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La prima di Biden? Sarà al G20 a guida italiana. L’amb. Benassi racconta l’agenda

Di Pietro Benassi
Ambiente, ricchezza, sviluppo sostenibile, energia, Africa. Pietro Benassi, consigliere diplomatico del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, racconta la sfida della presidenza italiana del G20

 

La Presidenza del G20 sarà una grande vetrina per l’Italia, che ci dovrà consentire di mettere in mostra il dinamismo del nostro Paese e valorizzare le eccellenze diffuse sul nostro meraviglioso territorio.

Il 2021 sarà un anno cerniera, in cui la comunità internazionale sarà chiamata a mostrare coraggio e ambizione per vincere le sfide imposte dall’attuale situazione di crisi: dalla pandemia ai cambiamenti climatici, dal sostegno all’innovazione, al commercio internazionale. La nostra presidenza continuerà a promuovere il concetto di salute quale bene pubblico globale e a mantenere alto l’impegno internazionale nella risposta al Covid-19 e nel rafforzamento dei sistemi sanitari. Partendo da questa premessa, dobbiamo anche essere lungimiranti, guardando, oltre la pandemia, alle molteplici sfide globali da affrontare con urgenza e senso di responsabilità. E con l’obbligo morale di volgere lo sguardo alle future generazioni.

L’Italia, oltre a presiedere il G20, sarà chiamata nel 2021 a co-organizzare la Cop26 sui cambiamenti climatici, insieme al Regno Unito. Assumeremo quindi un ruolo di notevole rilievo di fronte ad alcune delle scelte più importanti dei nostri tempi. Assieme alla Commissione europea, l’Italia ospiterà inoltre il Global health summit, ulteriore tassello di un anno che ci vedrà, ancor più del solito, al centro delle questioni globali.

Il nostro programma G20 si articolerà intorno al trinomio people, planet, prosperity. Si tratta di un messaggio preciso. Dobbiamo prenderci cura del pianeta e delle persone con un approccio integrato, assicurando una forte ripresa economica che sia al contempo inclusiva, resiliente e sostenibile.

Il primo pilastro, people, indica che le politiche dovranno essere incentrate sulle persone. Ciò significa affrontare con determinazione povertà e disuguaglianze, creando le premesse per tutelare i più vulnerabili e favorire l’empowerment femminile. Nei singoli Paesi, con un focus su giovani e lavoratori precari, e tra aree geografiche, Africa in primis.

Nel secondo pilastro, planet, saremo chiamati a rilanciare ambiziosi impegni per migliorare l’efficienza energetica, abbattere le emissioni, salvaguardare l’ambiente e la biodiversità. Ciò implica un’incessante azione di raccordo a livello internazionale, ma anche uno sforzo di sistema a livello nazionale, vale a dire con le amministrazioni pubbliche, le imprese all’avanguardia dell’innovazione e la società civile.

Nel terzo pilastro, prosperity, ci concentreremo sulle s de poste dalla rivoluzione tecnologica. La digitalizzazione crea ricchezza, ma per troppo tempo è stata fonte di precarietà e disuguaglianze. Dobbiamo invece renderla “un’opportunità per tutti”, puntando ad esempio a ridurre il divario digitale. Quest’agenda ha la forza di essere pienamente coerente con quella di governo, in particolare con i lavori volti a massimizzare l’impatto dei fondi del Next generation Eu. Questo ci aiuterà a guidare il resto della membership muovendoci in modo coerente: dal nostro Paese al piano europeo e quindi a livello globale.

Con questo spirito ci accingiamo ad assumere la presidenza G20. Ricordando la celebre espressione dell’ex premier indiano Nehru: “Crises have at least this advantage, that they force us to think”, concludo con la certezza e l’impegno che la nostra presidenza opererà con determinazione per rendere la globalizzazione una forza trainante per l’attuazione dell’agenda 2030.

Avendo a mente che la ripresa globale non può e non deve essere solo una questione di Pil, ma un cammino verso il benessere di tutti i cittadini. Lo faremo puntando sulla nostra capacità di dialogo e sulla nostra determinazione a identificare, a fronte di complessi ostacoli negoziali dati dall’eterogeneità della membership del G20, soluzioni nuove che non sacri chino gli obiettivi. Abbiamo insomma di fronte un impegno gravoso ma che vogliamo rendere anche entusiasmante perché partendo dal presente esso dovrà declinarsi con riguardo al futuro del nostro pianeta.

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