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I dazi di Trump alla Cina? Rimangono. Parola di Biden

Biden ha annunciato che i dazi di Trump su 250 miliardi di prodotti cinesi rimarranno. Ecco come il presidente-eletto si prepara a sfidare la Cina (con gli alleati in Europa e Asia) e ad afffrontare l’Iran

I dazi del 25% imposti dal presidente Donald Trump su una serie di prodotti e componenti industriali cinesi per un valore complessivo di 250 miliardi di dollari in base all’accordo commerciale di “Fase 1” con la Cina rimarranno. Parola del presidente-eletto Joe Biden. Niente revoca, dunque: “Non ho intenzione di fare mosse immediate, e lo stesso vale per le tariffe”, ha detto Biden in un’intervista al New York Times. “Non ho intenzione di compromettere le opzioni a mia disposizione”, ha aggiunto.

I TERMINI DELL’ACCORDO

Come ricorda l’Agenzia Nova, l’accordo, concepito come prima parte di una più ampia ridefinizione delle relazioni commerciali tra le due maggiori potenze globali, prevede che la Cina aumenti gli acquisti di prodotti e servizi statunitensi di almeno 200 miliardi di dollari nel 2020 e nel 2021. L’accordo di “Fase 1”, firmato all’inizio di quest’anno, prevede anche tariffe di ritorsione della Cina su oltre 100 miliardi di dollari in merci statunitensi.

LE MOSSE DI BIDEN

“La migliore strategia sulla Cina, penso, sia quella che mette assieme tutti i nostri alleati — o almeno quelli che lo erano — sulla stessa lunghezza d’onda”, ha spiegato il presidente-eletto che vede in Europa e in Asia gli alleati chiave per “sviluppare una strategica coerente”. Sarà “una delle priorità per me nelle prime settimane della mia presidenza, cerca di riportarci sulla stessa lunghezza d’onda con i nostri alleati”, ha aggiunto. Funzionale a questo disegno sarà la creazione di uno “zar dell’Asia, una posizione all’interno del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, come rivelato dal Financial Times.

AMERICA FIRST

“I want to make sure we’re going to fight like hell by investing in America first”. È questo — e merita di essere riportato in inglese per il riferimento all’America first — il modo in cui gli Stati Uniti devono prepararsi per affrontare al meglio la sfida della Cina, ha spiegato Biden, secondo il quale Washington non ha ancora il “potere” (leverage) necessario per trattare con Pechino. Servono dunque, ha continuato, “investimenti in ricerca e sviluppo, infrastrutture e istruzione”. D’altronde, “voltare semplicemente le spalle all’era Trump sarebbe un errore” come ha scritto su Repubblica Charles A. Kupchan, senior fellow presso il Council on Foreign Relations. Il professore ha invitato il presidente-eletto a “continuare a sforzarsi, come ha fatto Trump, di creare delle condizioni alla pari nel commercio con la Cina”.

IL DOSSIER IRAN

Nell’intervista con Thomas Friedman, Biden ha detto di rimanere fedele a quanto aveva scritto in un op-ed per la CNN il 13 settembre in cui annunciava, da candidato presidenziale, che “se l’Iran tornasse a rispettare rigorosamente l’accordo nucleare, gli Stati Uniti si unirebbero all’accordo come punto di partenza per i negoziati successivi”. Ma ha anche riconosciuto all’intervistatore che dopo i recenti sviluppi “sarà difficile”.

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