Scarsa attenzione alla tutela dei minori, divieti facilmente aggirabili, poca trasparenza e impostazioni non rispettose della privacy. Così il Garante italiano avvia un’istruttoria su TikTok, che pur aveva scelto Milano come sede per il Sud Europa
A gennaio il Copasir, reduce dal rapporto sul 5G e le aziende cinesi, lanciava il suo allarme su TikTok, seguito a stretto giro dal Garante della privacy, che a marzo avviava un’istruttoria. A distanza di poco meno di un anno l’Autorità per la protezione dei dati personali ha contestato alcune violazioni al social utilizzato soprattutto da giovanissimi che consente di creare, condividere e commentare brevi video e di proprietà della cinese ByteDance: “scarsa attenzione alla tutela dei minori, divieto di iscrizione ai più piccoli facilmente aggirabile, poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti, impostazioni predefinite non rispettose della privacy”, si legge nel comunicato. La società avrà 30 giorni per inviare memorie difensive e chiedere eventualmente di essere sentita.
IL PROCEDIMENTO ITALIANO
Per quanto sulle problematiche poste da TikTok sia in corso un’attività nell’ambito del Comitato che riunisce le Autorità europee, il Garante ha avvertito l’urgenza di aprire comunque un procedimento formale nei confronti del social network a tutela dei minori italiani, continua la nota. Infatti, l’istruttoria avviata dagli uffici dell’Autorità nel marzo di quest’anno ha messo in luce infatti una serie di trattamenti di dati effettuati dal social network che appaiono non conformi al nuovo quadro normativo in materia di protezione dei dati personali.
LE CONTESTAZIONI
Il Garante contesta a Tik Tok innanzitutto le modalità di iscrizione al social network non tutelino adeguatamente i minori. Il divieto di iscrizione al di sotto dei 13 anni, stabilito dal social network, risulta infatti facilmente aggirabile una volta che si utilizzi una data di nascita falsa. Tik Tok di conseguenza non impedisce ai più piccoli di iscriversi né verifica che vengano rispettate le norme sulla privacy italiane, le quali prevedono per l’iscrizione ai social network il consenso autorizzato dei genitori o di chi ha la responsabilità genitoriale del minore che non abbia compiuto 14 anni. L’informativa rilasciata agli utenti, sottolinea inoltre il Garante, è standardizzata e non prende in specifica considerazione la situazione dei minori, mentre sarebbe necessario creare una apposita sezione dedicata ai più piccoli, scritta con un linguaggio più semplice e con meccanismi di alert che segnalino i rischi ai quali si espongono.
LA CONSERVAZIONE DEI DATI
I tempi di conservazione dei dati risultano poi indefiniti rispetto agli scopi per i quali vengono raccolti né appaiono indicate le modalità di anonimizzazione che il social network afferma di applicare, spiega il Garante. Stessa mancanza di chiarezza riguarda il trasferimento dei dati nei Paesi extra Ue, non essendo specificati quelli verso i quali la società intende trasferire i dati, né indicata la situazione di adeguatezza o meno di quei Paesi alla normativa privacy europea. Il social network, infine, pre-imposta il profilo dell’utente come “pubblico”, consentendo la massima visibilità ai contenuti in esso pubblicati. Tale impostazione predefinita si pone in contrasto con la normativa sulla protezione dei dati che stabilisce l’adozione di misure tecniche e organizzative che garantiscano, di default, la possibilità di scegliere se rendere o meno accessibili dati personali ad un numero indefinito di persone.
LA REPLICA DI TIKTOK
“La massima priorità per TikTok è quella di garantire la sicurezza e la privacy dei propri utenti, in particolare di quelli più giovani. Di recente abbiamo ricevuto una comunicazione da parte del Garante per la protezione dei dati personali: stiamo ancora ultimando la verifica delle conclusioni dell’autorità e continuiamo a collaborare con il Garante per fornire informazioni”, ha spiegato un portavoce di TikTok commentando il procedimento aperto dal Garante sulla piattaforma. “Tuttavia”, ha aggiunto, “non concordiamo con una serie di aspetti della loro analisi e sulle conclusioni che sono state delineate. Dal momento che la nostra valutazione è ancora in corso, in questo momento non ci è possibile fornire ulteriori commenti”.
ALTERNATIVA INDIANA?
TikTok è in bilico in Italia, anche dopo la scommessa, come sede per il Sud Europa, su Milano, città della moda che tante visualizzazioni — e tanti investimenti — porta alla piattaforma. Ma lo è anche negli Stati Uniti: mentre la Casa Bianca ha concesso altro tempo a TikTok per risolvere le questioni di sicurezza nazionale, Google e Microsoft hanno già deciso di investire in un rivale indiano. L’app in questione si chiama Josh ed è una delle piattaforme video diventate popolari dopo che, nei mesi scorsi, l’India ha messo al bando la cinese TikTok.