È un canto leggiadro, ma insidioso, quello delle sirene giallorosse verso il centrodestra. Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella, spiega come Salvini, Meloni e Berlusconi possono fare un’opposizione responsabile (e non perpetua)
Preservare l’unità della coalizione di centrodestra dovrebbe rappresentare il leitmotiv dei tre leader di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia alla luce del contesto economico e sociale del paese sempre più complicato con un governo che non sembra in grado di offrire agli italiani le risposte necessarie per contrastare non solo la pandemia ma anche le conseguenze del covid sulla nostra società.
Mentre uno studio del Censis-commercialisti rivela che sono a rischio chiusura 460.000 piccole e medie imprese ed è in pericolo un fatturato di 80 miliardi che dà lavoro a quasi un milione di persone, tiene banco la polemica tra Lega e Forza Italia per il voto contrario del Carroccio in Commissione Affari Costituzionali all’emendamento con cui si metteva al riparo Mediaset dai tentativi di scalata ostile della francese Vivendi.
Senza entrare nel merito della vicenda, cerchiamo di fare un’analisi a più ampio raggio sulle motivazioni per cui il centrodestra non può permettersi divisioni o fratture, in particolare nei prossimi mesi.
Mai come in questo momento c’è bisogno di un’opposizione vigile sulle decisioni prese dal governo e in grado sia di offrire proposte e suggerimenti (sempre che dall’altra parte li vogliano ascoltare) sia di porre l’attenzione su errori e manchevolezze dell’esecutivo.
C’è inoltre una parte consistente del Paese composta da milioni di persone che rivendica maggior ascolto, si tratta dei commercianti, delle partite iva, dei ristoratori, dei piccoli e medi imprenditori, degli industriali, dei liberi professionisti, tutte categorie particolarmente colpite dalla crisi a cui il centrodestra dovrebbe guardare con un’attenzione crescente offrendo una propria agenda con soluzioni concrete e realizzabili.
Parlare con una sola voce diventa prioritario anche alla luce delle risorse che dovranno arrivare dall’Unione europea con il recovery fund in cui sarà necessaria una progettualità per utilizzare i contributi nel migliore dei modi con una ricaduta sull’economia reale.
Il rischio di continuare a fare debito pubblico senza riuscire a impattare nella vita dei cittadini e delle imprese è concreto, occorre perciò porre enfasi sulle ricette di abbassamento della pressione fiscale e minore burocrazia da sempre care al centrodestra.
A questo motivazioni va aggiunta una valutazione di carattere politico. A primavera 2021 si terranno le elezioni amministrative in centinaia di comuni tra cui importanti città come Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna.
Alla luce dei risultati alle regionali degli scorsi mesi che testimoniano una difficoltà del centrodestra a sfondare nelle città, presentarsi separati o divisi significherebbe regalare la vittoria alla sinistra (che potrebbe allearsi con il Movimento Cinque Stelle in tante città).
È probabile che l’esecutivo andrà avanti fino al 2023. Ma se c’è una flebile speranza si possa tornare al voto in anticipo, questa è legata all’unità del centrodestra. Stringere l’occhio al governo giallorosso cercando accordi o manovre di palazzo significherebbe condannare la coalizione a un’opposizione perpetua.