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Pandemia, Giacalone: l’Italia concentri gli sforzi su investimenti e programmazione. Il video

Pandemia, Giacalone: l’Italia concentri gli sforzi su investimenti e programmazione

Davide Giacalone è l’ospite del nuovo appuntamento con i Ten Minutes @TEN, il settimanale spazio di approfondimento su temi di attualità ospitato dal gruppo Hi Food, che controlla i marchi della ristorazione TEN Restaurant, California Bakery, Al Mare by TEN e Pasticceria Svizzera 1910. Con Davide Giacalone, di cui è appena uscito in libreria il suo ‘Addio Mascherine’, edito da Rubbettino, abbiamo analizzato il delicatissimo momento vissuto dall’Italia. Una fase di equilibrio più che precario, fra gestione quotidiana dell’emergenza e necessità di guardare in prospettiva.

Secondo Davide Giacalone, sia nell’intervista nei Ten Minutes @TEN, che nelle tesi sviluppate in ‘Addio Mascherine’, l’Italia ha l’enorme assillo di dover concentrare i propri sforzi sugli investimenti e la programmazione. Subito, non in un confuso futuro.

Dovrebbe avere, per meglio dire, questo assillo. Buona parte della classe dirigente, infatti, fa finta di non accorgersene e si limita a cercare di gestire al meglio l’emergenza legata alla pandemia. Non è ammissibile, sempre secondo Davide Giacalone, che l’Italia piegata su se stessa e in attesa dell’ennesimo sussidio, dell’ennesima versione dell’assistenzialismo tricolore, zavorri in modo fatale il paese che produce, innova, compete e vince la sfida quotidiana con i mercati esteri.

Le Mascherine richiamate dal titolo del libro, il gatto e la volpe di Collodi, incontrati ormai in disfacimento da un Pinocchio finalmente maturo al termine del leggendario capolavoro, sono i vizi di sempre. L’Italia della spesa pubblica fuori controllo, il paese del perenne assalto alla diligenza. Anno dopo anno e manovra dopo manovra. Un andazzo che ha creato le condizioni di difficoltà e arretratezza, che avevamo ben prima dello scoppio della pandemia e che ora risulta intollerabile non cancellare. Davide Giacalone ricorda come il nostro sistema normativo e i tempi della giustizia spingano a tutt’oggi il meglio di imprenditori e gruppi economici italiani a trasferire le sedi legali all’estero. Piuttosto che a creare società in altri paesi. Non, come si pensa sbrigativamente, per sfuggire al fisco, ma per poter far bene il proprio mestiere.

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