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Fondazione Enea Tech al via. Ecco come e con chi

Presentato il team di Enea Tech che gestirà gli investimenti dei quattro verticali del più grande fondo italiano di trasferimento tecnologico istituito dal ministero dello Sviluppo economico. Un supporto concreto alle eccellenze della ricerca scientifica del nostro paese. Il commento di Salvo Mizzi, direttore di Enea Tech a Formiche.net

Il nuovo strumento per garantire l’interazione tra il mondo della ricerca e le imprese, Enea Tech, è pronto a partire per completare il sistema innovazione del Paese con risorse e investimenti adeguati alle nuove grandi sfide tecnologiche e produttive.

“Il ministero dello Sviluppo economico ha deciso di completare il disegno di un innovation act tra i più importanti mai attuati in Italia per superare definitivamente un duplice fallimento di mercato più che decennale”, ha spiegato Salvo Mizzi, direttore di Enea Tech a Formiche.net. “Quello del venture capital, da una parte, e quello del trasferimento di tecnologie strategiche per il paese, dall’altro. Così sono nati in un anno il fondo nazionale innovazione, mutuato dal modello Sgr multifondo di Bpi France, e una agenzia di tech transfer di nuova generazione, dall’altro. Così oggi è sul campo anche Enea Tech, il cui codice organizzativo e di intervento è mutuato dal modello americano delle grandi agenzie federali, come la Darpa o come il programma Sbir collegato (Small business innovation research)”.

Le quattro macroaree nelle quali si svolgono gli investimenti sono guidate da altrettanti esperti del settore:

Green, energy e circular economy è affidato a Stefano Bernardi, talento di ritorno dopo diversi anni in Silicon Valley, esperto di venture capital, startup e investimenti green, orientati alla grande sfida dei cambiamenti climatici.

Healthcare technology è gestito da Chiara Giovenzana, con un dottorato in biologia molecolare e biotecnologie, scienziata, investor e imprenditrice con esperienza internazionale, alumna singularity university di cui ha curato la community globale.

Deep tech è affidato ad Alessandro Aresu, esperto di geopolitica e investimenti tecnologici strategici, studioso del rapporto tra capitalismo e sviluppo tecnologico, già consigliere di amministrazione dell’Agenzia spaziale italiana.

Mizzi, che gestisce ad interim il verticale information technology ha aggiunto: “Si tratta di un modello nuovo per l’Italia, peraltro ripreso anche in Europa un paio di anni fa con la nascita di Eic, lo European innovation council. La strategia è investire solo su tecnologie di interesse strategico nazionale, attraverso investimenti diretti selettivi. Il ruolo centrale è rivestito da un team di investimento autonomo, indipendente e altamente professionalizzato. Si tratta di una vera e propria nuova architettura per il nostro sistema dell’innovazione, che stiamo mettendo su strada con il supporto decisivo del Mise e di Enea”.

L’obiettivo operativo di Enea Tech, oltre a garantire velocità nel trasferimento tecnologico, flessibilità e rapidità di intervento, è nel cogliere nuove opportunità per la crescita e la capacità competitiva del paese. Creare imprese ad alto contenuto tecnologico attraverso la realizzazione di interventi per garantire all’Italia fondi e risorse adeguati alle nuove grandi sfide tecnologiche e produttive.

“Noi ci auguriamo di essere quell’elemento di cucitura e di funding determinante per la crescita del paese”, ha sottolineato Mizzi. “Non c’è bisogno di reinventare la ruota, o di creare nuovi istituti di ricerca o tecnologia o ancora nuovi labs. In Italia c’è un patrimonio di classe globale, molte eccellenze note ovunque nel mondo. Noi siamo al servizio di uno scatto in avanti del sistema nel suo insieme, senza nessuna ambizione di replicare entropie e con il solo obiettivo di cucire insieme, massimizzare, espandere e fare crescere un patrimonio inestimabile che è già attivo. Per questo da settimane siamo già al lavoro in una campagna di ascolto, relazione e scouting tra università, centri e istituti di ricerca, team tecnologici che possono cambiare mercati e prospettive. Quello che abbiamo visto fin qui è decisamente incoraggiante”.

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