL RUOLO DEGLI USA

È importante che nelle stesse ore in cui il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden sentiva al telefono il presidente israeliano Reuven Rivlin e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, l’Autorità nazionale palestinese abbia annunciato annunciato di riprendere i rapporti con Israele, interrotti dallo scorso maggio a seguito dei piani di annessione di parti della Cisgiordania da parte dello Stato ebraico. Le relazioni dirette tra le parti sono la prova di fiducia tangibile a sostenere il giusto dialogo verso una pace giusta.

LO SPAZIO D’AZIONE DELLA UE

Anche L’Unione europea può fare molto: può diventare il garante internazionale di un progetto di pace, perché ne ha l’autorità morale che le deriva dall’essere l’esempio tangibile di costruzione di istituzioni comuni per via pacifica tra nazioni che si sono combattute per secoli e hanno abbandonato le passate velleità coloniali. L’Unione possiede la forza economica e anche la struttura istituzionale per agire avendo inserito la politica estera e di difesa nei Trattati.

LA COMUNE SENSIBILITÀ DEI LAVORATORI

Insomma, mai come ora, occorre determinare le condizioni per una convivenza in cui le aspirazioni delle persone e la prospettiva dei due Stati possa trovare la soddisfazione reciproca delle due parti in causa. Quel che può fare il sindacato è evidente: trovare il comune denominatore della comprensione tra i due popoli attraverso il comune denominatore della sensibilità espressa dai lavoratori palestinesi e quelli israeliani e caratterizzata dalla tutela comune dei diritti.

BISOGNO DI STABILITÀ

Il Medio Oriente ha bisogno di stabilità e il diritto ad esistere dello Stato di Israele e la creazione dello Stato della Palestina possono essere la condizione per assicurare questa necessità all’intera area.

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