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Huawei spera in un reset con Biden. Ma…

Huawei aspetta Biden auspicando un “reset” delle relazioni con gli Usa dopo le tensioni con Trump. Ma secondo gli esperti è una pia illusione. Italia avvisata (specie dopo i casi Kkr e Iliad)… 

Huawei spera in un “reset” delle relazioni con gli Stati Uniti durante la presidenza di Joe Biden. Ad auspicarlo è Paul Scanlan, chief technology officer di Huawei Carrier Business Group, desideroso di superare presto le tensioni con l’amministrazione uscente, quella guidata da Donald Trump, secondo cui il colosso cinese, grande protagonista della rete 5G, rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale. A tal punto da aver ordinato il ban (come hanno fatto altri Paesi, tra cui Australia, ben prima degli Stati Uniti, e il Regno Unito) e aver rimarcato a più riprese agli alleati Nato i pericoli che possono emergere dall’affidare le reti di quinta generazioni al gruppo di Shenzhen.

Intervistato dalla Cnbc, Scanlan ha dichiarato che quando c’è “un cambio di governo, c’è sempre l’opportunità di resettare le relazioni”. Nonostante i problemi, Huawei rimane “ottimista”, ha continuato il dirigente: “Saremmo lieti di avere maggior dialogo”, ha aggiunto, sottolineando che “con il dialogo viene la comprensione, poi la fiducia, poi le persone possono fare affari insieme”.

Scanlan ha minimizzato i problemi di “fiducia” attorno alle apparecchiature Huawei, sottolineando che l’azienda è aperta al mondo, disposta a far ispezionare i suoi prodotti. Parole simili a quelle pronunciate recentemente da Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia. Che, a differenza di Scanlan, ha anche affondato il colpo contro l’amministrazione Trump e il Copasir sostenendo, come riportato da Formiche.net, che il gruppo sia stato vittima di una discriminazione su base geopolitica e non tecnica.

Che Huawei speri in un cambio di direzione a Washington era già stato chiaro nei giorni successivi il riconoscimento da parte dei media statunitensi della vittoria di Biden. Basti pensare che la scorsa settimana, come raccontato da Formiche.net, Huawei aveva deciso di sponsorizzare la newsletter di Politico Europe, lettura obbligata per chi si occupa di Unione europea. Obiettivo? Lanciare un messaggio chiaro, in linea con quello lanciato da Scanlan: “I governi possono andare e venire. Ma Huawei è qui per restare. Siamo impegnati per connettere l’Europa in tempi buoni e in quelli cattivi, oggi e nel futuro”.

Speranza o illusione? Lindsay Gorman, emerging technologies fellow presso l’Alliance for Securing Democracy al German Marshall Fund, ha spiegato nei giorni scorsi a Formiche.net che, “dato il consenso negli Stati Uniti e il crescente consenso tra le democrazie sulla minaccia che i fornitori ad alto rischio rappresentano nell’infrastruttura critica 5G, è improbabile che vedremo un significativo passo indietro su questo tema”.

Sulla stessa linea Brian Katulis, senior fellow del Center for American Progress, che a Formiche.net ha messo in guardia da tentazioni filocinesi anche il governo italiano (negli ultimi giorni sotto i rifletti statunitensi per i dossier Kkr e 3G/4G di Iliad): “Le crescenti preoccupazioni negli Stati Uniti per la strategia economica globale della Cina e i suoi sforzi di utilizzare la politica tecnologica per esercitare la sua influenza probabilmente emergeranno come un punto chiave nelle discussioni bilaterali Stati Uniti-Italia. Anche più che negli ultimi anni”, ha spiegato.



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