Ci sono aspetti strutturali che la legge di bilancio avrebbe dovuto se non risolvere, almeno iniziare ad affrontare. La logica degli interventi appare invece frammentata e non lascia intravedere alcuna armonica visione sociale di presente e di futuro. Il dibattito aperto su Lettera 150 nella riflessione di Fabrizio Antolini, Professore associato di Statistica Economica all’Università di Teramo
Il disegno di legge di bilancio per l’anno finanziario 2021, dovrebbe esprimere una posizione di equilibrio tra interventi straordinari, dovuti agli effetti pandemici, e strutturali. Il fatto che l’Italia sia cresciuta in maniera più moderata rispetto agli altri Paesi europei a partire dal 2008, indica che ci sono aspetti strutturali che la legge di bilancio avrebbe dovuto se non risolvere, almeno iniziare ad affrontare. La logica degli interventi appare invece frammentata e non lascia intravedere alcuna armonica visione sociale di presente e di futuro.
Nonostante il quadro economico per il nostro Paese risulti inevitabilmente negativo con una variazione attesa del Pil a fine anno negativa (-8,9 per cento), la crescita congiunturale nel terzo trimestre ha registrato una variazione positiva (+15,9 per cento) superiore all’area euro (+12,6 per cento). Ancora una volta il sistema produttivo nazionale ha dimostrato di essere resiliente ed è quindi importante che il disegno di legge di bilancio intervenga in modo da riuscire a promuovere la crescita economica in maniera permanente. Accade invece che, già ad ottobre, il clima di fiducia dei consumatori (-0,7 per cento) ed il clima di fiducia personale (-1,3 per cento) abbiano registrato una variazione mensile negativa con l’indice di fiducia per le imprese, che ha registrato circa 10 punti in meno.
Il disegno di legge di bilancio prevede ingenti risorse finanziarie con una spesa complessiva di oltre 1.055 miliardi e risorse aggiuntive per le imprese pari a 38 miliardi. La loro frammentarietà però non riuscirà a determinare uno shock positivo. Il rischio che si delinea è che la formazione di nuovo debito ricadrà sulle generazioni future, senza contribuire a risolvere i nodi strutturali del nostro sistema economico. Se si deve far debito, è meglio ridurre le entrate piuttosto che aumentare le spese in modo così frammentato. Per questa ragione Lettera 150 ritiene, a seguito di un dibattito che si è sviluppato al suo interno e che verrà pubblicato sulla rivista www.lettera150.it, intervenire prioritariamente sul almeno tre aspetti.
Il primo è la riduzione della pressione fiscale e contributiva. La riduzione del costo del lavoro prevista nel disegno di legge di bilancio per coloro che hanno meno di 36 anni, andrebbe estesa a tutti gli occupati senza distinzione di età. La fascia di popolazione maggiormente vulnerabile infatti, per la maggiore difficoltà incontrata ad essere ricollocata nel mondo del lavoro, è quella al di sopra dei cinquant’anni anni di età. Opportuno però ridare slancio anche all’attività economica d’impresa, riducendo il carico fiscale e, quindi, oltre alla sospensione dell’Irap, è necessario riprendere la sperimentazione della flat tax fino a 100 mila euro.
In vista di una riforma organica per una fiscalità diversa, che configuri un nuovo patto tra Stato e cittadini, riteniamo che la tassazione del reddito d’impresa (ma anche quella personale), non debba avere solamente una finalità redistributiva, ma essere di supporto alla crescita economica del Paese. L’introduzione di un premio di produttività per le imprese da realizzarsi esentando, in tutto o in parte, gli incrementi di utili o fatturato registrati nell’anno, darebbe nuova fiducia e rappresenterebbe un nuovo strumento per far emergere l’economia sommersa.
Dal lato della domanda invece, per contrastare la debolezza dei consumi privati, causa prevalente della bassa crescita economica registrata dal nostro Paese nel corso di questi anni, la rimodulazione al ribasso delle aliquote Iva, è da considerarsi un provvedimento coerente. Il secondo aspetto riguarda il trasferimento tecnologico della ricerca ai territori e, quindi, ai cittadini ed alle imprese. Riteniamo che sia utile intervenire con una molteplicità di iniziative, sia nelle modalità di finanziamento della ricerca, sia nella possibilità che i risultati della ricerca siano direttamente sperimentati dagli operatori economici.
Il primo passo in questa direzione è il potenziamento e la trasformazione degli uffici di trasferimento tecnologico degli organismi di ricerca, in figure giuridiche dotate di maggiore autonomia. Essi, affiancati alle Università, avrebbero maggiore facilità nel trasferire i risultati della ricerca sui territori. Inoltre, si offrirebbe un servizio alle piccole medie imprese che beneficerebbero del sistema di innovazione universitario, senza incorrere in costi di brevettazione spesso non sostenibili. Per le università che attueranno questa politica di collaborazione con il territorio, dovrà essere previsto un fondo di finanziamento pubblico di premialità.
Inoltre altre forme di finanziamento di minore entità, più veloci ed agevoli nella loro gestione, dovrebbero avere come finalità il passaggio dalle idee al prototipo preindustriale verificandone la sostenibilità sul mercato, oppure sostenere laboratori di sperimentazione in contesti reali, dove poter collaudare i risultati della ricerca. Anche lo strumento del crowdfunding risulterebbe utile per potenziare l’attività di ricerca, realizzando una piattaforma digitale sulla quale proporre i progetti. I privati potrebbero così più agevolmente individuare i progetti a loro più funzionali finanziandoli e lasciando allo Stato eventuali integrazioni.
Il terzo aspetto sul quale si deve intervenire, riguarda la semplificazione amministrativa. La possibilità di disporre di tempi rapidi e certi nei vari gradi di giudizio dei diversi procedimenti esistenti, ridurrebbe i costi, migliorando il contesto economico. Imprescindibile condizione per la riforma del sistema economico è quindi la semplificazione delle norme. La semplificazione di tutte le forme di contenzioso, estendendo a tutti gli ambiti le procedure extragiudiziali, nonché provvedendo ad una loro informatizzazione, è dunque essenziale. In definitiva si chiede allo Stato, di sostituire l’attuale atteggiamento di diffidenza con un atteggiamento premiale, volto ad incentivare le iniziative economiche e sociali dei privati.