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Aerei spia per l’Italia. Ecco i dettagli dagli Stati Uniti

Il dipartimento di Stato americano ha dato il suo via libera alla vendita all’Italia di due Gulfstream G550 attrezzati con avanzati sistemi di sorveglianza e intelligence. Per gli Usa la fornitura avrebbe un valore di 500 milioni di dollari. Lato italiano il programma è stimato in 1,2 miliardi fino al 2032 (75 milioni il prossimo anno)

Nella guerra del futuro sarà la superiorità decisionale a fare la differenza. Riguarda la capacità di raccogliere, processare e distribuire informazioni nel minor tempo possibile, trasformando il tutto in informazioni utili ai decisori. È per questo che l’Italia ha deciso di dotarsi di nuovi “arei spia”, più propriamente identificabili come “piattaforme aeree multi-missione e multi-sensore”. Ieri il dipartimento di Stato americano ha dato il suo via libera alla possibile vendita al nostro Paese di due G550 Gulfstream, il velivolo su cui si basano i piani delle nostre Forze armate.

COSA DICE IL DIPARTIMENTO DI STATO

Secondo il dipartimento di Stato la vendita potrebbe avere un valore di 500 milioni di dollari. Oltre ai due velivoli riguarda il cuore dell’assetto, descritto nell’acronimo Aisrew: sistemi imbarcati per intelligence, sorveglianza, riconoscimento e guerra elettronica. Ci sono poi i relativi equipaggiamenti: radar, sistemi radio, Gps, sensori per l’allerta, set per le contromisure elettroniche, sistemi infrarosso, comunicazioni sicure e sistemi di terra per la gestione dei dati. Previsti anche i servizi per supporto tecnico e logistico, certificazione e test di volo. Principale contraente sarà L3Harris, tra i maggiori attori della difesa americana.

TRA LE DUE SPONDE DELL’ALTANTICO

Il programma per dotare le Forze armate di nuove piattaforme C4Istar è entrato come novità nel Documento programmatico pluriennale presentato lo scorso mese in Parlamento dal ministro Lorenzo Guerini. È poi approdato alle commissioni competenti come schema di decreto ministeriale, primo passaggio per poter procedere alle successive attività tecnico-amministrative e poi quelle contrattuali. Lato Usa, il via libera del dipartimento di Stato riguarda non a caso una vendita “possibile”. La luce verde della Defense Security Cooperation Agency (Dsca) lascia la palla passa al Congresso, che dovrà approvare il dossier prima che si possa procedere con la sigla di un contratto. “Questa proposta di vendita – spiega la Dsca – sosterrà la politica estera e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti contribuendo a migliorare la sicurezza di un alleato della Nato, un partner importante per la stabilità politica ed economica in Europa”. Si sottolinea anche che le forze italiane non avranno difficoltà a integrare i sistemi in questioni tra le proprie file, e che il tutto aumenterà l’interoperabilità tra i due Paesi.

LE ESIGENZE

Da parte italiana, le esigenze delle Forze armate sono ben descritte nella scheda tecnica allegata allo schema di decreto giunto in Parlamento. La nuova “piattaforma aerea multi-missione e multi-sensore” si configura come programma interforze, per ora con la sua “fase 1”, cioè una prima tranche da 1,2 miliardi fino al 2032, per una durata complessiva del programma che dovrebbe estendersi fino al 2056. Saranno velivoli dotati di sistemi avanzati per ricognizione, sorveglianza, monitoraggio e intelligence, da inserire nel rinnovato approccio net-centrico della Difesa.

IL PERCHÉ DELL’ACQUISTO

Il segretariato generale del dicastero ha già specificato che “la piattaforma di riferimento del nuovo sistema è rappresentata dal velivolo commerciale Gulfstream Gm550, particolarmente versatile e quindi facilmente trasformabile in versioni militarizzate di alto profilo”. Sulla stessa piattaforma si basa d’altra parte il Caew già in dotazione all’Aeronautica militare, frutto delle modifiche apportate sul G-550 dall’americana Gulfstream e dalla israeliana Elta Systems, controllata di Israel Aerospace Industries, che ha allestito il velivolo con i preziosi sistemi di missione. Sul nuovo programma SegreDifesa ha d’altra parte evidenziato “la non fattibilità dell’avvio di un programma esclusivamente nazionale in ragione della complessità del sistema (quale definito dal requisito operativo) e dell’estesa tempistica del programma”. Per tali motivazioni “l’orientamento della Difesa è di procedere all’acquisizione di una piattaforma già sviluppata e comune ad altri Paesi con i quali è forte la collaborazione sullo scambio di informazioni di carattere tecnico-militare”.

TRA USA E ISREAELE

Da qui lo sguardo verso Stati Uniti e Israele. Il programma è stato illustrato in Parlamento dal generale Nicolò Falsaperna lo scorso 16 novembre, giorno della visita-lampo del ministro Guerini a Tel Aviv. Lì, negli incontri con il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Benny Gantz, il titolare di palazzo Baracchini ha espresso la volontà “di sviluppare ulteriormente gli ambiti di cooperazione nel settore specifico della Difesa, una collaborazione che contribuisce sia alla rispettiva sicurezza dei Paesi, sia a ulteriori positive ricadute in termini industriali”.


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