Del Mes “sanitario” si muore, nel senso che decedono uomini e donne. Di utilizzo del Mes muore un governo; un danno molto inferiore a quello della perdita di vite umane, ma se si andasse a votare domani, l’esecutivo non verrebbe riconfermato. Il commento di Giuseppe Pennisi
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, riferirà alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) – in agenda all’Eurogruppo dell’eurozona del 30 novembre e al Consiglio dei ministri dell’Economia e delle Finanze – Ecofin – in programma per il 1° dicembre. Non si sa se in quell’occasione il ministro illustrerà i piani del governo in materia di attivazione dello “sportello sanitario” del Mes, fortemente voluto dal Partito democratico (Pd), da Italia Viva (IV) e da Liberi ed Uguali (LeU) ed osteggiato dal Movimento 5 Stelle (M5S) nonché dal presidente del Consiglio Prof. Giuseppe Conte.
La revisione dell’accordo sul Mes concluso tra gli Stati che fanno parte dell’eurozona e lo “sportello sanitario” sono due argomenti ben distinti. Abbiamo preso più volte posizione a favore dell’uso dello “sportello sanitario” a cui avremmo dovuto chiedere di avere accesso sin dalla scorsa primavera al fine di potenziare il sistema sanitario non solo migliorandone le strutture fisiche ma anche assumendo medici ed infermieri (se necessario pure dall’estero) per essere meglio attrezzati per la “seconda ondata” della pandemia.
Non averlo fatto comporta gravi responsabilità politiche e sociali. Il mio parroco, che ha sempre votato a sinistra del centro, parla addirittura di “scomunica” a causa dei decessi che ne sono conseguiti ed assicura che non voterà più Pd a ragione dell’alleanza “innaturale” con il M5S. Di (non utilizzo) del Mes “sanitario” si muore, nel senso che decedono uomini e donne. Di utilizzo del Mes muore un governo; un danno molto inferiore a quello della perdita di vite umane. Tanto più che i sondaggi affermano che se si tenessero oggi le elezioni l’attuale esecutivo non avrebbe la maggioranza.
Più complesso il tema della revisione del Mes. Da circa due anni, su questa testata sostengo che vada vista in un quadro più ampio che includa il completamento dell’unione bancaria e l’inizio delle trattative per un’unione europea dei capitali. Siamo lieti che al seminario on line del 25 novembre questa posizione è stata manifestata anche dalla Banca centrale europea (Bce) e dal Fondo monetario internazionale (Fmi). È una posizione di buon senso. Non è dato sapere quale è il punto di vista del governo perché il M5S alle prese con Stati Generali permanenti non si è pronunciato in materia.
La revisione dell’accordo intergovernativo sul Mes prevede essenzialmente due punti: a) la “clausola di azione collettiva” per la modifica delle scadenze di titoli di debito; b) l’introduzione di linee di credito “precauzionali” per Stati che potrebbero essere danneggiati da instabilità finanziaria di altri Stati dell’eurozona. Occorre dire che a) è stata fortemente voluta da Germania, Francia e Paesi nordici, mentre b) da Portogallo e Spagna timorosi di essere “contagiati” da instabilità finanziaria in Grecia ed in Italia. Anche in questo caso si sopravvive alla riforma del Mes se si punta su una politica di crescita che rafforzi la sostenibilità del debito, mentre di Mes si muore se si persegue la “decrescita felice” e si utilizza la finanza pubblica per spese clientelari-assistenziali.