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Sul lavoro in Europa è andato tutto male

Il post di Alessandra Servidori

L’attuale crisi pandemica Covid-19 e la chiusura economica dovuta a misure sanitarie hanno portato a un aumento senza precedenti del numero di lavoratori assenti dal lavoro e ad un aumento del numero di posti di lavoro persi o con orario ridotto. Avvicinandosi al resoconto di fine anno Eurostat consegna i primi risultati di un esercizio di ricerca incentrato sulla stima delle perdite di reddito da lavoro, e i dati forniti fanno parte delle statistiche sperimentali prodotte da Eurostat nel quadro di stime avanzate sugli indicatori di disuguaglianza e povertà.

La popolazione di interesse è la popolazione attiva, dipendente o autonoma (età 16-64 anni) e i dati sul reddito sono annuali. Includono il salario lordo e il reddito da lavoro autonomo. La perdita stimata per il reddito da lavoro mediano a livello dell’Ue è del -5,2% nel 2020 rispetto al 2019. L’impatto della crisi è distribuito in modo molto diseguale tra gli Stati membri ed è particolarmente forte per i sottogruppi più vulnerabili della popolazione attiva, con i lavoratori a basso reddito che subiscono perdite da 3 a 6 volte maggiori rispetto ai lavoratori ad alto reddito nella metà degli Stati membri dell’Ue.

Le maggiori diminuzioni dovute alla perdita di posti di lavoro nell’Ue si registrano per i lavoratori temporanei e per i giovani occupati (età 16-24). La perdita di reddito stimata è più di due volte maggiore per i giovani lavoratori (16-24 anni) che per i lavoratori adulti (25-65). Le donne sono più colpite, principalmente a causa di una maggiore prevalenza di donne in alcuni settori . Le donne registrano perdite di reddito maggiori in circa la metà dei paesi dell’Ue con le maggiori differenze in Cechia, Grecia, Slovacchia, Lituania e Portogallo: l’Italia è quintultima. Quando ci si concentra sulle perdite di reddito dovute alla disoccupazione, le differenze sono ancora più pronunciate.

Estendendo l’analisi a livello nazionale, è chiaro che i giovani occupati sono stati in gran parte più colpiti dalla perdita di posti di lavoro, forse a causa dell’elevato numero di giovani dipendenti che lavorano in settori fortemente colpiti dai blocchi del Covid-19. Il reddito da lavoro dei giovani è diminuito in tutti i paesi. Le diminuzioni più marcate sono state registrate da Lussemburgo, Slovenia, Lituania, Bulgaria, Portogallo e Repubblica Ceca (più di -10 punti percentuali per tutti e sette). In Italia come in Estonia la perdita di lavoro maggiore è tra i giovani dai 16 ai 24 anni, mentre le diminuzioni più basse si sono registrate in Austria, Paesi Bassi e Germania (meno del -3% per tutti e tre ).

Alcuni governi nazionali hanno messo in atto o attivato programmi a breve termine per affrontare le sfide economiche del COVID-19, in particolare, le politiche per preservare i posti di lavoro (schemi di compensazione salariale). Questi hanno contribuito a mitigare la perdita di reddito in tutti i paesi dell’Ue con la perdita di reddito complessiva ridotta della metà. In generale, le perdite di reddito stimate per i lavoratori prima della compensazione pubblica a livello dell’Ue, circa il -5% delle retribuzioni totali, sono distribuite in modo molto diseguale tra i paesi e particolarmente forti per i sottogruppi più vulnerabili della popolazione attiva. Questi effetti ineguali sul mercato del lavoro sono mitigati da misure politiche temporanee introdotte in tutti i paesi al fine di sostenere i redditi delle famiglie e dei lavoratori più colpiti dalla pandemia.

Le perdite di reddito da lavoro subordinato sono scomposte in base a tre tipi di transizioni: (1) i lavoratori perdono il lavoro o il contratto non viene rinnovato; (2) i lavoratori rimangono occupati ma entrano in cassa integrazione temporanea; (3) i lavoratori rimangono occupati ma lavorano solo una frazione del loro normale orario. Le perdite sono ulteriormente distribuite dai sottogruppi vulnerabili che hanno maggiori probabilità di subire maggiori perdite di reddito e un aumento del rischio di povertà. Infine, l’impatto dei programmi di lavoro a breve termine attivati dai governi nazionali per affrontare le sfide economiche del Covid-19, in particolare, le politiche per preservare i posti di lavoro (schemi di compensazione salariale) viene simulato attraverso un modello di benefici fiscali. Lo studio si discosta dal quadro standard delle stime flash: si concentra solo sul reddito da lavoro e si basa in gran parte su modelli e stime.

Un contributo importante sono i dati amministrativi raccolti da Eurostat sul numero di beneficiari di diversi sistemi di compensazione salariale . I risultati si riferiscono alla variazione annuale 2019-2020 ma le stime non tengono conto della seconda ondata di crisi sanitaria in termini di assenze e piani di compensazione salariale.

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