Un tassello dopo l’altro, Joe Biden costruisce la sua squadra presidenziale. Dopo Blinken al Dipartimento di Stato e Yellen al Tesoro, il presidente-eletto democratico inizia a delineare il team per la politica estera. Il punto di Giampiero Gramaglia
Tre settimane dopo avere perso le elezioni presidenziali, Donald Trump ha dato via libera all’inizio della transizione dei poteri. L’annuncio via tweet ieri sera: “Nel miglior interesse del nostro Paese sto raccomandando che Emily (Murhpy, responsabile della General Services Administration, ndr) e il suo team facciano ciò che è necessario fare in riferimento all’avvio dei protocolli di transizione e ho detto al mio team di fare lo stesso”.
Finora, la Murphy aveva di fatto bloccato l’inizio del processo di transizione, compresi i briefing dell’intelligence al presidente eletto e l’accesso del suo staff a uffici, funzionari e risorse federali.
La svolta è giunta alla fine di una giornata fitta di nomine da parte del presidente eletto Joe Biden e dopo che il Michigan aveva certificato risultato elettorale, riconoscendo all’unanimità la vittoria nello Stato di Biden per circa 154 mila voti – il presidente uscente aveva fatto pressioni per ritardare l’atto. Ora per Trump sarà più difficile mettersi di traverso, mentre il presidente eletto, che ha ieri confermato la scelta della sua squadra di politica estera e di sicurezza, potrà accelerare sul percorso verso l’insediamento il 20 gennaio.
Sempre su Twitter, Trump ha ringraziato la Murphy per le sue “dedizione e lealtà al nostro Paese”, affermando che la funzionaria è stata “tormentata, minacciata e maltrattata”. Trump non ammette, però, la sconfitta e assicura che “continueremo la battaglia e credo che vinceremo”: le azioni legali vanno avanti contro “quelle che saranno giudicate le elezioni più corrotte nella storia politica Usa”.
Intanto, la Georgia conta da oggi per la terza volta i suoi voti, su richiesta dei legali del magnate. L’operazione dovrà essere conclusa entro il 2 dicembre. In Georgia, Biden ha vinto per 12.670 voti su circa cinque milioni di schede, ma le autorità elettorali non prevedono che il nuovo spoglio cambierà il risultato.
Pressioni su Trump perché lasci
La decisione di avviare la transizione è arrivata dopo una serie di segnali negativi per l’Amministrazione Trump. La General Motors l’ha ‘scaricata’ nello scontro con la California sulle norme per le emissioni e s’è schierata con lo Stato e il presidente eletto.
In un comunicato, la Gm dice di ritenere che “gli ambiziosi obiettivi sull’elettrico” suoi, di Biden e della California “siano allineati per affrontare il cambiamento climatico con una drastica riduzione delle emissioni” e si dichiara fiduciosa che “l’Amministrazione Biden, la California e l’industria dell’auto, che sostiene 10,3 milioni di posti di lavoro, possano collaborare”.
Poi, oltre 100 repubblicani esperti in sicurezza nazionale hanno scritto una lettera aperta, chiedendo l’avvio della transizione immediato, denunciando “significativi rischi alla sicurezza nazionale”, mentre “gli Stati Uniti affrontano una pandemia globale e minacce da avversari e terroristi”. L’elenco dei firmatari comprende, fra gli altri, l’ex responsabile della Sicurezza interna dell’Amministrazione Bush Tom Ridge, l’ex direttore della Cia Michael Hayden e l’ex direttore dell’intelligence John Negroponte.
Infine, analogo passo si apprestavano a fare oltre 100 imprenditori e finanzieri di New York, fra cui alcuni grandi donatori del partito repubblicano.
Biden: Yellen al Tesoro e la squadra di politica estera
Biden ha scelto l’ex presidente della Fed, Janet Yellen, per la guida del Tesoro. Lo riferiscono unanimi vari media Usa: l’annuncio ufficiale è atteso nelle prossime ore o nei prossimi giorni. La Yellen sarà la prima donna nella storia a ricoprire l’incarico, dopo essere stata la prima donna a guidare la Federal Reserve, scelta da Barack Obama.
Ieri, il presidente eletto ha annunciato la sua squadra di politica estera, selezionata – ha spiegato – per consentire agli Stati Uniti di riprendersi “il loro posto a capo tavola del Mondo”: “Ho bisogno d’un team pronto sin dal primo giorno” e per questo “ho scelto persone esperte”, ma anche “innovative e fantasiose”.
Biden ha anticipato d’un giorno gli annunci previsti oggi: Anthony Blinken sarà segretario di Stato, Jake Sullivan consigliere per la Sicurezza nazionale e Linda Thomas-Greenfield rappresentante degli Usa all’Onu. L’ex segretario di Stato John Kerry sarà inviato speciale del presidente sul clima e siederà nel consiglio per la Sicurezza nazionale – a sottolineare l’importanza data al suo ruolo -.
Avril Haines, ex vice-direttrice della Cia ed ex vice-consigliera per la Sicurezza nazionale, sarà capo della National Intelligence, prima donna a guidare gli 007 statunitensi. Alejandro Mayorkas sarà responsabile del Dipartimento per la Sicurezza interna, una sorta di Ministero dell’Interno: ne era già stato il ‘numero due’ nell’Amministrazione Obama: è il primo ispanico e il primo immigrato in quel ruolo.
Sono tutte persone con cui Biden ha già lavorato, negli otto anni da vice di Barack Obama e durante la campagna.
Blinken, 58 anni, avrà il compito di riposizionare e rilanciare gli Stati Uniti sulla scena mondiale: iniziò la carriera diplomatica durante l’Amministrazione Clinton. Laureato ad Harvard, Blinken fa politica dalla fine degli Anni 80, quando contribuì alla campagna elettorale di Michael Dukakis. Nella campagna di Biden, ha avuto un ruolo di primo piano, sempre accanto al presidente ora eletto in tutte le decisioni più importanti.
È uomo colto, cresciuto con la madre a Parigi – c’è chi lo definisce “francofilo” – in una casa frequentata da artisti e intellettuali. Ha una band musicale chiamata ‘Ablinken’, che lui stesso suggerisce di seguire su Spotify nel suo account Twitter. Lui canta e suona la chitarra elettrica, registrando musica originale, con citazioni del rock classico Anni 70 e del R&B.
Biden: latte e miele con Ue e Nato; Trump progetta alleanza anti-Cina
Proseguendo i contatti con i leader mondiali, Biden ha ieri parlato, oltre che con il re di Giordania Abdallah II, coi vertici di Ue e Nato. Secondo il suo staff, alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, il presidente eletto ha testimoniato che “un’Unione europea forte è interesse degli Stati Uniti”, esprimendo “l’impegno ad approfondire e rivitalizzare la relazione Usa-Ue”. Tra le priorità della cooperazione, la lotta contro la pandemia e gli sforzi per la ripresa e il clima. In agenda anche Iran, Bielorussia, Ucraina e Balcani occidentali.
Nel colloquio col segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, Biden – dicono sempre sue fonti – “ha sottolineato l’importanza dell’Alleanza per la sicurezza Usa ed europea” e ha rinnovato “l’impegno degli Stati Uniti verso la Nato compreso il principio fondamentale della difesa collettiva in base all’articolo 5, nonché il desiderio di consultarsi cogli alleati su tutta la gamma delle questioni della sicurezza transatlantica”. Il principio di mutua difesa era stato più volte messo in discussione da Trump.
Nonostante sia ormai a fine corsa, l’Amministrazione Trump vorrebbe creare un’alleanza informale tra Nazioni occidentali per rispondere alla Cina quando usa i suoi poteri commerciali per esercitare pressioni su altri Paesi, ad esempio quando ne boicotta le importazioni, come accade con l’Australia che chiede un’indagine sulle origini del coronavirus. Secondo il Wall Street Journal, contatti sono stati avviati con alcune democrazie occidentali, anche se non si specifica quali, ma l’iniziativa ha poche chances di andare in porto per il poco tempo e lo scarso credito disponibili.