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Gantz e Netanyahu ai ferri corti. Israele verso le urne

Dopo soli sette mesi, il governo di coalizione si spacca. Israele verso le quarte elezioni in due anni. Gantz sfida Netanyahu e promette di formare un’ampia coalizione per escluderlo. Ma il premier è davanti nei sondaggi

Se la situazione politica palestinese è congelata da quasi 15 anni (le ultime elezioni presidenziali si sono tenute nel 2005 mentre le parlamentare più recenti, datate 2006, hanno prodotto una sanguinosa guerra civile), quella israeliana è l’esatto opposto. Lo Stato ebraico potrebbe tenere da qui a marzo le quarte consultazioni per la Knesset in soli due anni.

L’ANNUNCIO DI GANTZ

Ieri sera il ministro della Difesa Benny Gantz ha annunciato che oggi il suo partito, Blu-bianco, avrebbe votato a favore dello scioglimento del Parlamento a sette mesi dalla nascita del governo di coalizione con il Likud. Una mozione presentata dall’ex compagno di partito Yair Lapid, uscito proprio perché contrario a governare con il Likud. Il leader centrista, ex capo di stato maggiore delle Forze armate israeliane, ha accusato Netanyahu di aver “infranto le sue promesse ex il popolo ne sta pagando il prezzo”.

L’ORIGINE DELLA CRISI

La spaccatura è nata sull’approvazione del bilancio e sul rispetto dell’intesa tra i due leader di alternarsi nel ruolo di premier a metà legislatura: Gantz vorrebbe che il bilancio 2021 venisse approvato con quello 2020 entro il 23 dicembre in modo tale da rendere a Netanyahu legalmente impossibile il ritiro dall’intesa sulla “rotazione”. “Ha mentito a voi”, ha detto ancora Gantz. “Netanyahu non mi ha ingannato. Ha ingannato tutti i cittadini di Israele”, ha aggiunto cercato di non passare da vittima — anche se, va detto, quando il governo di coalizione stava per nascere, in pochi credevano che il premier avrebbe lasciato facilmente quello che è il suo incaricato da quasi 12 anni.

LO SCANDALO SOTTOMARINI

Alcuni giorni fa Axios.com riportava come Gantz “potrebbe aver messo l’ultimo chiodo alla bara del governo israeliano” dando il via libera alla formazione di una commissione d’inchiesta per indagare sulla “questione dei sottomarini”, uno scandalo che vede coinvolti alcuni stretti consiglieri di Netanyahu. Che l’avrebbe vissuta, scriveva Barak Ravid, corrispondente da Israele del giornale statunitense, come una “dichiarazione di guerra del suo partner di coalizione”.

LA MANO TESA

Ieri il leader di Blu-bianco ha comunque contattato il primo ministro e gli ha offerto un’altra possibilità, spiegando che le elezioni anticipate non sono inevitabili. “Possono ancora essere impedite dalla persona che le sta causando”, ha detto, riferendosi a Netanyahu. “Se si agisce correttamente, senza manovre politiche, milioni di israeliani non dovranno andare alle urne per la quarta volta a marzo”. Netanyahu, da parte sua, ha anticipato la conferenza stampa di Gantz con un video-appello all’unità.

COSA ACCADRÀ ORA

I commentatori israeliani sono pressoché concordi nel profetizzare nuove elezioni entro il primo trimestre del prossimo anno. Gantz, dopo aver puntato il dito contro Netanyahu, ha sottolineato che quello attuale è un governo di unità nazionale nato per dare al Paese un esecutivo in grado di affrontare la pandemia. Ma dopo la rottura il leader Blu-bianco ha accusato il premier di cattiva gestione della situazione e ha aggiunto che se le elezioni avranno luogo lui cercherà di formare una coalizione di governo ampia che escluda Netanyahu. La stessa promessa che aveva fatto prima di scendere a patti con il più longevo premier di Israele, il cui raggruppamento, piuttosto spostato a destra, oggi è in ampio vantaggio sui centristi nei sondaggi.

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