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Dalla Cassa del mezzogiorno al Piano sud. La versione di Conte e Gentiloni

“Il 2030 è l’orizzonte temporale per la realizzazione del Piano sud: auguro all’intero Paese di poter celebrare in quell’occasione un decennio di ritrovata convergenza economica e sociale tra il mezzogiorno e il resto dell’Italia”. Le parole del premier Giuseppe Conte nel corso dell’evento organizzato da Merita per analizzare sfide e prospettive di un nuovo sud a 70 anni dalla nascita della Cassa per il mezzogiorno

Il divario tra Nord e Sud, l’impegno del governo ma anche dell’Unione europea per garantire fondi utili ad una ripartenza economica del mezzogiorno, sono questi gli argomenti affrontati nel corso del pomeriggio di lavoro organizzato dall’associazione Merita Meridione-Italia, con la media partnership di Formiche, dal titolo “Next Generation Italia: un nuovo Sud a 70 anni dalla Cassa per il mezzogiorno”. Tra i partecipanti, anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il  commissario europeo Paolo Gentiloni.

LE PAROLE DI GIUSEPPE CONTE

“È un’occasione per riflettere su quella che un tempo si definiva la questione meridionale”, ha detto nel suo intervento il presidente Conte. “Purtroppo, le arretratezze economiche e sociali del mezzogiorno non sono state ancora eradicate. Si tratta di un anniversario importante, peculiare, perché si ricordano i 70 anni della creazione di un ente che ha avuto delle vicissitudini ma a cui va comunque riconosciuta un’importanza ancora attuale nel contributo agli irrisolti problemi del mezzogiorno”. La Cassa per il mezzogiorno iniziò ad operare in una situazione problematica di profonda crisi economica ma anche sociale, all’indomani della seconda guerra mondiale. “Oggi – ha ricordato Conte – il mezzogiorno rimane uno dei principali destinatari dei fondi europei per la coesione, però dobbiamo anche riconoscere che siamo un Paese che dimostra una carenza strutturale nella capacità di utilizzare questi fondi”. E da questo punto di vista invoca “uno sforzo di sistema” al fine di poter realizzare tutte le iniziative in programma nel Piano sud 2030 che rappresenterebbe un passaggio di svolta per le politiche di coesione riconoscendo la necessità di un intervento unitario. A patto che ci sia una chiara pianificazione e la valutazione della qualità degli strumenti adottati.

Il premier ha affermato poi la necessità di un’attenzione particolare, come negli anni della Cassa, all’industrializzazione del mezzogiorno: “Ancora oggi, come nel 1950, la chiave dello sviluppo materiale e umano del Mezzogiorno risiede nella costituzione di una struttura industriale moderna che sappia valorizzare i talenti del territorio. Anche perché la dispersione dei nostri giovani è la ferita più profonda che possiamo dare al mezzogiorno”.

Conte ha inoltre ricordato l’importanza del monitoraggio del piano come garanzia di esecuzione e dell’utilizzo dei fondi, “l’importante è che qualunque strada si scelga sia una strada che offre la garanzia della velocizzazione e della semplificazione, di un accurato monitoraggio per far sì che in caso di ritardo si possa intervenire per garantire l’esecuzione in tempi certi. Sprecare un solo euro sarebbe delittuoso, il governo ha la responsabilità agli occhi della Comunità europea di garantire un sistema di efficienza”.

IL RUOLO DELL’UE NELLE PAROLE DI GENTILONI

Sull’importanza dell’intervento dell’Europa è intervenuto il commissario europeo Paolo Gentiloni, sottolineando come sia necessario collocare i progetti nel panorama europeo, agente che può moderare e correggere eventuali squilibri. “Ci serve la bussola dell’ambizione, è bene che si parli di un nuovo sud, ma è necessario che questa venga considerata una sfida europea. Serve la consapevolezza che oggi si può tentare almeno di affrontare problemi, difficoltà, ritardi che non siamo riusciti a gestire fino ad ora. Certamente ci sono tanti sud ma altrettanto certamente il divario nord-sud in questi anni non si è ridotto a sufficienza”.

“Oggi – ha detto Gentiloni – la solidarietà si manifesta con questo grande piano, il Next Generation Eu. Questo comporta due grandi sfide per l’Italia: la prima è la sfida della qualità del piano italiano, della sua lungimiranza, del fatto che venga concepito per le prossime generazioni e in fondo la cornice europea aiuta. La seconda sfida è l’attuazione che resta un problema per tutta l’Italia, ma certamente nelle regioni meridionali in modo particolare. Anche se gli sforzi hanno ottenuto molti risultati, servono corsie preferenziali per questo piano di ripresa e resilienza, perché senza corsie preferenziali e quindi procedure rinnovate il piano rischia di rimanere ingolfato nelle procedure burocratiche”.

“Un intervento straordinario nel mezzogiorno è necessario e darebbe un grande contributo al piano italiano e all’avvenire dell’Europa” ha aggiunto Gentiloni.

LE LEZIONI DA PORTARE AVANTI

“Oggi, a settant’anni dalla nascita della Cassa per il mezzogiorno è necessario saper cogliere da quell’esperienza importante una serie di lezioni su quello che ci attende oggi per sbloccare finalmente lo sviluppo del mezzogiorno e insieme lo sviluppo di tutto il Paese”, ha spiegato Claudio De Vincenti, Sapienza e Luiss Guido Carli, presidente onorario di Merita.

Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia e attualmente commissario straordinario per l’emergenza Covid ha ricordato come l’esperienza della Cassa, letta nella chiave del difficile periodo dovuto alla pandemia ci riporti “alla casella di partenza, con opportunità e minacce: un Paese non può crescere o riprendere a crescere ai tassi di sviluppo che si aspetta se un terzo dei propri cittadini produce un quarto del pil, questi due numeri non possono più essere attuali”.

A raccontare il ruolo fondamentale di Cdp per collaborare a una politica di rilancio dell’Italia è stato il suo presidente, Giovanni Gorno Tempini. Una politica che non può e non deve prescindere da uno sviluppo del mezzogiorno. Tempini ha sottolineato i punti di forza del Ssd Italia, primo tra tutti la produzione manifatturiera che conta su quasi 100.000 imprese che partecipano ad alcuni dei più grandi successi del made in Italy, ma anche la collocazione geografica, la logistica e la produzione di energie rinnovabili che rappresentano un’indubbia opportunità. “Per recuperare il gap tra nord e sud è necessario un vero e proprio salto di qualità, una rinnovata stagione di investimenti, delle amministrazioni pubbliche e del privato che si associno ad una capacità di execution di livello, non basta progettare, bisogna fare” ha detto Gorno Tempini.

Giuseppe Coco, università di Firenze e di Bari, socio promotore di Merita ha sottolineato i fattori di forza della Cassa, da cercare di utilizzare nel futuro. Innanzitutto, si tratta di un istituto tecnico che garantiva una semplificazione dei processi decisionali. In secondo luogo, aveva una relativa indipendenza dalla politica, che era un elemento importante anche nella valutazione degli interventi da effettuare. Infine, aveva la possibilità di ignorare le logiche distributive a tappeto e far sì che le scelte potessero avere un carattere strategico.

ALBA E TRAMONTO DELL’INTERVENTO STRAORDINARIO

Alessandro Pajno, presidente emerito del consiglio di Stato, ha sottolineato come richiamare l’attenzione sulla questione meridionale senza porsi il problema dell’intero Paese dopo la pandemia è sbagliato, e di quanto sia necessaria una prospettiva nazionale. Il Covid e l’emergenza che l’ha accompagnato ha acceso un faro potente sulla realtà del nostro Paese che a volte cerchiamo di mettere da parte. Con la pandemia è piombata sul Paese l’emergenza con la sua drammaticità ma anche una reale possibilità, ha sospeso il tempo della vita ordinaria e acceso una luce su una situazione politica, economica e sociale del nostro paese obbligandoci a confrontarci con essa.

A proposito del mezzogiorno, la pandemia ci dice che la questione che la riguarda appare evidente, stiamo assistendo all’aggravarsi della disuguaglianza delle condizioni sociali, economiche e sanitarie. Gli effetti economici della pandemia – ha rilevato Pajno – sono stati sentiti nell’intero Paese, ma il meridione sta vivendo con più difficoltà la ripartenza economica. Quella conseguente al Covid è una crisi diversa rispetto a quelle del passato, che sono avvenute in settori specifici, la crisi legata alla pandemia è invece una crisi di sistema capace di pervadere ogni settore.

La rinascita del mezzogiorno non è soltanto importante ma rappresenta un dovere e una necessità, soprattutto alla luce della sua strategicità geo-economica e geopolitica. Da questo punto di vista, Pajno ha ricordato come le indicazioni che la Cassa può dare riguardano prevalentemente: la consapevolezza della questione meridionale come grande questione nazionale per rafforzare le basi democratiche del Paese, la questione del rapporto tra politica e competenza tecnica, la questione industriale e, infine, il contesto internazionale.

Massimo Deandreis, direttore centro studi Srm, ha rilevato che l’attualizzazione dell’esperienza della Cassa e il recupero dell’ispirazione unitaria dell’intervento per lo sviluppo che fu proprio della Cassa, passa dal ripudio della logica di pura spartizione territoriale. Il contesto oggi è molto diverso da quello che era allora: in primo luogo, è necessario comprendere che le principali filiere produttive nazionali sono “lunghe” e con una forte interdipendenza nord-sud, il mezzogiorno gioca quindi un ruolo superiore a quello che i soli numeri dicono. Lo sviluppo del sud è un interesse specifico anche del nord. Infine, è importante avere una visione geo-economica del mezzogiorno nel contesto euro-mediterraneo, un ruolo di ponte tra Europa e Nord Africa che superi la posizione periferica in gran parte causa delle difficoltà di sviluppo.



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