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Trump o Biden, purché non sia Xi. Scrive Zennaro

Di Antonio Zennaro

L’esito delle elezioni presidenziali americane non cambierà la bussola della politica estera italiana. Dal reshoring cinese alla sovranità tecnologica, ci sono direttive sicure che prescindono da una vittoria di Trump o Biden. Il commento di Antonio Zennaro, deputato e componente del Copasir

Ci siamo, le elezioni per le presidenziali Usa 2020 sono arrivate al dunque. Mentre in Europa, e soprattutto in Italia, l’establishment sembra orientato su Joe Biden, dall’altra parte dell’Oceano la sfida potrebbe risolversi, anche attraverso la sommatoria dei “grandi elettori” nei vari Stati, in una riconferma per Donald Trump.

Come al solito nel vecchio continente le elezioni americane sono state lette dalla politica e dal mainstream con la lente delle opposte tifoserie, senza un’analisi pragmatica dei profili e programmi dei contendenti alla Casa Bianca.

Al di là del risultato, il legame che lega Italia e Stati Uniti è forte e non sembra destinato a sconvolgimenti. Anzi, con un Mediterraneo che si candida a diventare terreno di contesa fra potenze mondiali, le relazioni tra i due alleati non potranno che diventare sempre più centrali.

Dalle parti del fiume Potomac non sarà passato inosservato l’annuncio di Tik Tok di scegliere Milano come hub per l’Italia. O l’annuncio di Zte di investire 1 miliardo di euro nei prossimi anni nel Belpaese. Se li sommiamo ai progetti logistici e cantieristici di Ferretti (Gruppo Weichai) a Taranto, si ha la misura di un forte interesse del Dragone cinese in Italia ma anche la conferma di una diffusa rete di rapporti e collaborazioni con gli enti locali bipartisan nel scenario politico italiano.

Se Trump verrà confermato presidente per un secondo mandato, proseguirà certamente la politica sintetizzata nello slogan Maga (Make America Great Again), ma il processo di reshoring e reindustrializzazione strategica sarà abbracciato anche dall’antagonista Biden.

Che vinca uno o l’altro, in Italia si aprirà una finestra di opportunità per discutere di politiche a favore di una ripresa degli investimenti industriali e di domanda interna, anche per bilanciare il vantaggio competitivo cinese. Un vantaggio costruito nell’ultimo decennio non solo sul fronte tecnologico, ma sempre più strutturale anche nel settore medicale e dei principi attivi grazie all’emergenza Covid, mentre l’occidente rimane bloccato ancora nella diatriba politica fra lockdown parziali e totali.

Chiunque sieda alla Casa Bianca questo mercoledì, non vorrà un’Italia debole e divisa sui grandi temi di politica estera e in difficoltà nel Mediterraneo. L’Italia, da parte sua, dovrà guardare ancora di più a Washington Dc come primo partner tecnologico e finanziario per rilanciare la crescita. I fondi del Recovery Fund potrebbero rivelarsi una certezza meno granitica.



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