Il nodo del piano è la competenza concorrente tra Stato e Regioni. Ci si deve affidare ad un coordinamento costante che però in questo anno ha mostrato non poche falle
Il 27 dicembre sarà il V Day nei 27 Stati dell’Unione europea (Ue). Scatterà il piano delle vaccinazioni in tutta Europa, ora che uno dei vaccini anti-Covid-19 è stato validato dall’Agenzia Europea del Farmaco. Sarà un momento simbolico di grande portata in quanto segnerà l’inizio di un percorso per uscire dalla pandemia e per riprendere auspicabilmente un percorso di crescita.
In Italia il Piano strategico per le vaccinazioni anti Sars-CoV-2/Covid 19 è stato presentato all’inizio di dicembre in Parlamento ed approvato con relative risoluzioni da parte di Camera e di Senato. Vale la pena ricordarne le linee fondamentali del Piano- E’ articolato su sette assi. Il primo asse è relativo alla centralizzazione e gratuità del vaccino.
Il secondo asse concerne dosi e somministrazione dei vaccini. Le dosi saranno distribuite dall’Ue agli Stati membri in proporzione alle rispettive popolazioni a partire dal 1° trimestre del 2021 e con una più significativa distribuzione delle dosi nel 2° e 3° trimestre, per completarsi sostanzialmente nel 4° trimestre. L’Italia, in base agli accordi stipulati, potrà contare sulla disponibilità delle seguenti dosi:
AstraZeneca 40,38 milioni
Johnson & Johnson 53,84 milioni
Sanofi 40,38 milioni
Pfizer/BNT 26,92 milioni
CureVac 30,285 milioni
Moderna 10,768
Il terzo asse individua le categorie da vaccinare con priorità: operatori sanitari e sociosanitari, residenti e personale delle Rsa per anziani, persone in età avanzata. Naturalmente, con l’aumento delle dosi di vaccino saranno sottoposte a vaccinazione le altre categorie di popolazione”.
Il quarto è relativo a logistica, approvvigionamento, stoccaggio e trasporto che saranno di competenza del Commissario straordinario che individuato nell’aeroporto militare di Pratica di Mare il punto centrale di arrivo e stoccaggio.
Il quinto asse riguarda la governance del piano di vaccinazione che verrà assicurata dal coordinamento costante tra il ministero della Salute, la struttura del Commissario straordinario e le Regioni e Province Autonome. Il sesto asse concerne un sistema informativo per gestire in modo efficace, integrato, sicuro e trasparente la campagna di vaccinazione.
Ed, infine, il settimo asse prevede un’efficace farmacosorveglianza e una sorveglianza immunologica per assicurare il massimo livello di sicurezza nel corso di tutta la campagna di vaccinazione. Il Piano strategico di vaccinazioni non ha solo aspetti tecnici ma anche e soprattutto una portata politica di rilievo. Fornisce al governo l’occasione di dimostrare che sa attuarlo con efficienza ed efficacia dopo le numerose critiche sul suo operato durante tanto la prima quanto la seconda fase della pandemia.
Utile ricordare non tanto le critiche all’interno dell’Italia – che possono essere anche influenzate da pregiudizio-ma quelle del recente saggio di Fareed Zakaria, noto giornalista (Newsweek, Wall Street Journal, The New Yorker) e saggista che nel suo ultimo lavoro (Ten lessons for a post-pandemic world) – distinto e distante, quindi, dalle nostre polemiche interne – colloca The Quality of Government mostrata dall’Italia nell’affrontare la pandemia tra le ultime in classifica tra i Paesi Ocse. Un giudizio argomentato da Zakaria, e da altri, ma che potrà essere modificato o almeno temperato dagli esiti della campagna di vaccinazione,
La parte più difficile è il quarto asse relativo alla logistica. Il piano prevede che per i vaccini che necessitano di catena del freddo standard (tra i 2° e gli 8°) si adotterà un modello di distribuzione hub and spoke, con un sito nazionale di stoccaggio e una serie di siti territoriali di secondo livello. Per quanto riguarda invece i vaccini che necessitano di catena del freddo estrema, questi verranno consegnati direttamente dall’azienda produttrice presso circa 300 punti vaccinali, che sono stati condivisi con le Regioni. Si parte con 1,8 milioni di dosi.
Questa la ripartizione regionale prevista per i primi 1.833.975 milioni di dosi di vaccino Pfizer/Biontech che arriveranno. La seconda fornitura garantita da Pfizer sarà di 2.507.700 dosi, che consentiranno nelle settimane successive di somministrare la seconda dose alle suddette categorie prioritarie, nonché di avviare la vaccinazione della popolazione più fragile. Ad oggi sono 222 sono i punti dotati di celle Ult e diventeranno 289 dopo il 7 gennaio.
7 Presidi ospedalieri (5 Liguria, 1 Lazio e 1 Puglia) sono sprovvisti. In attesa di dotazione, nella prima distribuzione le dosi corrispondenti saranno inviate nei presidi ospedalieri più vicini.Il confezionamento dei vaccini in multi-dose richiede l’acquisizione di un adeguato numero di siringhe, aghi e diluente (nei casi in cui non siano forniti direttamente dall’azienda produttrice del vaccino), eseguita sia tramite joint procurement europeo, sia attraverso la richiesta di offerta pubblica già emessa dagli uffici del Commissario Arcuri.
La distribuzione dei vaccini, in particolare relativi alla catena del freddo standard, avverrà con il coinvolgimento delle forze armate. Nella fase iniziale della campagna vaccinale si prevede una gestione centralizzata della vaccinazione con l’identificazione di siti ospedalieri o peri-ospedalieri e l’impego di unità mobili destinate alla vaccinazione delle persone impossibilitate a raggiungere i punti di vaccinazione.
Il personale delle unità vaccinali sarà costituito da un numero flessibile di medici, infermieri, assistenti sanitari, Oss e personale amministrativo di supporto. Si stima, al momento, un fabbisogno massimo di circa ventimila persone Il dimensionamento del personale è stato definito con l’obiettivo di garantire la somministrazione di 60 milioni di dosi, equivalente alla vaccinazione di 30 milioni di persone, entro 7 mesi. Per ogni punto di somministrazione si prevede la presenza di un’equipe composta da 1 medico e 4 infermieri. Mentre per la somministrazione domiciliare ci sarà 1 medico e 1 infermiere. I punti di somministrazione saranno attivi 7 giorni su 7 mentre per la somministrazione di vaccini a domicilio si prevede per le equipe impegnate un lavoro di 5 giorni settimanali. Si prevede di riuscire ad eseguire 6 vaccinazioni ogni ora presso i punti di somministrazione e 3 a domicilio.
Anche un’illustrazione sommaria come questa mostra come il nodo è la competenza concorrente tra Stato e Regioni (e Province autonome) quale definito nella riforma costituzionale del 2001. Ci si deve affidare ad un “coordinamento costante” che in questo anno ha mostrato non poche falle? Si può trovare il modo di superarlo a normativa vigente per i fini della campagna di vaccinazione od occorre una nuova riforma della Costituzione?
La parola è ai giuristi.