Renzi e il dilemma della crisi di governo prima dell’estate e Berlusconi che cerca una leadership perduta nel centrodestra. Tutto scorre, veloce. Mentre Conte…
La politica italiana è in movimento. A destra e a sinistra e anche al centro. Nella maggioranza e dalle parti dell’opposizione. Alla ricerca di nuovi equilibri, visto che quelli attuali sono precari, e comunque non soddisfano gli attori in campo. I mesi che ci aspettano sono quelli ove si dovrà affrontare la pandemia, i suoi (si spera ultimi) rigurgiti, e contemporaneamente si dovrà giocare bene la partita della “ripartenza”.
Ma la politica, che è essenziale in questa fase, gioca pure una partita tutta sua. E per operare ha stretti margini, da qui all’estate, prima che il “semestre bianco” non immobilizzi definitivamente la situazione. Matteo Renzi, che fra gli insoddisfatti è il più insoddisfatto, anche in prospettiva visto che il suo partito non cresce nei sondaggi, ha giocato la sua partita d’azzardo.
Nella speranza che da qui agli inizi di gennaio, approvato il bilancio, almeno nella maggioranza quegli equilibri nuovi maturassero. Il suo obiettivo vero non può essere il voto, che praticamente ridurrebbe all’irrilevanza sia lui sia il suo partito. Su questo elemento giocano la loro partita, solo in parte convergente, sia Giuseppe Conte sia le altre forze della maggioranza. Ove premier e maggioranza divergono, e qui invece Renzi e i dem sono dalla stessa parte, è ovviamente sulla quota di potere da prendersi per gestire la “ripartenza” e le ingenti risorse che saranno più o meno disponibili. Conte dovrà arretrare, certo, ma anche lui, in verità, ha giocato d’azzardo.
Confidando nel fatto che, per una serie di circostanze, legate sia a come è nato il suo secondo governo sia all’emergenza sanitaria, egli ha goduto di un potere tanto grande quanto mai forse premier precedente aveva avuto, ha tentato il colpaccio: scritta in fretta e furia (si vede!) una bozza di Piano, e disegnata una governance molto pro-domo sua, ha sperato di fare bingo, come si dice.
Anche, e forse soprattutto, come capitale da spendere una volta che dovrà lasciare (egli spera a fine legislatura) Palazzo Chigi. Il colpo non è riuscito: Renzi si è messo di traverso, mettendo in moto una dinamica che ha portato in luce anche i dubbi e i malumori delle altre forze, e che ora il premier dovrà provare a ricomporre cercando di trovare in poco tempo (buona fortuna!) una sintesi che soddisfi tutti. Non facile, visto anche che Renzi ha alzato molto la posta; e la speranza di un altro premier, o almeno di un Conte ter con Palazzo Chigi molto ridimensionato, non l’ha abbandonato.
Fra i nuovi equilibri che si cercano, un ruolo lo cercano anche Forza Italia e la Lega. Le carte di Silvio Berlusconi sono chiare: riconquistare una leadership a destra e superare definitivamente la stagione del sovranismo. Per dinamiche storico-politiche indipendenti dalle intenzioni degli attori in scena, è molto più facile che si realizzi il secondo proposito che non il primo. Quanto alla costituzione di un governo di centrodestra, più qualche fuoriuscito dalla maggioranza, mi sembra ipotesi alquanto improbabile.
E le affermazioni in tal senso di Matteo Salvini sono, io credo, da considerarsi solo “di bandiera”. Un obiettivo un tantino più realistico è forse quello di una convergenza su un governo di larghe intese, insomma l’ipotesi Mario Draghi. Ma anche qui la strada è molto in salita, anche se la situazione politica potrebbe precipitare e rendere tutto più facile all’ex governatore. In ogni caso, il Capitano, al contrario di Giorgia Meloni, grazie al pragmatismo post-ideologico della sua Lega, ha oggi molta flessibilità di azione e soluzioni. Nonché una identità culturale prima ancora che politica tutta ancora da costruire. Il che, in una situazione in movimento, poco certo non è. È ovvio che il rischio di disperdersi c’è. Ma, d’altronde, cosa c’è di sicuro quanto tutto si muove e tutto scorre? Panta rei….