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Usa, Trump ha una exit strategy. Gramaglia spiega quale

Donald Trump è pronto a riconoscere la vittoria di Joe Biden qualora sia certificata dai grandi elettori. È il presidente stesso ad ammettere (per la prima volta) l’exit strategy. Ma ha un piano B per restare in pista i prossimi 4 anni. Il punto di Giampiero Gramaglia

Se il collegio elettorale, il 14 dicembre, certificherà la vittoria di Joe Biden, Donald Trump lascerà la Casa Bianca: lo ha detto lui stesso ieri ai giornalisti, sostenendo che sarebbe difficile per lui concedere la vittoria a Biden nelle attuali circostanze, perché le “elezioni sono state una frode”.

È la prima volta che il magnate presidente esprime l’intenzione di lasciare la Casa Bianca, dopo l’Election Day il 3 novembre. I Grandi Elettori, che formalmente eleggono il presidente, si riuniranno separatamente nei singoli Stati l’8 dicembre e poi in plenaria a Washington il 14.

Trump, che parlava con i reporter dopo una teleconferenza con alcuni esponenti delle Forze Armate nel giorno del Ringraziamento, non ha però detto se parteciperà alla cerimonia di giuramento e insediamento di Biden, il 20 gennaio.

Dalla prossima settimana, il presidente uscente tornerà a fare campagna elettorale, in Georgia, dove sosterrà i due candidati repubblicani in lizza nei ballottaggi del 5 gennaio, il cui esito è decisivo per il controllo del Senato – attualmente, 50 senatori repubblicani e 48 democratici.

Poche ore prima, al telefono con i senatori dello Stato della Pennsylvania, Trump aveva detto: “Dobbiamo ribaltare l’esito delle elezioni”. E su Twitter aveva contestato il record di voti di Biden e rilanciato la tesi dei brogli “È impossibile che Biden abbia avuto 80 milioni di voti!!! Sono state elezioni truccate al 100%”.

Secondo la Cbs, il candidato democratico ha superato gli 80 milioni di voti – la conta non è però finita: un record assoluto per un candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Con quasi 74 milioni di suffragi, Trump è il secondo più votato di tutti i tempi. Entrambi superano Barack Obama, che nel 2008 ebbe 69,5 milioni di voti. Quest’anno hanno votato 159 milioni di americani, il 66,7% degli aventi diritto: un’affluenza che non si registrava dal 1900.

Alla Casa Bianca, dunque, è tempo di traslochi: il magnate non più presidente si installerà – pare – nella sua tenuta di Mar-a-lago, in Florida, ma non si sa se la moglie Melania e il figlio adolescente Baron lo seguiranno subito, o dopo la fine delle scuole, o se si installeranno a New York; invece, Ivanka, la figlia consigliere, e suo marito Jared Kushner, il genero pure consigliere, si trasferiranno a Bedminster nel New Jersey – i Trump considerano ormai New York una città ostile.

Ieri, era Thanksgiving, la festa delle riunioni familiari negli Stati Uniti, quest’anno scoraggiate, causa pandemia da coronavirus – ma decine di milioni di americani si sono ugualmente spostati: Trump e Melania sono rimasti alla Casa Bianca; e Biden con la moglie Jill, la figlia e il genero, erano pure a casa loro, a Wilmington, nel Delaware (“Il piccolo atto di stare a casa è un dono per i nostri concittadini americani”, ha twittato ‘Uncle Joe’).

La coppia ha firmato anche un intervento per la Cnn ringraziando tutti coloro in prima linea contro il virus ed evocando il dolore per quella “sedia vuota” a tavola di un parente vicino o lontano che non si è messo in viaggio per proteggere la comunità o che è mortoper la pandemia.

Il virus corre nell’Unione: ogni giorno, sta facendo oltre 2000 morti e quasi 200 mila nuovi casi. Secondo la John’s Hopkins University, i contagi nell’Unione, alle 24.00 di ieri sulla East Coast, erano complessivamente oltre 12.883.000 – oggi potrebbero già superare i 13 milioni – e i decessi quasi 263.500. La consegna del vaccino comincerà, a dire di Trump, la prossima settimana.

A New York, dove anche la tradizionale sfilata di Macy’s per Thanksgiving si è svolta senza folla ed è stata seguita in tv, e altrove si progettano ulteriori restrizioni, in un quadro non coordinato, però, dalla Casa Bianca. Contrasta però la prudenza la decisione della Corte Suprema di cancellare le limitazioni ai servizi religiosi imposte dal governatore di New York Andrew Cuomo, perché “violano il primo emendamento sulla protezione del libero esercizio della religione”. La Corte si è divisa 5 a 4, col voto determinante della nuova giudice cattolica e conservatrice scelta da Trump, Amy Coney Barrett.

Gli esperti di salute pubblica sono terrorizzati da ciò che potrebbe accadere negli Usa. Il dottor Joseph Varon, chief of staff allo United Memorial Medical Center di Houston, traccia uno scenario a tinte fosche: “La mia preoccupazione per le prossime sei-dodici settimane è che, se non facciamo le cose per bene, l’America vedrà i giorni più bui nella sua storia medica moderna”. “Temo che l’impennata della festa del Ringraziamento si aggiungerà a quella che diventerà l’ondata di Natale”, avverte da parte sua Michael Osterholm, direttore del Center for Infectious Disease Research and Policy presso l’Università del Minnesota. Gli US Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) prevedono tra i 294.000 e i 321.000 morti negli Stati Uniti entro il 19 dicembre.



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