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Oggi il Michigan, domani la Georgia. Così Trump tenta il ribaltone

Biden nomina, Trump manda a casa. Mentre il presidente-eletto chiama a corte Ron Klain come Chief of Staff, il Tycoon terremota il Pentagono e si affida a un cerchio magico. Il punto di Giampiero Gramaglia

Il presidente eletto Joe Biden ha scelto il suo capo dello staff alla Casa Bianca: Ron Klain, avvocato e consigliere di lunga data di presidenti e vice-presidenti democratici. Klain, 59 anni, fu anche consigliere di Biden negli Anni 80, quando l’allora senatore presiedeva la Commissione Giustizia.

Con Klain, Biden riempie la prima casella della sua formazione. La scelta indica che Biden intende privilegiare esperienza e competenza, mentre il suo predecessore puntava su brillantezza e personalità. Klain era da mesi il favorito per l’incarico. Molto critico della gestione del coronavirus da parte del presidente Trump, fu ‘zar’ della lotta contro Ebola con l’Amministrazione Obama.

La conferma della scelta di Klain arriva mentre l’epidemia di coronavirus continua a stabilire giorno dopo giorno nuovi record: ieri, oltre 140 mila contagi in 24 ore. “Gli indicatori volgono al peggio”, avvertono gli esperti. Per la John’s Hopkins University, il numero dei contagi, alle 24.00 di ieri sulla East Coast, superava i 10.400.000 e quello dei decessi s’avvicinava a 241.800. C’è chi stima che, entro fine anno, i contagi saliranno tra i 300 mila e un milione al giorno.

E la Casa Bianca resta un luogo d’infezione: il direttore degli affari politici Brian Jack è risultato positivo, dopo avere partecipato, la scorsa settimana, alla notte elettorale voluta da Trump.

Ieri, Trump e Biden hanno celebrato lo stesso rito alla stessa ora in luoghi diversi: nel Veteran Day, anniversario dell’armistizio della prima guerra mondiale, Trump con la first lady Melania e Biden con la moglie Jill depongono una corona d’alloro sulla tomba del milite ignoto ad Arlington e davanti al monumento ai caduti di Filadelfia.

Immagini di un Paese spaccato, dove il presidente in carica dedica le sue energie a fare fuori chi non gli è stato abbastanza fedele e a contestare l’esito del voto. La campagna di Trump punterebbe, secondo il Wall Street Journal, a impedire di ricorso in ricorso che gli Stati in cui ha vinto Biden possano certificare i risultati delle elezioni, dando così ai governi statali repubblicani la possibilità di spostare i grandi elettori a favore del presidente.

Se si guarda ai suffragi popolari, Biden ha un vantaggio di oltre 5 milioni di voti su Trump – quasi il doppio di quello che ebbe nel 2016 Hillary Clinton: 77.320.379 a 72.221.116, mentre ancora si contano le schede – North Carolina e Georgia restano in bilico e la Georgia sta ricontando a mano tutte le schede, ma le autorità locali escludono brogli.

Ma non c’è da aspettarsi, riferisce la Nbc, che cita consiglieri del presidente, che Trump ammetta d’avere perso. L’incertezza alimenta una crescente frustrazione nella Casa Bianca, dove una parte dello staff ritiene la situazione “insostenibile”. E persino i collaboratori più stretti del magnate ammettono, in privato, che la vittoria di Biden è una questione di ‘quando’ più che di ‘se’.

Le purghe al Pentagono proseguono, dopo il siluramento del segretario alla Difesa Mark Esper, sostituito con Christopher Miller, e le dimissioni del vice-segretario James Anderson, rimpiazzato dal generale Anthony Tata, un passato di dichiarazioni islamofobiche, teorie cospirative e un’etichetta di “leader terrorista” affibbiata a Barack Obama. Cacciati altri due alti funzionari, sostituiti da personaggio con ruoli nel Kievgate e nella revisione del Russiagate in chiave Trump.


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