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I politici sono tutti uguali

È il mantra, il tormentone, il ritornello dei ritornelli. Ovviamente davanti all’espressione “I politici sono tutti uguali” si aggiunge, da secoli, l’avverbio “oggigiorno”. Immagino questa espressione in bocca al “tennico” del Bar Sport di Stefano Benni, nello scenario dei giocatori di briscola e della pastarella Luisona, che aspetta nella teca il rappresentante di Milano che la mangerà e poi si sentirà male nel bagno di un autogrill. Un piccolo mondo antico che noi tutti viviamo ancora oggi, purtroppo più nei bar virtuali dei social che in quelli reali delle carte da gioco e della Luisona.

Ma c’è qualcuno che i bar li frequenta ancora per non perdere il contatto con la sua comunità. È il sindaco di Cerignale Massimo Castelli, che abbiamo intervistato per la serie “Interviste con i sindaci” pubblicata sul foglio mensile di Telos A&S PRIMOPIANOSCALAc. “Quando vado al bar del mio paese non trovo più la passione politica, la frase tipica è: ‘sono tutti uguali’. Ma se hai lavorato bene come Sindaco ti viene riconosciuto, bevi un caffè e capisci di non essere classificato nel ‘sono tutti uguali’ ma nel ‘sei uno di noi’”. Leggi l’intervista.

Cerignale è una piccola comunità con 122 abitanti e 1 milione di alberi. Direte: “che ci vuole a fare il sindaco di 122 persone?”. Ci vuole. Soprattutto quando le regole della burocrazia sono state pensate per le comunità e gli apparati amministrativi macro delle città e bisogna adattarli al mondo micro di un villaggio e dei suoi alberi.

Dopo un anno di interviste ai sindaci italiani e stranieri di grandi e piccole città, posso dire di aver toccato con mano come il rapporto tra il primo cittadino e la comunità sia un ottimo antidoto contro l’antipolitica. Una malattia che fa male ai cittadini e fa male agli amministratori, perché ci fa immergere in un fatalismo che ci convince che non ci sia nulla da fare. Invece non è così: si può dire la propria, manifestare, arrabbiarsi ed essere cittadini attivi. E poi, a pieno titolo, sedersi in un bar e snocciolare sentenze con l’autorevolezza del “tennico”.

 


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