Firmare ora (e senza consultarci con gli Usa) l’accordo sugli investimenti con la Cina sarebbe un grave errore per l’Ue. Il commento di Marco Dreosto, eurodeputato della Lega e membro della Commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea
Pensare di firmare un accordo Ue-Cina senza essersi coordinati con gli alleati d’oltreoceano, senza prendere in considerazione i richiami del Parlamento europeo ed esautorando il potere di ratifica dei Parlamenti nazionali, rischia di divenire un grave errore strategico della Commissione europea che metterebbe a dura prova i rapporti transatlantici in un momento delicato e di transizione in cui sarebbe opportuno rilanciare le relazioni con gli Stati Uniti invece di indebolirle.
Firmato l’accordo post Brexit, ora è il trattato sugli investimenti tra Unione europea e Cina a far tremare i palazzi di Bruxelles. La Commissione europea, senza l’adeguata trasparenza, ha voluto mettere il piede sull’acceleratore per i negoziati con Pechino. Nonostante ci sia stata una risoluzione del Parlamento europeo che chiedesse maggiori garanzie sul rispetto dei diritti umani, in particolare l’abolizione del lavoro forzato per gli uiguri nello Xinjiang, gli sherpa di Bruxelles e Pechino hanno chiuso un occhio e continuato a lavorare alacremente per cercare di concludere l’accordo entro la fine dell’anno.
Il lavoro forzato è solo una delle molteplici problematiche che si possono sollevare nei confronti della Cina: le libertà civili negate a Hong Kong, la mancanza di libertà religiosa non solo per gli uiguri ma anche per i cristiani cinesi, le continue minacce (anche militari) a Taiwan, la libertà di stampa, la concorrenza sleale, l’accentramento del potere e dell’autorità nelle mani del Partito comunista cinese, sono solo degli esempi di criticità – non di poco conto – che l’Ue non può non rilevare. Vi è poi tutta la questione delle interferenze cinesi nei processi democratici all’interno dell’Unione europea. La Cina – prima e durante la pandemia – ha svolto azioni di propaganda capillare in Europa e all’interno delle organizzazioni internazionali (ed europee) provocando anche rallentamenti nella risposta globale al Covid-19. Inoltre, importanti report del Copasir evidenziano come vi sia un interesse primario di Pechino nei confronti degli asset strategici italiani che, se non protetti adeguatamente dall’Italia, rischiano di cadere in mano straniere.
Ma perché tanta fretta nel concludere un accordo in cantiere da sette anni? Sicuramente il periodo di transizione tra l’amministrazione Trump e quella Biden ha fatto pensare ai funzionari della Commissione europea e a quelli cinesi che era il momento meno problematico per concludere il trattato. Ed è qua che sta l’enorme errore strategico dell’Ue. Sebbene l’accordo abbia all’interno degli aspetti positivi – quali, per esempio, un maggiore accesso delle imprese al mercato cinese – è impensabile che tale mossa venga presa senza consultarsi con il principale alleato strategico europeo e anzi, portata avanti in un momento delicato per loro. L’idea poi di utilizzare la fast-track ed evitare le ratifiche dei Parlamenti nazionali andrebbe contro qualsiasi principio di sovranità nazionale. Il Parlamento europeo trasversalmente ha promesso di torchiare la Commissione e di dare battaglia, come giusto, ricordando come tali importanti decisioni non possano non essere discusse nell’unica istituzione europea direttamente eletta dai cittadini. La Commissione europea non può e non deve assolutamente scavalcare su questi temi i rappresentanti eletti al Parlamento europeo o nei parlamenti nazionali.
L’Europa su questo non può fare errori e aggirare Washington su un tema cruciale come questo potrebbe riportare gravi ripercussioni. È necessario affermare il posizionamento strategico europeo. È necessario rilanciare i rapporti transatlantici, vedere il futuro dell’Europa all’interno delle alleanze storiche, compresa la Nato. Gli Stati Uniti sono stati, sono e saranno sempre un punto di riferimento per la democrazia nel mondo e per i valori dell’Occidente e per difendere questi valori, l’Italia, Stati Uniti e Europa dovranno lottare come sempre assieme.