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Un alfiere nello Spazio. Parla La Regina (Nanoracks Europe)

Intervista a Veronica Le Regina, amministratrice unica di Nanoracks Europe e direttore commerciale per Europa e Asia del gruppo XO Markets Holdings, che ha realizzato un’ importante commessa a Thales Alenia Space-Italia, ossia il Bishop, “l’alfiere”, l’innovativa camera di compensazione che aprirà la Stazione spaziale internazionale a tanti nuovi operatori. Ecco come

Un nuovo “alfiere” è pronto a volare nello Spazio. È Bishop, la camera di compensazione che partirà oggi sul volo cargo fornito da SpaceX alla Nasa tramite la capsula Dragon verso la Stazione spaziale internazionale (Iss). Una volta arrivato a destinazione, il braccio canadese lo aggancerà per posizionarlo al nodo 3. Lì offrirà nuove capacità di sperimentazione e innovative opportunità commerciali, una porta verso la NewSpace Economy. Lo ha raccontato a Formiche.net Veronica La Regina di Nanoracks Europe, l’azienda che cura lo sfruttamento commerciale in Europa ed Asia.

La Regina, come nasce il progetto Bishop?

Nanoracks è stata la prima società a siglare, nel 2009 uno Space Act Agreement con la Nasa per installare una facility destinata a ospitare carichi paganti sulla Stazione spaziale internazionale. È nata così l’era delle “commercial partnership” per la Iss.

Come funziona l’accordo?

La Nasa si impegna a garantire l’accesso sull’Iss per utenti e clienti che vogliono mandare carichi paganti. Lo fa attraverso partenariati pubblico-privati, formula che funziona piuttosto bene. L’agenzia garantisce infatti il funzionamento e copre i costi delle infrastrutture, mentre il privato investe nello sviluppo delle facility (infrastrutture operative) e pertanto lavora per creare benefit, sia in termini di attività in orbita, sia nel senso di ricavi per il servizio offerto di accesso alla spazio. Si tratta di un’intesa davvero dirompente, che permette di lanciare con frequenza (perché i viaggi verso la stazione non possono essere facilmente cancellati) e di non pagare il costo di lancio per i singoli clienti, abbassando così la barriera all’ingresso.

Avete clienti in Italia di questo tipo che fanno ricerca in orbita?

Sì, ne è esempio il payload ReADI FP (Reducing arthritis dependent inflammation first phase), che punta a caratterizzare alcuni elementi funzionali per la prevenzione dell’osteoporosi in un piano di investimento in ricerca e sviluppo di Mars Center e dell’ALI Scarl di Napoli.

Parlava di barriera all’ingresso. Per chi?

Soprattutto per il mercato dei piccoli carichi paganti, CubeSat. Ce n’erano tanti che trovavano difficoltà ad avere un passaggio verso lo Spazio. I satelliti grandi occupavano spesso tutto il lanciatore, mentre per i vettori più piccoli avevano difficoltà ad assumersi per intero i rischi di lancio. Salendo a bordo di una facility diretta verso la Iss, caricati su un dispenser che permette poi di lanciarli fuori dalla stazione, superano tutti questi problemi. Da qui sono numerosi i deployer ad oggi disponibili sul mercato e funzionanti anche a bordo di lanciatori classici.

Arriviamo a Bishop, cosa è?

È il primo airlock commerciale destinato alla stazione spaziale. Una cabina attrezzata, una sorta di armadio collegato con la stazione per la sua alimentazione e il trasferimento dei dati. È dotato di camera di compensazione, opportunatamente equipaggiata, che permette di rilasciare o esporre carichi quando aperta, passando da condizione pressurizzata a non. Attualmente, gli airlock della Iss (ovvero le camere di compensazione) hanno dimensioni troppo piccole o troppo grandi. È maturata così l’idea di realizzare Bishop, per essere installato sul nodo 3, Tranquillity, della stazione.

A livello di lavoro?

Bishop è il frutto dell’investimento privato del gruppo XO Markets Holdings, di cui Nanoracks è parte. È stato commissionato per la realizzazione della struttura pressurizzata, dello scudo orbitale e di altri componenti a Thales Alenia Space che, per i moduli pressurizzati, si posiziona con un know-how unico al mondo. L’ambizioso progetto ha richiesto anche il contributo di altri partner internazionali quali Boeing anche co-investendo nella sfida, e gli altri quali, Oceaneering, ATA Engineering, CRAIG Technologies.

Nel dettaglio, cosa farà?

Oltre a svolgere attività di airlock, avrà la capacità, quando chiuso, di rappresentare una stanza in più, separata dall’Iss, ma connessa per attività di sperimentazione, anche di quelle che non sono possibili nei moduli abitati dagli astronauti. Poi, l’airlock può essere aperto, e il dispenser può rilasciare in diversi modi satelliti di diverse dimensioni (fino a diverse centinaia di chili). Sull’anello esteriore di Bishop ci sono sei connettori per ospitare payload montati esternamente, alimentati e in grado di trasferire dati. Ciò sostituisce l’invio di un intero satellite, con evidente risparmio anche in termini di costo di lancio. È un accesso allo spazio per via trasversale, da cui “alfiere”, ovvero Bishop. Poi, aumenta la capacità di ritorno dei payload a terra.

Ci spieghi meglio.

Riguarda la possibilità, con la dovuta tecnologia, di buttare la spazzatura, farla ciò cadere verso l’atmosfera terrestre con traiettorie distruttive. La Iss produce circa cento chili di spazzatura ogni quattro mesi. La capsula Cygnus va verso la stazione, ma poi non torna giù, disintegrandosi nell’atmosfera. Nella Soyuz il carico di ritorno è poco, prevalentemente a livello di memory card. La Dragon dà priorità alla spazzatura. Quando Bishop rilascerà verso l’atmosfera spazzatura, libererà spazio per il rientro a terra di payload.

La stazione ha già l’airlock giapponese…

Sì, il Jem A/L sul modulo Kibo, ma è più piccolo e non sempre riesce a soddisfare la frequenza di apertura per bisogni commerciali. Noi invece prevediamo quattro aperture all’anno con una capacità di maggiore portata, quasi cinque volte. Inoltre, l’accomodamento più grande per i payload si traduce in una riduzione del prezzo al chilo sul singolo sviluppo. Naturalmente, aumenta la complessità di gestione, ma si può guardare a volumi più grandi, complessità più pregiate e moltiplicate opportunità di ritorno non solo economiche, ma anche di progresso tecnico-scientifico e di innovazione.

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