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Scuola basata sulla religione del dubbio e che formi un cittadino critico. Grazie paritarie!

La legge di Bilancio sta per approdare alle Camere: il Parlamento intervenga sulla qualità e continuità del servizio scolastico ed educativo offerto dalle scuole paritarie, di cui alla legge 10 marzo 2000, n. 62,

incrementando le risorse per il pluralismo scolastico, perché abbiamo bisogno di maggiori risposte non certo di minori risposte.

A maggior ragione incrementando il fondo, di cui all’art. 1 comma 616 della legge 232/2016, destinato alle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità allo scopo di riconoscere a ciascuno allievo disabile la copertura del docente di sostegno. I sostenitori di queste richieste sottolineano come sia una grave discriminazione, infatti, negare il docente di sostegno ad allievi svantaggiati imponendo il costo alla famiglia o alle scuole paritarie che, chiaramente, non possono sostenerlo. “Le scuole pubbliche paritarie, inoltre, ricordano la più assoluta disponibilità alla rendicontazione dei contributi; d) accogliendo gli annunciati finanziamenti europei (attraverso Sure, Bei, Mes, e Recovery Fund), che possono diventare la risorsa preziosa per realizzare e qualificare anche il sistema scolastico integrato”: “Autonomia, Parità scolastica e Libertà di scelta educativa”.

La verità è che l’alternativa alla pubblica rigidità scolastica è stata prevalentemente la scuola cattolica.

Il che ha rafforzato l’idea che solo la scuola pubblica sia laica, democratica, basata sulla religione del dubbio, capace quindi di formare un cittadino critico.

Ma questa scuola pubblica esiste?

Approfondiamo con Anna Monia Alfieri, fresca di un riconoscimento civile, l’Ambrogino d’oro, un attestato che per una persona come lei è solo un’occasione in più per anteporre e imporre all’attenzione i temi.

La crescente povertà formativa tra i giovani richiede che in attesa della legge di bilancio si familiarizzi con la sua battaglia civile.

Il costo standard. Anna Monia da tempo sta coinvolgendo laici e cattolici in favore del “costo standard di sostenibilità”: che ritiene il criterio principale per il finanziamento delle scuole.

Nel frattempo ha visto morire tantissimi istituti in questi mesi. E il sistema pubblico non ne ha certo aperte di più. Dove finisce questo scarto?

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