Il Rapporto del Gruppo dei 30 è stato ripreso da un seminario del Joint Vienna Institute in termini di politica di bilancio: occorre avere una vista lunga ma fissare sin da ora quali parametri utilizzare per decidere di tornare ad obiettivi di bilancio pre-pandemia, modulando in tal modo gli interventi a favore di imprese, istituti bancari e famiglie. L’analisi di Giuseppe Pennisi
Questa testata è stata forse la prima a sottolineare il 26 novembre come la pandemia sta avendo come conseguenza non solo un aumento del debito delle pubbliche amministrazioni ma anche di quello delle imprese, degli istituti finanziari e delle famiglie.
A margine della riunione del G30 – gruppo di consulenza accademica sulle politiche economiche – il 15 dicembre Mario Draghi ha sottolineato che “siamo sull’orlo del precipizio”. Le dichiarazioni sono formulate sulla base del rapporto (che si può leggere qui).
Sempre il 15 dicembre, il Joint Vienna Institute – un’istituzione, con sede a Vienna, di ricerca ed analisi sostenuta dalla Banca centrale austriaca, dal ministero dell’Economia e delle finanze austriaco e dal Fondo monetario internazionale (Fmi) ha organizzato uno stimolante seminario on line – tra Vienna, Washington, Mosca ed Nur-Sultan (la capitale del Kazakistan) – sugli effetti della crisi sui Paesi ricchi di risorse naturali (in particolare il petrolio) e su quali politiche di bilancio a medio termine adottare.
Le due iniziative, per quanto distinte e distanti, sono per molti aspetti convergenti. La pandemia ha fatto sì che sia i Paesi avanzati ad economia di mercato sia i Paesi ricchi di risorse naturali hanno dovuto sospendere i loro obiettivi di politica di bilancio al fine di alleviare l’onere delle difficoltà su settori economici e fasce della popolazione particolarmente colpiti. Nonostante il finanziamento in disavanzo di programmi di ristoro di varia natura, lo sforzo finanziario è servito solo in piccola parte. Imprese e banche hanno dato fondo ai loro capitali, le famiglie ai loro risparmi. La primavera scorsa le aspettative erano che la pandemia sarebbe durata pochi mesi, avrebbe causato una drastica riduzione della produzione, dell’occupazione e dei redditi, ma sarebbe stata seguita da una rapida ripresa. In breve, un ciclo a V ora appare invece come un ciclo a V——∕∕ con una graduale ripresa dopo una fase di stagnazione piuttosto lunga. Ciò rende molto arduo affrontare con strumenti di finanza pubblica straordinaria i problemi finanziari di imprese, istituti di credito e famiglie. Da un lato, perché non hanno la capacità di reggere tanto a lungo crisi di liquidità che si trasformano in crisi di solvibilità, da un altro perché dopo la pandemia i modelli di consumo e di produzione saranno mutati anche in quanto la pandemia ha accelerato tendenze già in atto: si pensi, ad esempio, a quella degli acquisti on line anche di generi alimentari od a quella della diffusione di spettacoli cinematografici tramite piattaforme digitali invece che in sala.
Cosa fare? Il Rapporto del Gruppo dei 30 ha dieci specifiche proposte; a) dare priorità alla crisi delle imprese; b) ottimizzare l’impiego delle risorse pubbliche per aiutare le economie ad uscire dalla crisi più forti; c) adattarsi alla nuova realtà invece di tentare di preservare lo status quo; d) utilizzare l’intervento pubblico solo in caso di alti costi sociali e evidenti “fallimenti di mercato”; e) utilizzare il più possibile l’esperienza del settore privato per ottimizzare l’allocazione delle risorse; f) trovare un equilibrio tra obiettivi nazionali ed esigenze di settore; g) minimizzare il rischio per i contribuenti; h) attenzione ai pericoli di “azzardo morale”, i) ottimizzare la tempistica degli interventi; i) anticipare effetti non desiderati e tamponarli.
Il seminario del Joint Vienna Institute riprende questi temi soprattutto in termini di politica di bilancio: occorre avere una vista lunga ma fissare sin da ora quali parametri utilizzare per decidere di tornare ad obiettivi di bilancio pre-pandemia, modulando in tal modo gli interventi a favore di imprese, istituti bancari e famiglie.
I due messaggi sono complementari. In estrema sintesi dicono che la politica deve avere un occhio lungo.