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Italia e Francia, prove tecniche di dialogo sul digitale (Gubitosi c’è)

La pandemia ha cambiato il mondo e con esso il mondo della formazione. Il domani appartiene alla tecnologia e alla cybersicurezza, che garantirà una costante domanda di posti di lavoro. Il secondo incontro della rassegna Dialoghi Italo-Francesi con Bassanini, Severino, Gubitosi, Herzog, Boccia, Corsico, De Vecchi e Benigni

Cambia il mondo, cambia la formazione e alla fine cambia anche il lavoro. L’eredità della pandemia non è solo un Pil sprofondato, ma anche un nuovo approccio al mercato: mestieri che scompaiono, che cambiano o che nascono. E, volenti o nolenti, i giovani d’Europa dovranno fare i conti con questa situazione. Da questa constatazione ha preso il via il secondo incontro della rassegna Dialoghi Italo-FrancesiItalia e Francia: ricostruire un futuro per le nuove generazioni nel contesto del Covid-19 promossa e organizzata dalla Luiss, SciencesPo, in collaborazione con The European House Ambrosetti.

All’evento odierno, moderato da Franco Bassanini, presidente Astrid, Open Fiber e Membro Comitato Scientifico Dialoghi, hanno partecipato Vincenzo Boccia, presidente Luiss, Paola Severino, vicepresidente Luiss, Domitilla Benigni, Chief operating officer elettronica, Fabio Corsico, direttore Corso in Family Business Management Luiss, Luigi de Vecchi, chairman Emea Banking, Capital Markets&Advisory Citi, Luigi Gubitosi, ceo di Tim, Andrea Munari, amministratore delegato Bnl-Bnp Paribas e Félicité Herzog, direttore strategia e innovazione Vivendi e Membro Comitato Scientifico Dialoghi.

UNA NUOVA EDUCAZIONE

Il fatto è che “la crisi del Covid 19 e le misure adottate dai governi per combattere la pandemia hanno portato le scuole e le università a trasformare radicalmente il proprio sistema educativo: da lezioni in presenza ad una didattica online e a distanza al 100%. Anche le imprese, le istituzioni e l’economia nel suo complesso hanno dovuto
adattarsi a questa nuova situazione, estendendo, ove possibile, il lavoro a distanza”, si legge nella presentazione dell’evento. “Per quanto riguarda le scuole, l’adozione obbligata di questi nuovi metodi di apprendimento ha messo in evidenza le vulnerabilità e l’esistenza di disuguaglianze nell’accesso alle infrastrutture tecnologiche e agli
strumenti educativi. Inoltre, per le aziende, ha portato ad un’accelerazione dei processi di innovazione per resistere e sopravvivere alla crisi”.

Di qui, alcune domande d’obbligo. “Come migliorare l’offerta formativa sia scolastica sia universitaria e come interpretare le trasformazioni della società e del mercato del lavoro? Quali sono, inoltre, i settori più promettenti per i giovani che entrano nel mercato del lavoro? I giovani hanno gli strumenti necessari per accedere al lavoro?Possiamo prevedere l’emergere di nuove professioni, anche alla luce del Covid-19?”

TRA FRANCIA E ITALIA

Ci sono dei numeri che vale la pena menzionare. Secondo il sondaggio Ipsos, la fiducia dei ragazzi italiani verso le istituzioni è, infatti, più alta rispetto ai loro coetanei transalpini, con un saldo positivo verso l’azione dell’Unione europea, in particolar modo sulle politiche di salvaguardia della salute, del Green New Deal e del sostegno alle economie nazionali, in generale. È, invece, netta la differenza di visione tra i giovani dei due Paesi verso il ruolo della scuola nell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, considerato molto determinante dai francesi, con un +15% rispetto agli italiani che, dal canto loro, prediligono l’importanza delle esperienze oltre confine, per studio o per lavoro. La predisposizione ad emigrare è, inoltre, più accentuata tra i nostri connazionali rispetto ai francesi (+9% tra coloro che si dichiarano molto disposti a fare un’esperienza all’estero) soprattutto per “trovare migliori opportunità di vita e lavoro rispetto a quelle che si troverebbero in Italia.

IL FUTURO É CYBER

Secondo Domitilla Benigni, “l’emergenza sanitaria ha messo tutti di fronte all’accelerazione dei processi di digitalizzazione, e forse il sistema scolastico si è trovato un po’ impreparato: mentre le grandi imprese avevano già avviato una trasformazione digitale in modo da avere un posizionamento più competitivo sul mercato, la componente scolastica non era ancora pronta e questo ha determinato molte problematiche”. Ma quale dovrebbe essere il lavoro del futuro? Dubbi non ce ne sono. “La rivoluzione digitale rappresenta un’opportunità enorme per i giovani, e può fungere da volano verso nuove professioni e competenze: i dati mostrano infatti che il 65 per cento dei ragazzi di oggi saranno impegnati nei prossimi anni in posizioni che oggi non esistono, principalmente in ambito Stem. Basti solo pensare che entro il 2022 ci sarà una richiesta a livello globale di 2 milioni di posti di lavoro in ambito cyber, 350 mila solo in Europa. La cybersecurity è il futuro e una grande opportunità per i giovani e i dati sono il vero patrimonio, oggi e domani”.

SI SCRIVE TECNOLOGIA SI LEGGE LAVORO

Di rapporto tra tecnologia e lavoro ha parlato anche Vincenzo Boccia per il quale, “nei prossimi tre anni ci sarà un’evoluzione del mondo del lavoro accelerata da tecnologia, digitale e automazione che determinerà 133 milioni di posti di lavoro a fronte di 75 milioni posti che si perderanno. Assisteremo quindi ad un profondo cambiamento del mondo del lavoro in cui anche le imprese si orienteranno alla digitalizzazione e alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. E, attraverso le Università diventeremo la fondamentale fonte culturale di questa nuova Europa che si sta formando. La formazione deve infatti essere posta al centro essendo l’unica in grado di distruggere quella dimensione di ansietà. L’istruzione è il ponte che lega profondamente l’Italia e la Francia e noi, con i Dialoghi, ci inseriamo in questo scambio culturale da cui emerge una visione comune e un senso di comunità. I Dialoghi italo-francesi sono infatti l’attivazione di quel ponte che attraverso la cultura, il dialogo, la formazione e l’istruzione costruisce un’idea di Europa che dà speranza e sogno ai nostri studenti”.

MISSIONE GIOVANI

C’è chi poi come Paola Severino, ha cercato di individuare un orizzonte temporale. “Nel 2020 noi tutti dobbiamo pensare ai giovani: il debito che si sta accumulando sulle loro spalle è enorme, dobbiamo quindi dare loro la possibilità di ripianare questo debito grazie ad un’economia che riparte, massimizzando la vicinanza tra due Paesi come l’Italia e la Francia, che da 3 anni celebriamo grazie alle nostre Università, all’Ambasciata italiana, all’Ambasciata francese, Confindustria italiana, Medef, le autorità e le aziende che rappresentano la spina dorsale dei nostri Paesi”. Insomma, “è arrivato il tempo di capire come i nostri giovani potranno sviluppare il loro futuro in relazione alle risorse che arriveranno dall’Europa, ma anche di vedere quali giovani entreranno a far parte della Pubblica amministrazione che dovrà somministrare queste risorse”.

“Le grandi realtà che oggi hanno preso parte al secondo incontro dei Dialoghi Italo-francesi, per confrontarsi su un tema fondamentale come giovani e lavoro, dimostrano che la crescita dei due Paesi è possibile se saremo capaci di coniugare multidisciplinarietà e digitale. In questo contesto, dovremo guardare non solo al mondo delle imprese, ma anche a quello della Pubblica amministrazione, dove l’Università Luiss sta svolgendo un ruolo cruciale, non solo per riqualificare le competenze nel mondo dell’economia privata, ma anche per formare giovani con le skills necessarie alla crescita del settore pubblico”.

L’ITALIA DIGITALE

Naturalmente non poteva mancare un punto di vista industriale, quello della più grande azienda di telecomunicazioni in Italia, Tim. Luigi Gubitosi, ha spiegato come “l’anno prossimo si chiuderà il digital divide, arriveremo al 99,6% della digitalizzazione del Paese. Le competenze informatiche sono diventate competenze digitali di base nell’ambito dell’istruzione. La cittadinanza lavorativa passa attraverso l’educazione al digitale. In Tim l’impegno in questo senso è altissimo. L’operazione Risorgimento Digitale a cui partecipiamo infatti vuole aiutare coloro che si trovano in una situazione di divario digitale a superare questa distanza. La rivoluzione digitale cambierà profondamente le professioni lavorative e i percorsi universitari e le tecnologie saranno un fattore abilitante”.

Ma, c’è un ma, secondo Gubitosi. “Si deve lavorare alla costruzione a alla formazione di un pensiero digitale. Viviamo in un’epoca in cui è essenziale un costante e continuo aggiornamento. Oggi le tecnologie e il mercato cambiano infatti talmente velocemente che le nozioni apprese nel percorso di studi possono risultare superate in pochi anni. La centralità formativa dovrà quindi essere quella di educare le persone ad imparare ad imparare e a sviluppare strategie e metodi per un efficace apprendimento autonomo e critico partendo dalla scuola. In Tim stiamo sperimentando nuove forme di formazione coerentemente a questa rivoluzione culturale. Le persone devono essere libere di apprendere a prescindere del luogo e delle modalità. Crescerà in questo senso il ruolo dell’azienda come luogo di formazione aperta verso l’esterno”.

STRUMENTI PER IL FUTURO

Infine, Felicité Herzog, ha posto tra le condizioni per una nuova formazione dei giovani, l’avere a disposizione strumenti idoeni. “Siamo ben al corrente del fatto che nel prossimo futuro ci saranno settori che richiederanno un maggior numero di posti di lavoro, ed è quindi fondamentale che i nostri giovani si approprino degli strumenti e dei metodi di analisi che gli consentiranno di accedervi. L’aiuto da parte dei governi c’è: Francia e Italia possono fare molto di più sul fronte degli scambi accademici e del lavoro, organizzando ad esempio un numero maggiore di stage nelle rispettive aziende”, ha spiegato. “Tutti vogliamo contare sull’Europa e sulla formazione per consentire ai giovani di adattarsi ai lavori del futuro: ci sono tanti programmi comunitari che gli possono permettere di continuare a credere nella dimensione europea”, ha concluso.

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