Il centrodestra italiano oggi si presenta come una cooperativa elettorale, distribuisce tra i soci i dividendi elettorali e di potere: seggi, assessorati, nomine. Tutto qui. Ma una coalizione deve avere leader, programma, anima e poi, certo, deve distribuire ruoli. Il commento di Gianfranco Rotondi
Il centrodestra italiano oggi si presenta come una cooperativa elettorale. Essa distribuisce tra i soci i dividendi elettorali e di potere: seggi, assessorati, nomine. Tutto qui. Si dirà che le coalizioni italiane sono state tutte e sempre così. Un po’ è vero, ma solo un po’. Una coalizione deve avere leader, programma, anima e poi, certo, deve distribuire ruoli.
Con Berlusconi il centrodestra un’anima ce l’aveva, eccome se ce l’aveva: era il Polo delle libertà, poi Casa delle libertà, insomma sempre l’anima di libertà di un popolo che l’aveva incarnata prima nella Dc e poi nella coalizione berlusconiana. Perché la coalizione aveva un’anima e anche un leader, appunto Berlusconi. E aveva un programma: la rivoluzione liberale, giù le tasse, meno Stato, meno burocrazia, ma anche “aiutare chi è rimasto indietro”, “buona scuola”, “pensioni minime per tutti”.
Anche il centrosinistra aveva un’anima: era anti berlusconiano, aveva un’anima di risulta ma la aveva, e su quella riuniva tutte le sinistre italiane, facendosi guidare con Prodi dalla più sofisticata di esse, la sinistra Dc. Con Prodi il centrosinistra ebbe anche un leader, due volte vincente. Sul piano del programma il centrosinistra fu più debole, meno riconoscibile, e ne pagò spesso pegno.
Oggi il centrodestra non ha un’anima. Non può essere liberale perché i due maggiori partiti non lo sono. Non può essere sociale perché solo uno dei due lo è. Di conseguenza non c’è un programma ma la somma delle parole d’ordine dei partiti: la lotta all’immigrazione di Salvini, la sovranità italiana della destra, l’eco delle battaglie berlusconiane su tasse e giustizia. Ognuno canta la canzone sua.
Non parliamo poi del leader: non c’è. La storiella delle primarie dirette – “sarà leader chi prenderà più voti” – non ha retto: Salvini è leader solo della Lega, la sua guida è una finzione. Non c’è un leader capace di sintesi, e di rassicurazione su un elettorato moderato che per ora diserta le urne, ma domani chissà.
La cooperativa elettorale in compenso funziona, ma alle ultime elezioni regionali si è inceppata di fronte a tre governatori che hanno dato al fronte opposto anima, programma e leadership: Bonaccini, De Luca, Emiliano.
È stato un incidente di percorso, o la premessa di ciò che accadrebbe alle politiche votando con questa legge elettorale?