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Big Tech dichiara guerra ai cyber-mercenari

“Fermiamo i cyber-mercenari”. Così i colossi Usa della tecnologia si uniscono a WhatsApp nella causa contro la società israeliana Nso

È battaglia tra i colossi statunitensi della tecnologia e la israeliana Nso Group, società specializzata in spionaggio. Cisco, GitHub, Google, LinkedIn, Microsoft, VMWare e la Internet Association (di cui fanno parte, tra gli altri, Amazon, Dropbox, eBay, Facebook, LinkedIn, PayPal, Spotify, Tripadvisor, Twitter e Uber) hanno depositato un amicus brief (prove di terzi parti) a sostegno di WhatsApp, piattaforma di proprietà di Facebook che ha citato in giudizio Nso Group negli Stati Uniti.

LE ACCUSE

Microsoft ha deciso di sostenere le accuse di WhatsApp contro lo spyware Pegasus, sviluppato da Nso e venduto a diversi governi, soprattutto quelli delle monarchie del Golfo. Tra cui, ha raccontato il Washington Post quello saudita, che l’avrebbe utilizzato per spiare il giornalista Kamal Khashoggi, assassinato nel 2018 nel consolato saudita a Istanbul. Pegagus avrebbe infettato WhatsApp su 1.400 dispositivi lo scorso anno, compresi quelli di giornalisti (tra cui diversi dell’emittente qatariota Al Jazeera, come ha rivelato recentemente CitizenLab) e figure di spicco che si battono in difesa dei diritti umani.

I CYBER-MERCENARI

In una nota, Tom Burt, vicepresidente di Microsoft, ha definito Nso Group uno di quei “mercenari del XXI secolo” a cui aveva fatto riferimento la scorsa settimana il presidente Brad Smith mettendo nel mirino i cosiddetti private sector offensive actors che possiamo tradurre, semplificando, in cyber-mercenari.

L’IMPUNITÀ

Il vicepresidente di Microsoft sottolinea che mentre i governi “sono soggetti alle leggi internazionali, alle conseguenze diplomatiche e alla necessità di proteggere i propri cittadini e interessi economici dall’uso indiscriminato di queste armi”, questi cyber-mercenari possono agire “senza leggi, responsabilità o ripercussioni”. Inoltre, non va dimenticato che queste aziende e i loro clienti rischiano di non essere sufficientemente attrezzati all’eventualità di passare dall’essere predatori all’essere vittime. È sufficiente guardare, suggerisce il vicepresidente di Microsoft, il caso di Hacking Team, società italiana leader del settore ma a sua volta vittima di hackeraggio nel 2015.

LE PROSSIME MOSSE

Nso ha sempre respinto le accuse sostenendo che i suoi prodotti vengono utilizzati per combattere la criminalità. Questa mossa delle Big Tech però potrebbe rappresentare un punto di svolta nel contrasto alla proliferazione di strumenti di hacking realizzati da società private.

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